Care socie, cari soci,
Paolo Innocenti, giovane biologo evoluzionista comodamente in fuga all’università di Uppsala, ha pubblicato su PLoS Biology una ricerca che aggiunge un’ulteriore complicazione alla selezione naturale. Proprio nel centenario del famoso esperimento di Thomas Hunt Morgan, sono stati finalmente scoperti i geni dell’antagonismo fra maschi e femmine. Pochi, concentrati sui cromosomi sessuali ed equamente ripartiti, metà favoriscono la fitness di lui e metà quella di lei. Una parità che nel suo commento elogiativo Robin Meadows illustra con uno yin e yang drosofilo.
Scrive Paolo:
un’ampia proporzione di geni che contribuiscono al successo della fertilizzazione maschile sono dannosi per la fecondità femminile, e vice versa. Questi risultati indicano che non esiste un genotipo ottimale per ambo i sessi: molti geni conservano varianti diverse perché hanno effetti opposti in maschi e femmine, il che potrebbe spiegare come mai la diversità genetica viene conservata nonostante la selezione.
“Il che potrebbe spiegare” è un termine tecnico. Si traduce all’incirca con “non vogliamo montarci la testa, ma ci pare di aver risposto alla domanda: Chissà come si trasmette e si conserva tanta varietà pasticciona e conflittuale? che la biologia evoluzionistica si pone da quando è nata”.
Per rassicurare cuori solitari in cerca d’anime gemelle, precisiamo inoltre che in assenza di “genotipo ideale” si possono trovare lo stesso fenotipi ideali per short-term relationship o più lunga se affinità.
Per decreto – embè? il pres. del cons. sì e la pres. del club no? – salvo protesta votata dagli iscritti all’unanimità, Paolo è stato festosamente accolto come socio.
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