Nel luglio dell’anno scorso se ne parlava molto: in breve e in giornalese, una ricercatrice italiana aveva identificato in un migliaio di centenari 150 mutazioni genetiche che proteggono dalle malattie dell’invecchiamento. Quattro mesi dopo, il direttore di Science esprimeva la sua “preoccupazione“, le critiche al lavoro erano state numerose e motivate. In particolare quelle mutazioni erano state analizzate in laboratori diversi con metodi diversi, un outsourcing che consente di risparmiare tempo e denaro.
Un laboratorio indipendente ha ricontrollato tutto da capo, le analisi sono state rifatte e sull’ultimo numero di Science, la ricercatrice e i suoi co-autori scrivono che risultati continuano a supportare le loro conclusioni sul “profilo genetico” dei centenari, ma
i dettagli specifici della nuova analisi cambiano sostanzialmente da quelli pubblicati on line all’origine, al punto di richiedere un nuovo articolo. Ritrattiamo quindi il manoscritto originale e perseguiremo la pubblicazione alternativa dei nuovi risultati.
Non su Science: il nuovo articolo non ha superato la peer-review, spiega Retraction Watch. Dettagli specifici a parte, diffido dei “geni della longevità”. Nemmeno i moscerini e i vermetti figli di genitori “centenari” e allevati in condizioni identiche diventano tutti centenari.
Domanda: i media che hanno riferito la scoperta la ritratteranno anch’essi?