La doppia fenditura è il più bell’esperimento di fisica di tutti i tempi, il trionfo della meccanica quantistica e della sua duplicità: si sparano particelle su una lastra di metallo bifessa e quelle che l’attraversano fanno un pettine di onde che interferiscono tra loro sullo schermo retrostante. Se si tappa una fenditura, fanno solo un mucchio di particelle. E se si lancia una particella per volta contro una fenditura per volta, passa da tutte e due e fa l’onda (probabilistica) lo stesso.
All’università di Innsbruck, Gregor Weihs e il suo gruppo austro-franco-canadese hanno usato il trucco di Young per saggiare la regola di Born: le probabilità devono essere accoppiate, quindi con tre fenditure ciccia. Ma se non-ciccia? Be’, nel rilevatore restrostante le particelle lascerebbero la via della fisica quantistica per imboccare quella della fisica “classica” o relativistica di Einstein, quella dell’unificazione tra la teoria della gravità e della materia e, a completare il trivio, quella del Nobel.
Così Gregor W. et al. hanno sparato miliardi di fotoni contro una maschera trifessa e guardato cosa succedeva dietro. Prima ne avevano calcolato la distribuzione d’onda probabilistica: per due fenditure era del 99%, per tre dell’1% circa, esattamente com’è risultato dall’esperimento. Siccome “l’1% circa” è il margine di errore compreso nel prezzo dell’apparecchiatura, secondo me potevano anche arrotondare a 0%. Invece no, stanno già progettando un esperimento per ridurre il margine di zero virgola tot per cento.
Se c’era ancora Pier Giorgio il post mi veniva meglio, per una spiegazione meno casalinga rimando a James Fransen, sempre su Science di oggi.