Passato cancellato

Sembra che le ricerche sulla memoria si siano concentrate in questo periodo – a proposito c’è un bel libro di Eric Kandel, Alla ricerca della memoria (Codice, Torino, 458 pagine, 32 euro) – comincio con due che mi hanno colpito, semmai continuo.

C’è quella di Eleanor Maguire, University College di Londra, sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Ha fatto esperimenti in cui gli amnesici a seguito di certe lesioni all’ippocampo oltre a non ricordare le esperienze passate non riuscivano a rappresentarsi quelle future. A creare “scenari” anche di eventi banali come “domani vado al supermercato e…” o “domani vado a visitare un museo e…” e da lì proseguire.

I volontari con lesioni ripetevano la frase iniziata dalla ricercatrice “Domani vado…” e lì si fermavano. “Non mi viene in mente niente,” dicevano. I volontari sani no,  ovviamente. I ricordi del passato insomma, non necessariamente del proprio tra l’altro, servono a immaginare il futuro.

Lo sapevamo già. I negazionisti esistono da sempre, a volte sono talmente potenti da impedire a tutti gli altri usare l’ippocampo.

Però il passato cancellato può avere effetti positivi. Su Science di venerdì, Nora Volkow -al Centro statunitense per la ricerca sull’abuso di droghe – scriveva che dopo una lesione all’insula, un’altra struttura cerebrale, ai fumatori passa l’assuefazione, come se non la ricordassero più. Lei non prevede affatto applicazioni “terapeutiche” del tipo distruggere un po’ di neuroni dell’insula a chi vuol smettere. Anche perché l’insula – mi spiega Claudio Luzzatti con il quale ne parlo e che preferirebbe vedermi smettere  – è coinvolta in tante altre forme di memoria: linguaggio, gusto ecc.

Errata Corrige 12 aprile. In questi giorni sento Gaetano Di Chiara, per una cosa che devo scrivere per D. La ricerca sull’insula e il fumo è di Antoine Bechara, dice. E’ vero. Mentre ci sono, metto anche gli altri autori: Nasir Naqvi, David Rudrauf e Hanna Damasio.

In realtà, quel venerdì sull’American Journal of Psychiatry Nora Volkow aveva pubblicato una ricerca sull’aumento delle infezioni da HIV fra i giovani americani e il consumo di stupefacenti (non necessariamente iniettati, non era sulla diffusione del virus per condivisione delle siringhe).

Guarda te che scherzi mi fa la memoria.