Le Oche e la pulsar fuori dal coro

Cari orecchietti di radiopop,
nella puntata scorsa, ci avete detto cosa pensate dei premi Nobel come sono ora, e così non abbiamo fatto in tempo a segnalarvi ricerche im-por-tan-tiss-ssi-me. Oggi rimediamo con due ospiti e poi un terzo che ci ha segnalato “lo stato di Hoyle” e siccome ci abbiamo capito poco e lui è del nostro comitato scientifico…
I primi ospiti sono Alessandro Papitto dell’INAF e Filippo Ambrosino dell’INAF e dell’Università La Sapienza, tutti e due a Roma che su Nature Astronomy di ottobre raccontano quello che sta accadendo alla pulsar PSR J1023+0038.
– Poverina, un’altra stella di neutroni che gira come una trottola, tira gli ultimi e mentre agonizza manda segnali disperati nelle onde radio. Sarà mica questa?
Ma no, PSR J1023-0038 va molto più veloce. E nemmeno quella di cui parlavano su Nature tre anni fa e nemmeno quella dell’anno scorso.
– Collezionisti!
In effetti.
Sul telescopio Galileo dell’INAF, a La Palma nelle Canarie, hanno montato un fotometro ultra-preciso chiamato SiFAP, progettato da Franco Meddi della Sapienza, che ne ha captato i segnali luminosi – il fotometro, cioè, non il prof. Meddi. Le escono dai poli 590 getti di luce al secondo secondo, poi cambia registro ed emette raggi X. Pare che sia raro se non unico per una pulsar con attorno un’aureola di materia catturata dalla stella vicina.

– Segnali luminosi? Allora l’hanno proprio vista?

Euh… ci hanno mandato un ritratto d’artista come si dice alla NASA, a colori, la pulsar è a destra, davanti c’è una stella arancione:

Alla Sapienza, ce n’è un altro poco somigliante. Be’, in radio non viene bene e ce lo facciamo fare a voce.

Intervallo musicale

“Siamo tutti fatti di stelle” dice la canzone, degli elementi che si formano per nucleosintesi stellare. Andrea Idini, il nostro teorico di fiducia in materia di nuclei atomici, ci ha raccomandato una “doppietta” uscita sulle Phys. Rev. Letters: due esperimenti fatti da un gruppo inglese e da uno di Napoli e Catania sullo stato di Hoyle (com’è aggregato il nucleo) nel Carbonio-12, che decade direttamente in tre particelle alfa (dei nuclei di elio).

Chi era Fred Hoyle ce l’abbiamo presente, il suo stato molto meno. Da organismi fatti principalmente di carbonio, acqua e azoto, ci interessa di più come si forma il carbonio che come decade, direttamente o indirettamente: preferiamo che non diventi elio. Fatto sta che gli esperimenti sono finiti in copertina e c’è parecchio entusiasmo.
Chiamiamo Andrea per farci spiegare il motivo non all’Università del Surrey questa volta, ma al GANIL di Caen, nel Calvados.

Un po’ di notizie – su Science sono usciti i primi risultati della CO2 atmosferica misurata dal 2014 con il satellite OCO-2 – e bufale, se resta tempo. Aggiunta: non c’era tempo, i paper di Science sono riassunti da Real Climate.

In onda dalle 10.35 alle 11.25: sui 107,6 FM o in streaming o in podcast dopo. Per dirci se abbiamo sbagliato qualcosa FaceBook e mail oche at radiopopolare.it