James Watson, Nobel 1962 per la struttura a doppia elica del Dna insieme a Crick e Wilkins, l’ha sparata grossa un’altra volta. Dopo le madri che, informate d’esser incinte di un embrione col gene dell’omosessualità (non c’è), dovrebbero poter scegliere di abortire; Rosalind Franklin che oltre a una virago sarebbe stata autistica; la stupidità che si curerebbe aggiustando un gene o due; la libido geneticamente esagerata dei neri; le ragazze che, con manipolazione genetica allo stadio d’embrione, diventerebbero tutte carine come quelle piacciono a lui ecc. ecc. s’è lasciato andare in un’intervista al Sunday Times. Nell’attualità peri-scientifica ha soppiantato il Nobel di Al Gore, vedi per es. www.scienceblogs.com
Le frasi incriminate, in sintesi: per loro evoluzione geograficamente e quindi geneticamente separata, gli africani hanno un’intelligenza diversa, per cui c’è poca speranza per l’Africa che è un disastro e resterà tale. Nessuno osa dirlo, tutti lo sanno, in particolare chi ha africani per dipendenti.
Greve.
A parte la diversità, mai dimostrata, data per inferiorità e la fede nei geni quali unica fonte d’intelligenza, sono affermazioni idiote: l’intera specie viene dall’Africa; questa è geograficamente attaccata all’Eurasia. E i dipendenti di cui parla Watson, risulta dal contesto, sono afro-americani e non hanno molto a che vedere con le sorti dell’Africa.
Tutti se la prendono con lui, come sperava, ottima pubblicità per il lancio in Gran Bretagna del suo nuovo libro. D’altronde ha 79 anni, problemi personali – ha un figlio affetto da schizofrenia e visto che la attribuisce ai geni, gli dà forse un senso d’inadeguatezza, o di colpa? – e da 70 anni si diverte a irritare gli altri, non cambierà.
Volevo lasciar perdere, a me fa solo ridacchiare e temere la mia senilità futura! Poi m’han chiesto un commento a radio popolare e m’è venuta in mente una cosa. Nel dibattito “innato/acquisito”, Watson riporta tutto all’innato ma nel suo determinismo elementare, c’è una piccola speranza da non calpestare. Ci sono davvero difetti genetici che alterano l’equilibrio biochimico del cervello, anche indirettamente, e quindi le facoltà cognitive.
Un giorno magari si potrà rimediare con l’ingegneria genetica. Sono per forza difetti poco diffusi. Una popolazione che ne fosse tutta portatrice non sopravvivrebbe né in Africa né altrove, ovvio.
p.s. il titolo non è tratto da Conan Doyle, ma da P.G. Woodehouse.
p.p.s. giovedì 18
A Londra, il Museo della scienza ha cancellato la conferenza che Watson doveva tenere domani. A Bristol, il Festival delle idee ha confermato quella del 24, spostata in un’aula più grande per un boom delle prenotazioni.