Traduzioni del genere

A Drosophila larva.
Staying Alive
E’ il titolo in copertina di Nature insieme all’orso polare che, dice un modello di Steven Amstrup et al., una mitigazione dei gas serra potrebbe salvare dall’estinzione. Bigoilisti in 10, 9, 8…

Riservato al Fan Club
Una scoperta sensazionale, un esperimento geniale, una svolta epocale nel centenario…  (per il seguito, vedi post precedente). Yiang Xiang et al. (di cui la grande Nina Vogt) scrivono che da bambina (Vénus peut aller se rhabiller!) la Drosophila melanogaster (sic, davanti a siffatta beltà, sia Nature che la teiera rinunciano a chiamarla funebris) percepisce la luce (che per sopravvivere le conviene evitare) attraverso i recettori che ha sulla pelle (la cuticola, ok ok) e non solo dagli organi di Bolwig (la piccina li ha sul davanti, una volta che s’è infilata nella sua fonte di cibo non le servono più a niente).

Per Ong
Su PLoS Medicine, un dossier da far girare su stime e indici della sanità globale.

Più traditori che traduttori
Nei mesi scorsi sono uscite opinioni sull’ultimo libro della psicologa Cordelia Fine, il cui titolo veniva tradotto con Le delusioni del genere. In realtà si chiama Delusions of Gender e denuncia gli inganni  (delusions) di chi interpreta i risultati di ricerche in neuroscienze per confermare i propri pregiudizi sulle facoltà cognitive femminili.

Per chi sa l’inglese invece, su PLoS Biology è appena uscita la recensione di Ben Barres, il neurobiologo che a Harvard si era sentito dire “Complimenti per i risultati, sei molto più bravo di tua sorella”, cioè di lui due mesi prima quando si chiamava ancora Barbara e aveva mostrato gli stessi dati allo stesso prof.