Genomanti e neuromanti

A proposito delle tecniche veloci e poco costose per “leggere il genoma”, Gilberto Corbellini – sul Sole-24 Ore di oggi – pensa che i “professionisti della bioetica” blocchino i progressi della medicina predittiva. Etica a parte, vi pare normale che un’azienda possa vendere ai clienti reclutati via internet, mai visitati di persona cioè, il sequenziamento di alcuni geni insieme alla sua interpretazione?

Le sequenze di Dna al massimo indicano probabili suscettibilità, da riportare alla storia di ciascuno. Sembra logico chiedere che siano richieste da un medico curante, o fatte in laboratori locali, sottoposti a controlli e leggi locali, come fa Schwarzenegger in California.

Su Nature del 26 giugno, le aziende si difendevano dalle pretese del Gubernator con un distinguo. Ci sono sequenziamenti che facilitano la prevenzione e fanno risparmiare il sistema sanitario e/o consentono di personalizzare la cura, rendendola più efficace. Non vanno regolamentati perché diversamente da un intervento medico, si limitano a “misurare il vostro rischio,” diceva il presidente di  deCODE.

Aggiungeva che “sono una descrizione di chi siete”. Penso che non ci credesse nemmeno lui. E ci sono sequenziamenti che dicono cose “divertenti da sapere” secondo il direttore generale di DNADirect.

Se ho capito bene, nel primo caso si tratta di test diagnostici, e quindi da prescrivere e far vedere a una persona competente e se possibile indipendente, visto che non danno una risposta univoca come il test per la gravidanza. Nel secondo caso si tratta di consumi ricreativi, come andare dalla cartomante, e tutto fa brodo.

Il 19 giugno riparlavo di Marco Iacoboni, en passant. Dopo la gaffe sul New York Times per cui i colleghi gliene avevano dette di tutti i colori, continua a far pubblicità all’azienda di neuromarketing che finanzia il suo lab all’università della California, Los Angeles.

L’ultima esce sull’ultimo numero di The Atlantic: Jeffrey Goldberg racconta i pensieri inconsci che Iacoboni gli ha letto nella mente, cioè nelle immagini del suo cervello ottenute con la risonanza magnetica funzionale. Davanti alle foto dei vari personaggi, i neuroni di Goldberg si attivano ogni tanto in un’area diversa da quella che Iacoboni s’aspetta (ha idee precise sulla sede di ogni emozione), pur di trovare  un’interpretazione si arrampica sui neuroni specchio e…
Che tonfo.

Iacoboni risponde così alle critiche. Che tonfo bis, ma chi ha letto la storia del “neurone Julia Roberts” nel suo libro non ne sarà molto sorpreso.

Cosa gli ha preso a Declan Butler sull’ultimo Nature, di attaccare in quel modo la Public Library of Science? Che il gruppo open access non faccia profitti, si sa, ma davvero PLoS ONE rastrella qualunque articolo, senza tener conto del suo valore? O pubblica risultati interessanti e qualche volta discutibili, ma dando la possibilità a tutti di discuterne? Commenti.

Be’, vado a Modena, dove “Oltre i giardini” mi ha messa nella sezione scienza, ma dev’essere un errore.