Sempre su Science, dopo gli articoli sulle polveri della cometa, si trova finalmente la seconda puntata di una ricerca svolta da 15 genetisti – capocordata Antonio Torroni – sulle popolazioni uscite dall’Africa verso il Medioriente e l’Asia. Sorpresa, sono rientrate in Africa per almeno due strade diverse tra i 40 e i 45 mila anni fa. Lo si legge in quel DNA che sta nei mitocondri della cellula invece che nel suo nucleo e che sono ereditati solo per via materna.
A firmare per prima, da responsabile del lavoro collettivo, è Anna Olivieri, 26 anni, secondo anno di dottorato all’università di Pavia. Gli altri hanno fra i 25 e i 35 anni, a parte Torroni, e sono dottorandi e neo-ricercatori. Oltre agli italiani, ci sono due francesi, un tedesco e Doron Behar dell’università di Haifa. Fin qui tutto normale.
Ma c’è anche Nadia Al-Zaheri dell’università di Baghdad. Come Anna oggi, aveva fatto il dottorato a Pavia, e poi è tornata a insegnare a Baghdad. Ogni tanto viene in Italia, per lavorare con i colleghi. Quando riparte, “per mesi perdiamo i contatti, non sappiamo cosa le succede,” dice Anna. Il prof è fiero dei “suoi ragazzi”, determinati a fare scienza senza frontiere, malgrado tutto.
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L’altro giorno giu-giu – anche lei sta facendo il dottorato – protestava in un commento contro i prof assenteisti. Se fa genetica, magari potrebbe trasferirsi a Pavia. Sabato pomeriggio, devo intervistare Antonio per la diretta alla radio. “A che numero ti chiamo?” chiedo, aspettandomi un “al cellulare” tipico di questo periodo già mezzo festivo. No, è in laboratorio a lavorare e quasi mi dispiace impedirglielo per un quarto d’ora.