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False-colour image of laser beam with a superposition of 10 right-handed and 10 left-handed quanta of orbital angular momenta
Francesco Ferraro, Barbara Lanzoni, Emanuele Dalessandro & Co. del Dipartimento di fisica e astrofisica dell’UniBo che pubblicano una bella storia di vagabonde blu su Nature invece che sul JoNP
A proposito di misura della temperatura, su Nature esce l’interferometro Josephson realizzato da Francesco Giazotto.

Breakthroughs 2012 su Science: il bosone di Higgs, l’angolo di mescolamento dei neutrini cinesi, i fermioni di Majorana (quasi, sono cauti, un po’ come per l’Higgs), il laser a raggi X ecc.;

Idem su Physics World: il bosone di Higgs al quale aggiungerei Fabiola for President; i fermioni di Majorana ai quali aggiungerei il mega effetto Seebeck; la telefonia a neutrini di MINERVA; la violazione della simmetria del tempo da parte di (pochi) mesoni B0 di BaBar e…

il laser per “vedere” oltre l’ostacolo di Jacopo “Cover boy” Bertolotti.

Fra le immagini, la Luna à pois di GRAIL e i 20 fotoni entangled da Zeilinger et al. (vedi immagine sopra).
Vado...

6 commenti

  1. Mi dispiace che, piuttosto che gioia o orgoglio, le notizie sui successi della scienza italiana mi ispirano frustrazione e rabbia.
    All’estero parlano di paradosso italiano:
    “Le statistiche sulla ricerca scientifica in Italia rivelano una evidente contraddizione. Mentre le risorse in R&D della nazione restano significamente indietro rispetto a quelle delle altre grandi economie, la produzione, in termini di pubblicazioni scientifiche, non solo è una delle più prolifiche del mondo, ma anche altamente rispettata in diversi campi”
    I colleghi del CNRS sbagliano. Il vero paradosso è che noi italiani disprezziamo le nostre Unversità come un coacervo di fannulloneria, nepotismo e malaffare. Provate a chiedere in giro e molti vi diranno che le nostre Università fanno schifo sciorinando una serie di luoghi comuni (troppi professori, troppi studenti, troppi soldi) tutti dimostrabilmente falsi.
    Nessuno che abbia voglia di chiedersi dove sono state formate queste persone che riscuotono tanti successi, nessuno che si chieda come mai l’Italia si classifichi settima poco dietro gli altri nelle graduatorie internazionali. Nessuno che si chieda come mai i nostri ragazzi che vanno fuori (e non sono solo quelli che riscuotono grandi successi) si affermano nella competizione con quelli che vengono dalle nazioni che tanto citiamo come esempio virtuoso.
    E allora fatemelo dire chiaramente. Il nostro sistema di formazione e ricerca può e deve migliorare, ma sostanzialmente ancora funziona. Il Problema (con la P maiuscola) non è nelle Università ma in ciò che le sta intorno, l’Italia. Forse per la voglia di fare cassa, per appetiti inconfessabili o più banalmente per la disperata ricerca di un capro espiatorio, stiamo cercando di distruggerle. E dopo la sboria risollevarsi sarà dura.

  2. @Riccardo
    E’ d’accordo con te anche Serge Haroche, con il lab pieno di italiani.
    Certo che il problema è il contorno, ma i ragazzi vanno fuori anche per via di nepotismo, malaffare ecc. e non solo perché in Italia nessuno sa che farsene.
    Far cassa: già, mandando a casa i precari dell’INGV in un paese che frana da tutte le parti.

  3. @Oca
    Certo che il problema è il contorno, ma i ragazzi vanno fuori anche per via di nepotismo, malaffare ecc. e non solo perché in Italia nessuno sa che farsene
    No, il nepotismo in molti dipartimenti e’ un fenomeno sconosciuto. E ti dico di piu’ esso e’ inversamente proporzionato al grado di internazionalizzazione delle ricerche che il dipartimento compie. I vero problema sta in questo:
    INFN
    eta’ media ricercatori/tecnologi permanebti ~50 anni
    eta’ media ricercatori precari ~37 anni
    eta’ media tecnologi precari ~42 anni
    nel periodo 2000-2005 le ricerche condotte dall’ente coinvolgevano ~400 giovani (laureandi e dottorandi) nel periodo 2009-2012 si sono ridotti a 150-200. Dei miei ultimi 10 laureati (vecchio ordinamento) 7 sono all’estero.
    Con il blocco delle assunzioni tra poco diventeremo una casa di riposo per vecchietti rimbambiti.

  4. @neutrino
    credo anch’io che sia inversamente proporzionato, infatti mentre rispondevo a Riccardo pensavo alle facoltà di medicina
    Sull’età media, ricordo questo grafico su Nature Physics…

  5. non bisogna considerare l’Università come un insieme omogeneo con le stesse regole di comportamento, ma divisa in “parti” che fanno riferimento a diversi settori della società civile. Poichè la società italiana ha ancora forti aspetti corporativi, la parte di Università che si riferisce a quel tipo di società sarà inevitabilmente corporativa e quindi anche nepotistica. Poi ci sono parti che sono “semplicemente” provinciali, chiuse in sè stesse…
    Gran parte (ma non tutto) del settore scientifico, di cui non fa parte medicina, è invece sufficientemente libero da questi condizionamenti, anche se sicuramente non è privo di problemi…
    Per “liberare” l’Università bisogna preliminarmente “liberare” la società. Il viceversa non è possibile.

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