Grumble, grumble

L’Economist  riprende la ricerca di Paola Sapienza et al. della Northwestern University, che stabilisce una correlazione tra il testosterone nella saliva di investitori maschi e femmine (ma non con quello trasmesso dalla madre durante la gravidanza) e il rischio che decidono di correre.

Da studenti, investitori e investitrici con pari livello di testosterone rischiavano allo stesso modo. Una volta laureati, a diventare professionisti sono stati di più gli uomini, ma anche in questo caso la correlazione reggeva per ambo i sessi. Niente di nuovo, dev’essere la decima ricerca del genere, con piccole varianti, qui nel tipo di gioco al quale i volontari hanno partecipato da studenti.  Alla domanda,  viene prima l’aumento del testosterone o la voglia di far soldi? non c’è risposta nemmeno ‘sta volta.

Accanto, c’è un sunto della ricerca di William Lassek e Steven Gaulin su 12 mila americani, secondo cui la selezione sessuale delle donne ha favorito l’aumento della massa muscolare maschile visto che avremmo un debole per i nerboruti. Proprio come da ricerche precedenti l’avevamo per gli efebi simmetrici, i danarosi, i canterini, i ballerini, i matusa, gli i…

E’ il solito paradigma della coda del pavone e del palco dei cervi, che non è la trovata migliore di Darwin. Non sarà, la butto lì, che coda e palco servono a stabilire la gerarchia tra maschi e che sia questa a stabilire l’accesso alle femmine? Almeno la foto è più spiritosa di quelle scelte dalla stampa italiana e francese, le cui pagine di scienza sono prede della silly season pure loro.

Gli antropologi Lassek e Gaulin si erano occupati del grasso di noi donne che vorremmo esser considerate pari nel 2006 e nel 2008 della correlazione tra il nostro rapport vita/fianchi e il nostro quoziente d’intelligenza: pare che teniamo le risorse per lo sviluppo dei neuroni nel grasso gluteo-femorale…

Passo ad altro
Per disperdere il malumore, su Science c’è una bella “prospettiva” di Peter Huybers su quanto rivelano, e non spiegano, le analisi delle carote antartiche: un’alternanza per 800 mila anni di glaciazioni e sglaciazioni che non coincide con le variazioni nell’orbita e nell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra.

Se non del Sole più o meno vicino, di chi è la colpa allora? (Domanda retorica per fautori dei cicli di Milankovic…)

Preceduto da una spiegazione per non addetti di Richard Kerr, un paper Gerald Meehl et al. propone un modello climatico in cui l’interazione tra l’attività della corona solare e l’ozono in atmosfera (più altri dettagli) spinge l’oceano Pacifico ad assorbire e conservare più calore dei fenomeni come le oscillazioni delle correnti marine. Il modello imperfetto, ma gli autori ammettono che negli ultimi trent’anni, l’effetto del Niño si vede bene e dell’attività solare molto meno.

A Ginevra intanto, si rosicchiano le unghie
Sempre su Science, Adrian Cho riparla del grande collisore di adroni. Mette in guardia contro le “sorprese sgradevoli” che non mancano mai  e passa a dimostrarlo con i guai accaduti ad altri acceleratori. Consoleranno i fisici del Cern, nel caso alzino l’interruttore e…?