Mini-ciclotrone 26 – il prezzo del cibo


Post-scritto al min-c. di lunedì scorso:  la navetta Endeavour, con a bordo il rilevatore di particelle esotiche, non partirà prima del 16 maggio, è da ricontrollare l’intero circuito elettrico.

Domani parliamo del clima già cambiato: è uscito il rapporto SWIPA (1) sulla situazione nell’Artico e in Groenlandia dove si concentra il riscaldamento globale (oltre all’inquinamento): lo scioglimento dei ghiacci e del permafrost sta accelerando.  E una ricerca su Science distingue l’influenza dei cambiamenti climatici da quella delle innovazioni tecnologiche o dell’aumento delle terre coltivate, sulla resa dei cereali e sul loro prezzo.

E’ un modello che riguarda il periodo 1980-2008, il primo del suo genere per l’agricoltura mondiale, è probabile che via via sarà migliorato. Colpa del caldo, la resa cala del 3,6 e 5,5% per mais e grano, per riso e soia le perdite dove fa più caldo sono compensate dal fatto che è aumentata la CO2 in atmosfera. In compenso il prezzo del grano aumenta del 5%.

(1) Riccardo R. segnala anche il rapporto sui ghiacciai montani commissionato a scienziati di lusso dall’Accademia Pontificia, per far un dispetto ai fondamentalisti che credono di più a Big Oil.

Per ascoltatori di Roma
Pare che certe scuole resteranno chiuse l’11, giorno in cui non è stato previsto il grande terremoto, è solo un’altra bufala di Voyager. Comunque se non sapete dove mandare i ragazzi, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sarà aperto dalle 10 alle 20 per intrattenere i curiosi di ogni età sui circa 30 terremoti che ci sono ogni giorno in Italia.

L’istituto è in via di Vigna Murata 605, metro Laurentina poi quasi fino in fondo alla via.

Il furto continua (a gentile richiesta)

A proposito di terre, qualcuno ricorderà che in una puntata del Giorno delle Locuste, un paio di anni fa, Andrea Di Stefano denunciava i “land grabs”: gli acquisti e gli affitti, spesso illegali, di terreni coltivabili nel terzo mondo da parte di “sovereign funds” e di multinazionali di paesi ricchi ma anche di Cina, India, Libia

Stanno accelerando.

Due anni fa, la Banca Mondiale sosteneva che avrebbero portato posti di lavoro, tecnologia, sviluppo insomma. Continua a dirlo nel nuovo rapporto “Rising Global Interest in Farmland”  ma ammette che hanno portato “spesso” l’opposto. Cioè espulsioni, disoccupazione e più miseria, per donne e bambini, soprattutto, in 99 casi su 100 secondo queste ricerche, a conferma di altre ancora. E un 20% medio di ritorno su un investimento di 2-5 dollari per ettaro/anno.

Tra il 2007 e il 2010, stime della Banca Mondiale, 57 milioni di ettari sono stati ceduti a investitori stranieri. Tutti coltivati a monocultura: il 55% per cereali e soia per animali di allevamento, il resto per biocarburanti. Secondo l’International Land Coalition sono stati 80 milioni, l’equivalente delle terre agricole di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia.

Morale: mangiare meno carne e pedalare. Lo dico anche per la vostra salute.