Dna, lingua, valori

Approvato ieri il progetto di legge  che prevede il test del Dna obbligatorio per i bambini dei “ricongiungimenti famigliari”, ma si è parlato meno di quello di lingua francese e di “valori repubblicani” – oggetti di discussioni infinite tra i locali! – nel paese d’origine per gli adulti che chiedono di immigrare in Francia. Cf per es. Libération e vari blog.

Per il primo, che vorrebbe ovviare alla contraffazione o assenza di documenti , si annunciano problemi costituzionali: la legge non è uguale per tutti e viola i principi di “liberté, égalité, fraternité”. Quello in mezzo, soprattutto. Per esempio, un cittadino francese o un residente in Francia di un altro paese Schengen ricorre alla mutua o alla scuola gratuita per bambini adottati o in affido, di qualunque provenienza siano,  e vietarlo a chi lavora in Francia e paga le tasse per i servizi sociali è davvero bizzarro. In questo modo, tra l’altro, i “valori repubblicani” del secondo test diventano difficili da capire.

Anche la faccenda della lingua è strana, in parlamento e al governo ci sono persone i cui genitori non sapevano il francese. Di solito siamo orgogliosi dei “nostri” sportivi, legionari, artisti, cuochi, couturiers, intellettuali (omissis) d’origine straniera. Anche quella contraddice la cultura locale.

Se il test del Dna fosse obbligatorio per tutti, messo in una banca dati nazionale, accessibile sotto vincoli legali ecc., sarebbe diverso?

p.s. A proposito di rendere pubblici i propri geni, ci sono interviste back to back a Craig Venter, di cui sta per uscire l’autobiografia – A Life Decoded, Penguin, limata dai legali, presumo – e James Watson sull’ultimo New Scientist di carta.