Al bar sotto casa, noi habitués del cappuccino e brioche diamo un’occhiata ai quotidiani. Su City in Italia aumentano le tasse, su Metro le emissioni di CO2, sul Corriere il Papa chiede diritti umani fondati su Dio, senza un rimando bibliografico e non si capisce niente. Si riferisce al Dio degli eserciti nell’AT (“Saul, uccidi tutti gli Amalechiti, mi raccomando, anche le donne e i bambini”), a quello del NT (“ho un figlio solo e lo mando a morire”), a uno nuovo?
A mo’ di tiramisù
Torno a casa e mi butto sulla Storia sociale del cane di Susan McHugh, Bollati Boringhieri, 219 pagine in carta patinata che valorizzano le molte illustrazioni, 16 euro. La grande sfilata di rappresentazioni mentali, sociali, artistiche – libri, quadri, film ecc. – del cane nelle varie culture è resa meno seducente da un tono un po’ pretenzioso, come se Susan McHugh si sentisse obbligata a esibire il proprio armamentario interpretativo. Il libro nasce da un corso universitario di Lit. Crit. Theory, e un po’ si vede.
Prossima tappa: Storia sociale del gatto, stesso editore, altra autrice.
Meno male
Fra gli editoriali di Nature, uno chiede al futuro governo americano di chiudere il programma “Human Terrain System“, che inserisce nelle operazioni militari ricercatori civili in scienze sociali. Dopo mesi che protestiamo contro “gli errori mortali” di quel programma inventato dalla BEA, un’azienda a scopo di lucro. Era ora.
Nature is not opposed in principle to academics working with the military: we have said before that social science can and should inform military policy.
Ok, anche se discutibile, ma ce ne corre tra l’uso delle ricerche da parte della Difesa e la partecipazione di “contractors” alle guerre in corso. La privatizzazione delle guerre è oscena, a parte che infrange il monopolio statale della violenza sul quale si basano i nostri contratti sociali, fa fare bella figura addirittura ai vari Karzai e Al Maliki, gente dalla quale non comprereste non dico un’auto ma nemmeno un’AK47 usato.
Altra delusione
C’è Marte in copertina di Nature, e sotto una ricerca di Carl Grillmair et al. del telescopio spaziale Spitzer. Certo che il vicino infrarosso si sta rivelando utile per studiare l’atmosfera dei pianeti extrasolari, eppure quando s’era progettato Spitzer, non era mica quello lo scopo, o ricordo male? E’ più tipica la scoperta di nane brune, come quella delle due “lampadine più deboli” mai viste accese nell’universo che è stata pubblicata ieri.
Gillmair et al., dicevo prima di digredire, confermano che c’è vapore acqueo nell’atmosfera del pianeta Accadì ecc. di cui parlavo ieri, perché sta nella direzione del Manubrio, fattore determinante per una ciclista. La quale sperava in previsioni sulle eventuali forme di vita HDiane. Invece niente, solo previsioni meteo.
Uffa.
Non Poe
Brontolo ancora tra me e me quando da Filter mi arriva questo “Randy Newman aveva ragione“. Riassumo. Ethan Cohen-Cole, un economista della Fed di Boston, e Jason Fletcher, prof alla scuola di Sanità pubblica a Yale, interpretano attraverso gli “effetti di rete” i dati raccolti tra il 1994 e il 2001 in uno studio su acne, mal di testa e altezza tra 4300-54000 adolescenti. E manco a farlo apposta scoprono proprio quegli effetti. Cioè il contagio sociale, come dice Filter.
Sembra un Poe – una parodia con i fiocchi è indistinguibile dall’assurdità parodiata – fino alle “Conclusions”. Ma l’articolo originale sul British Medical Journal toglie ogni dubbio già dal titolo. E dalle note, risulta che gli autori sono dei recidivi.
Nota: effetti sociali, come in Short People, via Filter