Impatti

Prima di Natale, m’era arrivato Il governo dell’ambiente. La politica e il diritto per il progresso sostenibile (Garzanti, 534 pagine, 26 euro) di Stefano Nespor. Era nella pila dei concilia-sonno, ieri sera è franata dal comodino e l’ho cominciato. Alle due ero a pagina 161, l’avevo messo nella pila sbagliata.

E’ il libro meno provinciale che mi sia capitato da anni, pieno di dati non solo scientifici inseriti in modo indolore, a sostegno di priorità e critiche. E’ anche un libro sul diritto come giustizia, intesa nel senso di equità. Dipendiamo dall’ambiente che dipende da noi, o  lo teniamo pulito o, ricchi a parte, ci tocca una vita da cani in mezzo a un porcile, siamo tutti d’accordo.

E’ su come tenerlo pulito che i fautori del progresso inteso come sviluppo sostenibile e i fautori della decrescita felice litigano. Gli altri proseguono business as usual, mentre leggi “appaiono e scompaiono” a tutela alcune risorse e non di altre, come l’acqua per esempio.

L’avvocato parte bene, a p. 24 ridimensiona il boom demografico:

Dagli anni Ottanta, il tasso di natalità ha cominciato a calare pressocché ovunque (…) ci si è nel frattempo accorti che il più efficace metodo di controllo delle nascite non era la repressione, ma dare istruzione, diritti e libertà alle donne.

Associazione
Per lanciare il sito Impact! World dell’Engineering and Physical Sciences Research Council, New Scientist aveva invitato i lettori a scegliere fra dieci invenzioni, selezionate dal Council, quella di maggior impatto da cinquant’anni in qua:
– il telefonino
– l’esplorazione spaziale
– l’imaging per risonanza magnetica
– il world wide web
– la rete globale in fibra ottica
– l’error correcting code (usato nelle memorie RAM)
– i laser
– la crittografia assimetrica
– la chimica verde
– il microprocessore

Ha vinto il microprocessore. In un Impact!World ideato da femmine e maschi tipo Nespor, la selezione sarebbe diversa e la vincitrice anche.