Grumpy

Fra le mail rubate alla CRU, il 14 ottobre 2009 Kevin Trenberth, senza la barba ma con i baffi, se la prendeva con i dati contradittori, le pretese della geoingegneria, l’ottusità dei propri interlocutori, e per di più a Boulder faceva  un freddo boia.

Dai satelliti, diceva, risultava che i gas serra catturavano più energia solare di quanta ne riflettabutti (grazie C. Costa) la Terra nello spazio* ma non c’era verso di sapere dove finiva il calore aggiunto, superiore alla variazione misurata nelle temperature dell’aria e del mare (che ne assorbe circa il 90%). Michael Mann e Gavin Schmidt cercavano di calmarlo, e s’incavolava ancora di più: sottovalutavano la difficoltà di distinguere la variabilità naturale e locale da quella dovuta ai climalteranti, quei due.

Aveva un problema, ce l’ha tuttora. Su Science si sfoga di nuovo con l’aiuto del collega John Fasullo. Abstract mio:

D’accordo, parte del calore sarà servita a sciogliere ghiacci artici, antartici e groenlandesi come risulta dai gemelli Grace. Però se le leggi della fisica sono quelle che sono, il calore restante dev’essere finito negli oceani. Purtroppo le boe Argo disseminate sui flutti arrivano a 2.000 metri e rotti di profondità e si svegliano ogni 10 giorni. Con quelle serie misere, non si riesce a calcolare lo squilibrio del bilancio energetico planetario, a tener conto del Nino secco e della Nina piovosa, a migliorare i modelli di previsione regionali, a sapere se questo inverno rigido dell’emisfero nord è un fenomeno meteo o se c’entra un cambiamento degli inquinanti, delle nuvole, di chissà che. Ecchecc… siamo mica indovini!

Per favore, qualcuno gli dia strumenti di lavoro decenti, o non la smette più.

*Vedi citazione nel commento di Steph