Rosa, auto e atto di contrizione

Sui quotidiani leggo versioni diverse di una stessa ricerca e sembrano tutte un mix fra una notizia sul web di Nature e un comunicato ANSA che inizia così:

Il profumo di rosa rinforza la memoria, se le nostre narici se ne saziano mentre dormiamo. Non è l’ultima trovata di qualche pratica salutistica ‘esoterica’, ma quanto sembra suggerire la scoperta di ricercatori tedeschi dell’Università di Lubeck che ipotizzano: gli stimoli olfattivi durante la notte potrebbero aiutare il consolidamento dei ricordi.
Secondo quanto riferito sulla rivista Science gli esperti hanno visto che quando dei volontari eseguivano un test di memoria in una stanza che emanava la fragranza del fiore e poi, durante il sonno, i soggetti erano nuovamente esposti all’aroma, il giorno dopo le performance dei volontari nel test erano maggiori. Ad un’analisi dell’attività cerebrale dei soggetti inoltre, è risultato che l’esposizione all’odore aumenta l’attività del centro della memoria, l’ippocampo.

Mi rendo conto che anche a me capita di sottolineare un dettaglio ininfluente, mentre per i ricercatori – soprattutto uno noto per tanti lavori sulla memoria e il sonno come Jan Born – la cosa importante è un’altra.

L’anno scorso su Nature, per esempio, lui aveva già misurato un maggior consolidamento dei ricordi quando l’ippocampo dei volontari era stimolato da scariche elettriche durante lo stesso tipo di sonno non REM. Questa volta ha provato con uno stimolo esterno – e più gradevole – che poteva anche essere mimosa o  bergamotto. Non una puzza di bruciato (o un aroma di caffè?), altrimenti i volontari si sarebbero svegliati.

Che durante il sonno si consolidino i ricordi di un’esperienza diurna, s’era già dimostrato nei moscerini della frutta. Che la ripetizione di uno  stimolo presente durante l’esperienza li evochi e li potenzi, l’aveva già detto Proust con la sua madeleine.

Dopo gli esperimenti di Born, si può verificare se si ottengono gli stessi risultati con stimoli uditivi. La sonata di Vinteuil, tanto per restare con Proust.

Vien da chiedersi come mai un odore insolito rispetto a quelli della nostra tana non ci svegli. Se la maggior efficienza dell’ippocampo è legata allo stato d’incoscienza, allo spegnimento del sistema motorio, percettivo ecc. E se l’ippocampo stimolato rafforza la memoria non motoria, cosa succede stimolando le aree cerebrali coinvolte nel ricordare gesti? Come parcheggiare bene la macchina, magari, che stamattina qui sotto c’è stata una mezza rissa.

E’ strano. In media, il sonno lascia gli animali indifesi per un terzo della vita e in cambio cosa ci guadagnano? Se è un di più di sapere, possono procurarselo anche da svegli. Non è nemmeno necessario chiudere la porta a percezioni o stimoli mentre il cervello si concentra su quelli da conservare. Anche se sono tanti, cogliamo quelli che c’interessano al momento e trascuriamo gli altri, gli altri animali pure.

Insomma l’ultimo lavoro di Born pone un sacco di domande su quello che ancora non si sa. Un’ultima, per oggi: e se l’odor di rosa non avesse potenziato il ricordo del test e ne avesse invece cancellato altri, inutili secondo gli sperimentatori ma non secondo le loro cavie?

Solo su un blog si possono scrivere queste cose…