L’ internazionale dell’Interphone study group – che ha ricevuto finanziamenti anche da alcune telecom – ha confrontato il tempo passato con il telefonino all’orecchio da oltre 7000 pazienti con due tipi di tumori e da oltre 7000 volontari sani. Il rapporto è stato anticipato on line dall’International Journal of Epidemiology. Conclusioni:
Nell’insieme, nessun maggior rischio di glioma o di meningioma è stato osservato con l’uso di telefonini. C’erano suggestioni di un maggior rischio di glioma all’esposizione più elevata (oltre 1640 ore all’anno per oltre 10 anni, ndt), ma biases ed errori impediscono un’interpretazione causale. I possibili effetti a lungo termine richiedono ulteriori ricerche.
C’erano anche “suggestioni”, parimenti scartate per biases ed errori (né i pazienti né i controlli erano molto precisi nel riferire quanto tempo passano davvero al telefono), che un uso medio di 2 ore al giorno proteggeva da questi tumori. Sempre ieri è uscito un contro-rapporto molto critico, scritto da autori che avevano pubblicato correlazioni allarmanti.Su Nature, c’è una buona sintesi della disputa.
In quindici anni di allarmi la diffusione dei telefonini è aumentata, dev’esserci una suggestione.
Nel blu dipinto di blu
Preferisco i modelli climatici vintage, le schede perforate a mano mi ricordano la mia gioventù. Però si fermano ai giorni nostri, sono globali e danno medie annue e non rispondono alla domanda che ogni casalinga di Voghera si pone il giorno del cambio armadi: “le giacche di lino foderate di shantung pesante, le regalo alla cameriera o le tengo?”
Meno male, su Nature Geosciences è uscito un modello di Fischer e Schaer per le estati europee dal 2025 a fine secolo. Aumenta la durata delle ondate di caldo, passano dai 2 giorni in media tra il 1961 e il 1990 a 13 giorni nel 2025-2050 e a 40 giorni nel 2070-21o0. Per quanto riguarda i paesi del Mediterraneo:
è probabile che pianure basse come quella del Po e città costiere come Atene, Roma e Marsiglia, siano colpite da pericolose condizioni di calore più severamente delle zone aride e delle alture.
Questo senza tener conto dell’inquinamento o dell’effetto “isole urbane di calore”, altrimenti era peggio (paper per gli amanti di sensazioni forti). Noto che per evitare l’accusa mossa dai bigoilisti, invece di usare il solito “rosso catastrofista” sulla mappa di Eric Fischer sono colorate di blu le zone con maggiore probabilità di ondate frequenti e temperature sui 41,6° C.
L’inviato di Nature in “crociera petrolio” nel Golfo del Messico racconta che i ricercatori hanno trovato un’enorme fuoriuscita in profondità. Altra conferma che da sotto la Deepwater Horizon escono più di 800 mila litri al giorno. Tra l’altro è una di quelle fuoriuscite che BP & Co. vuol ignorare. Sabato, in conferenza stampa, il suo portavoce Tom Mueller diceva:
non faremo altri sforzi per calcolare il flusso a questo punto. E’ irrilevante per rimediare ai danni e potrebbe persino distogliere dagli sforzi in tal senso.
Chissà se qualcuno crede che BP non abbia gli stessi dati dei ricercatori e non abbia ricalcolato il flusso.
Una buona notizia
Il Pew Environment Trust, altre fondazioni e Ong sono riuscite a salvare 72 milioni di ettari di foresta boreale canadese (sembrano tanti) dal disboscamento. Dettagli del “patto” da Greenpeace; la sua minaccia di boicottare le vendite di legname dev’essere servita.
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