L’American Chemical Society combatte il pericolo iraniano

“La nostra è la scienza di cui si parla meno, e sempre in male,” si lamentano i chimici in tutto il mondo. Be’, potrebbero fare qualcosa. Per esempio protestare con l’American Chemical Society (ACS).

Da febbraio l’ACS ha espulso i 36 membri iraniani. Stando al capo del suo ufficio legale interno David Smorodin, essi rischiavano di violare l’embargo deciso dal governo americano contro l’asse del male: Iran, Cuba, Corea del Nord. In cambio della quota associativa, infatti i 36 rischiavano di rinnovare il proprio abbonamento scontato alle riviste dell’ACS.

I 36 sono quasi tutti chimici specializzati in idrocarburi, mica fisici specializzati in centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. L’American Physical Society (APS) condanna la decisione della sua omologa per la chimica e non la imita. I suoi soci iraniani se li tiene e difenderà la propria decisione anche nei tribunali se necessario, ha detto l’impavida Judy Franz, capo dell’APS.

Nota: l’American Chemical Society è quella che ha commissionato a un PR che prima lavorava per la Enron, una campagna mirante a discreditare l’editoria scientifica “open access”.