Il trucco di Morner per nascondere il rialzo.
E’ uscito il rapporto sulla CO2 della Fondazione di Lord Monckton, terzo visconte di Brenchley, datato gennaio 2011 anche se la copertina fa pensare a un errore. Sua Signoria in persona introduce i grafici del professor Morner, ma per gustarne appieno l’originalità conviene passare prima da Skeptical Science. Ai connaisseurs raccomando anche questa di Christy, riverito da Climate Monitor, e quest’altra di Richard Muller, scornatore dell’ancor più riverito Watts, il che forse piega quanto segue.
Due giorni fa il ten.col. G. Guidi trovandosi a corto d’originalità la mutuava da Judith Curry. Ignaro come lei della differenza tra gli scenari a lungo termine, raccolti finora dall’Ipcc, e quelli a medio termine richiesti dai governi sebbene precisasse nel titolo del post
Il clima di medio termine: Come natura crea
a rimorchio della signora parlava di un articolo in cui i membri del Decadal Predictability Working Group creato pochi mesi fa per occuparsi degli scenari regionali, oltre che decennali,
hanno cominciato a gettare le basi di questo nuovo tipo di approccio
Sul blog della signora ne trovava una frase
Considerato che nel corso dei prossimi 10-30 anni l’ampiezza delle variazioni decadali di origine naturale potrebbe rivaleggiare con quella dei cambiamenti climatici di origine antropica su scala regionale […]
e due commenti della stessa
Non ricordo di aver visto l’establishment climatico “considerare” niente del genere in passato. Ciò implica che il riscaldamento tra il 1970/1980 e il 2000 potrebbe essere avvenuto secondo le stesse dinamiche… con tutte queste incertezze nelle osservazioni delle temperature oceaniche, [i termini]“inequivocabile” e “molto probabilmente” nell’AR4 sembrano presuntuosi.
all’oscuro di quanto scritto in quel rapporto e nei tre precedenti sulla variabilità naturale dalla quale emerge la tendenza globale “inequivocabile” e lunga un secolo e mezzo. Di suo, l’alt.uff. aggiungeva (ndr)
Gli appassionati di catastrofi climatiche prossime venture e classifiche delle temperature medie superficiali globali (il suo motto è “in natura la media non esiste”), tendono sempre a dimenticare che gli ormai famosi anni più caldi di sempre sono arrivati sempre in concomitanza di condizioni di El Niño (e lui a dimenticare che la Niña prevalsa l’anno scorso ne ha fatto il terzo o secondo più caldo). Spike di temperatura che è impossibile non notare nelle serie (al pari del trough della Niña che dovrebbe appiattirla). Bene, El Niño è un evento climatico di origine naturale che domina il clima del Pianeta.
Dall’altro ieri. Prima lo dominava il Sole la cui attività dal 2004 s’era ridotta al punto che l’alt.uff. raccomandava “guanti e cappelli” per il global cooling iniziato 10 anni prima. E il decennio scorso è stato il più caldo dal 1860 nonostante il Niño prevalente – grazie Steph – tra il 1980 e il 2000.
Sembra di leggere un articolo di scettici climatici (gli piacerebbe…). Judith Curry si chiede se gli autori si siano resi conto dei risvolti che le loro affermazioni possono avere nell’ambito del dibattito sul clima (come se il mondo intero pendesse dalle labbra del Tea Party). Personalmente spero ne abbiano di dirompenti (e soprattutto che nessuno colga la differenza tra medio e lungo termine) e mi associo quindi alla sua conclusione: niente più “inequivocabile” e “molto probabilmente” nell’AR5 per cortesia (termini mai usati per previsioni decennali ).
Sembra di leggere un post di amnesici.