Si chiama La Quiete

e pare la stazione centrale a Ferragosto.

Brunch da amici prof di neuroscienze, con una prof di letteratura tedesca e una di filosofia teoretica, Roberta De M. che domani sarà intervistata da Bianca Berlinguer sul “caso Englaro”. Guardiamo il servizio su Rai3, poi Lucia Annunziata che intervista Hans Küng.

Maître à penser
Restiamo in attesa della domanda inevitabile, data l’attualità e che nella Dignità della morte scrive che un credente può decidere di abbreviare la propria vita, dono di un Dio misericordioso – non di un Dio sadico – che dopo gliene accorderà una migliore.
Invece solo richieste di giudizi sul Papa e sulla revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani.

Non capisco, ripete Lucia A., che cosa lega il loro rifiuto del Concilio Vaticano II alla loro negazione della realtà dell’Olocausto. Me lo spiega? Educato, Küng ignora la domanda una prima volta (così come ignora un’altra imprecisione), una seconda, alla terza però la buona educazione lo costringe a rispondere che solo Williamson la nega, gli altri no; ad accomunare i lefebvriani è semmai un antigiudaismo d’impronta medievale, l’idea che i giudei abbiano ucciso Dio e la colpa ne ricada sulla discendenza per sempre ecc.

Analogia
Roberta denuncia anche un’analogia. La stampa accomuna Eluana Englaro a Terri Schiavo, dice, ma lei era in coma dopo un tentato suicidio (per dissidi coniugali). Il marito e i genitori se ne disputavano la tutela. Da noi, c’è solo da difendere una libertà, invece del “si fa ma non si dice”. Il padre di Eluana ne è il tutore indiscusso e interprete della sua volontà.

Non per difendere la stampa, ma credo che l’analogia nasca da altre circostanze. In USA come qui, davanti a un corpo femminile inerme certi politici  se ne aggiudicano subito la patria potestà. Stanno lontani da quel corpo disfatto, capace soltanto di giacere e subire, ma almeno il presidente Bush parlava poco. Qui un altro presidente si immagina quel corpo com’era 17 o 18 anni fa e racconta tutto fiero le fantasie oscene che gli vengono in mente.
Troppa incontinenza, dico, come in USA l’opinione pubblica ne sarà  disgustata. “Speriamo,” sospira Roberta.

Pagnotta
Claudio, prof di neuropsichiatria, è spesso chiamato per consulti sulla “morte cerebrale” in cliniche e ospedali. Ha una visione molto diversa. Le proteste sono interessate, dice, è il business della sanità privata. Un coma prolungato è una fonte di reddito, incassi regolari, tanti e con poca spesa. “Difesa della vita? Della pagnotta!”
– Esagerato.
– Sì? Allora dimmi come mai, con il silenzio-assenso per la donazione di organi, quelle stesse cliniche private non prolungano il coma dei ragazzi ricoverati dopo un incidente automobilistico? In questo caso staccano la spina entro le 24 ore, e pazienza se non mi bastano per una diagnosi. (Lui “in questo caso” si rifiuta di farla.) Lo scandalo è quello, semmai, e che, siccome tutti ci guadagnano, non ne parli nessuno. I trapianti tra l’altro sono le procedure più  redditizie, dopo quelle fantasma.
– Fantasma?
– Che si fatturano e non si fanno.

Sempre business
Claudio non è tanto favorevole al testamento biologico, teme che cliniche private e assicurazioni lo facciano firmare con un ricatto, per risparmiare quando a loro conviene. Il mio l’ho scritto lo stesso.

Dev’essere un odore nell’aria, come di rogo, devo aver firmato due volte l’appello per la manifestazione del 14 febbraio, a Roma in piazza Navona. Anche se non sono una fan di Giordano Bruno (comunque era il 17!)