I topi di Hamilton e i ghiacci polari

Nel 1998, erano state scoperte mutazioni genetiche nei gabbiani che vivono a Hamilton Harbor, in Ontario, Carole Yauk di Health Canada è riuscita a organizzare ricerche su animali diversi, e con generazioni successive di topi per verificare gli effetti sul loro Dna dell’aria inquinata (dalle acciaierie, principalmente, e dalle autostrade).

Risultati sui Pnas nel 2002; su Science nel 2004; sui Pnas dieci anni dopo.
Diceva James Quinn a Genes Network News, “se abitassi a Hamilton Harbor, mi metterei in casa un impianto di depurazione dell’aria e non uscirei senza la mascherina.” Eppure tira vento, lassù, e il Canada è nel primo mondo.

In Antartide c’è stato un raddoppio delle precipitazioni nevose dal 1850, scrivono Elizabeth Thomas et al sulle Geophysical Research Letters, mentre su Nature Geoscience, altre misure confermano lo scioglimento accelerato della calotta glaciale.

Alla fine Eric Rignot, come gli altri ricercatori, ci rassicura: la tendenza potrebbe invertirsi quando sarà scesa in mare abbastanza acqua gelida. Oltretutto il rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change prevede che i ghiacci antartici aumenteranno nel corso del secolo.

(Nota post hoc: ha ragione Maurizio, l’IPCC prevede che restino stabili. Sono gli scettici del riscaldamento globale a prevedere che aumenteranno.) Pensare che qualcuno accusa ancora il Panel di essere allarmista…

Sempre sulle Geophysical Research Letters esce una ricerca diretta da James Maslanik, dell’università del Colorado a Boulder, sullo spessore e l’età del ghiaccio nel mare artico dal 1982 a oggi. Per fortuna che il particolato emesso dalle acciaierie di Hamilton contribuisce a rinfrescare l’aria.