Su Facebook si usa il proprio nome perché si è tra amici veri, o così si spera. Sul resto della rete è frequente “l’identità ingannevole” come dice Judith Donath del Berkman Center for Internet and Society che dirige il Sociable Media Group dell’MIT, i troll che cambiano nick per buttare l’esca in cambio di un LOL se qualcuno abbocca, per essere molesti o per soldi come dice Cassandra.
Dei troll parla anche l’Economist a proposito della trasparenza richiesta su Facebook anche per i commenti, una pratica che Mark Zuckerberg vorrebbe allargare a tutto il web ed è già stata adottata da 17.000 siti:
I risultati sono incoraggianti. La quantità dei commenti magari cala, ma la qualità aumenta. Nel caso di TechCrunch la media si è più che dimezzata, eliminando la maggior parte dei commenti inutili. E come vantaggio aggiunto, il servizio genera traffico: di default, i commenti degli utenti di Facebook possono esser visti dai loro amici che possono quindi cliccare sulla pagina web originale.
Ma l’anonimato incoraggia la critica e protegge dalla repressione i dissidenti che si organizzano armati di computer o cellulare al posto dell’AK-47. Oltre ad accumulare informazioni sugli utenti e cercare di trarne profitto, Facebook diventerebbe
il depositario dell’identità per gran parte di internet. Se lo facessero i governi, ci sarebbe un sollevamento. Che lo stesso potere sia meno preoccupante quando ce l’ha un’azienda privata? The Onion, un sito satirico ha chiamato recentemente Facebook “un programma di sorveglianza massiccia online gestito dalla CIA” e Mr Zuckerberg un agente segreto, nome in codice “The Overlord”. LOL? Forse no.
In commenti qui e da Ugo, agrimensore g s’è risentito perché qualcuno, “non l’Oca di certo”, sospetta lui e Claudio Costa di essere pagati per negare che i cambiamenti climatici siano dovuti anche ad attività umane. Ma Claudio Costa avanza a viso scoperto, ha dichiarato il proprio conflitto di interessi e sparge abbastanza insulti su chi non la pensa come lui da dover accettare un ritorno al mittente ogni tanto. Non ho idea di cosa spinga agrimensore g.
Credo che molti trollano per noia, fisse, passione e altri motivi comuni anche ai blogger, e raramente per denaro. Nel caso del clima quello che deprime un po‘ Steph, e lo capisco, è la ripetizione di bufale americane, la mancanza di fantasia.
Dovremmo rivalutare l’odontoiatria tachionica e la mente fertile del dott. Corbucci.
OT
Non sono depressa, ma desolata.
E’ morto Tom Eisner, un fondatore dell‘ecologia chimica, forse il più grande entomologo del secolo scorso, di sicuro uno dei più amabili ed entusiasti in una professione di amabili entusiasti. Ci restano i libri, il rimorso di non esser riuscita a farli tradurre in italiano, nemmeno il magnifico For Love of Insects, forse se avessi insistito di più, il ricordo del suo studio all’università Cornell, una caverna di Alì Babà però facile da perlustrare anche grazie agli sforzi della moglie Maria, sua collaboratrice da decenni, con le gigantografie e le micrografie dei bombardieri, quadri, migliaia di scatolette di insetti e artropodi brutti o spettacolari, le foto e i disegni di quelli che osservava nel suo giardino e sul campus, faldoni di altre foto mandate dai colleghi, nei tempi senza internet, e in mezzo a pile di libri, riviste, bozze di papers da rivedere, il vecchio pianoforte che riusciva a suonare ancora pochi anni fa, sui tasti le mani non gli tremavano.