Oscuri borborigmi

Così è intitolato l’editoriale di Nature sul gran collisore di adroni, giusto oggi che il lavoratore del collisore e titolare dei borborigmi.org scrive:

Eh, oh, nel caso vi foste distratti: da sabato i fasci girano di nuovo dentro LHC, e le prime collisioni a 7 TeV del 2011 sono state registrate ieri sera intorno a mezzanotte. Che sia chiaro: niente di speciale, roba a bassa intensità e nulla più. Per fare sul serio servirà aumentare il numero di bunch, e sistemare una serie lunghetta di parametri dell’acceleratore. Qui si parla di fine dei test e inizio della presa dati per la fisica intorno al 15 Marzo! Che, in sostanza, significa che tra non molto potremmo ritrovarci con una bella valanga di dati nuovi da digerire.

Mi tranquillizzo. Quel brontolio non è il modello standard che si sbriciola, è solo Atlas che ha fame.

Gratis
– l’articolo di Jane Qiu che ha seguito il simposio su Monitoraggio e valutazione degli ecosistemi, a Pechino. Nonostante i soldi e le buone intenzioni

la Cina faticherà a preservare intatti gli ecosistemi che le restano data la domanda crescente di terra, dovuta all’aumento della popolazione e al piano del governo di quadruplicare il PIL tra il 2000 e il 2020

– Martin Pera riassume tre papers importanti di Hussein et al., Gore et al. e Lister et al. sulle “anomalie” delle cellule staminali indotte rispetto a quelle embrionali, tutte coltivate in vitro. Trovano un bel po’ di problemi: molteplici variazioni nel genoma; mutazioni; sbagli nella metilazione del DNA… Hanno torto i protettori degli embrioni scartati nelle fecondazioni in vitro e ha ragione Elena Cattaneo: senza la ricerca sulle staminali embrionali, è impossibile continuare quella sulle  staminali derivate, per induzione, da cellule già differenziate.

–  Koji Fujita, dell’università di Nagoya, spiega il paper di Thomas Laepple et al. che arrivano a uno strano risultato. Le temperature antartiche non sono sincronizzate con l’insolazione locale, ma con quella dell’emisfero nord, quindi

La serie delle temperature derivata dalle carote antartiche – fra le meglio datate per quanto riguarda l’evoluzione delle temperature del tardo Pleistocene – non può essere usata per confermare o per contraddire l’ipotesi di Milankovic secondo cui i cambiamenti climatici globali sono innescati da variazioni nell’insolazione estiva dell’emisfero nord.

Gli autori dicono di non esserne proprio sicuri e Fujita ancora meno, ma è contento: il lavoro suscita domande su come si sa quello che si sa del clima passato e queste fanno riflettere sulle risposte ottenute fin qui. Oltre a fornire idee per le prossime ricerche, dico io. Comunque, dice lui, per i cicli di Milankovic ci sono altri dati.

– Stesso tema, altro polo. Mark Serreze, il capellone che dirige il NSIDC a Boulder, commenta la ricerca di Steffen Teitsche et al. di cui informavo gli orsi polari l’altro giorno. La pensa come Riccardo Reitano: sono troppo ottimista.