Veleni e rimedi

Su Nature Geoscience ci sono sei articoli di ricerca e non sull’arsenico nell’acqua “potabile” del Bangladesh. Il carbonio organico, ossidato dai batteri nelle acque delle risaie, libera l’arsenico poi sparso dagli allagamenti durante i monsoni. Quindi costruire pozzi profondi come s’era fatto nei decenni scorsi non era sbagliato, però resta da trovare la soluzione ideale.

A parte l’editoriale sui mail rubati che hanno avvelenato la vita delle vittime, sul clima c’è un paper che misura una maggiore sensibilità alla concentrazione di CO2 nel Pliocene, e un altro la maggiore rumorosità degli oceani dovuto all’aumento della loro acidità negli ultimi decenni.

Sul versante rimedi
Il gruppo di Christine Goodale ha analizzato crescita, assorbimento del carbonio e mortalità nelle foreste del nord-est e del centro-nord degli Stati Uniti tra il 1980 e il 2000. In quelle fertilizzate, sulle 24 specie di alberi più diffuse, 11 sono cresciute di più, 3 di meno, le altre non hanno avuto variazioni. Alcune specie hanno assorbito fino a 61 chili di carbonio per ogni chilo di nitrato d’ammonio. Buono a sapersi. Ma anche se nel carbon trading la tonnellata di CO2 dovesse diventare più redditizia di adesso, fertilizzare foreste bi- o tri-specie non pare molto conveniente. Danni alla biodiversità a parte.

Per Ong sanitarie
Su PLoS Medicine, escono i quattro saggi di un gruppo di Harvard sul sistema sanitario globale e i suoi attori istituzionali, come l’Oms, e privati, come la fondazione Gates, link ai singoli saggi nell’introduzione. E l’articolo di Richard Gold et al. su come riformare il sistema dei brevetti è da aggiungere agli altri nella cartella TRIPS.

Il non detto del brevetto
Tre mesi fa, usciva su Science un paper di Vincent Lombardi et al. del Whittemore Peterson di Reno – un istituto privato americano-  secondo il quale il 67% di 101 pazienti affetti da sindrome da fatica cronica era portatori del retrovirus XMRV, tipo quello della leucemia dei roditori, rispetto al 4% dei volontari sani.

Su PLoS One, Otto Erwein et al. dell’Imperial College e del King’s scrivono di non essere riusciti a riprodurre i risultati americani nei 200 pazienti di cui hanno analizzato il sangue con lo stesso metodo. Sotto il loro paper, ci sono commenti interessanti. Siete degli incapaci, dicono gli americani. I vostri campioni erano contaminati, dicono gli inglesi. In quello con la risposta ufficiale del Whittemore Peterson, c’è scritto “no competing interests declared”.  Però

Dr. Vincent Lombardi (…)  is the Director of Operations for the licensing and development of the XAND test assays used by VIP Dx for the detection of XMRV (fonte aziendale).

Anche l’Economist parla della rissa, ma tace sul conflitto d’interessi.