Il paese dei Pinocchi


Qualcuno avvisi il Consorzio per l’area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, serve un abaco. A quanto pare il suo nuovo presidente Corrado Clini – direttore generale del Ministero dell’ambiente e membro dell’Istituto Bruno Leoni per il quale i cambiamenti climatici sono un complotto – ha problemi con l’aritmetica. Al Ministero è responsabile degli inventari di gas serra emessi in Italia, in base al protocollo di Kyoto e alla convenzione dell’Onu sul clima (UNFCCC), e le somme non quadrano.

Come scrive Paolo Virtuani sul Corriere, i ricercatori dell’EMPA – i laboratori federali svizzeri che, tra altre cose, misurano l’inquinamento – confermano i dati pubblicati sulle Geophysical Research Letters (per Metodi e materiali, in particolare il gioiellino usato per le rilevazioni sulla Jungfrau, rif. il loro sito) con alcuni  particolari in più:

Per stimare il più precisamente possibile la quantità di  HFC-23 nell’atmosfera sopra l’Europa occidentale, Stefan Reimann e il suo dottorando Christoph Keller ne hanno analizzato le emissioni dal luglio 2008 al luglio 2010 sia allo Jungfraujoch che a Mace Head, sulla costa occidentale dell’Irlanda. Hanno continuato a trovare misteriosi picchi che eccedevano di molto la media. Con modelli di trasporto atmosferico, i ricercatori dell’Empa sono riusciti a calcolare l’origine delle masse d’aria inquinate che trasportavano l’HFC-23 allo Jungfraujoch: innanzitutto l’unica fabbrica italiana di HCFC-22, a ovest di Milano.
Italia “pulita”
Fin qui tutto bene, se non  che nei dati ufficiali dell’Italia non risultano emissioni apprezzabili di HFC-23… dal 1996. Sarà stato un caso isolato? Reimann e il suo gruppo volevano scavare oltre. Con un finanziamento dell’Ufficio federale per l’ambiente, hanno controllato i rilevamenti di HFC-23 dal 2008 al 2010 in tutta l’Europa occidentale e identificato le regioni d’origine. Le emissioni erano circa il doppio di quelle riferite e l’accuratezza dei rapporti nazionali variava parecchio. Dopo l’Italia, in prima posizione, i Paesi Bassi e la Gran Bretagna sottostimavano le proprie emissioni, mentre quelle di Francia e Germania erano entro i valori dichiarati. E Reimann era deliziato perché il modello ha identificato con grande accuratezza tutte e sei le fabbriche di HCFC-22.

L’HFC-23 o trifluorometano è un clorofluorocarburo alogenato, un gas refrigerante, e un sottoprodotto dell’HCFC-22 detto monoclorodifluorometano e più noto come freon 22. Oltre a distruggere l’ozono in quota, è  un gas serra molto più potente della CO2:

Nell’insieme, le quantità non denunciate di HFC-23 “italiano” equivalgono a 270-630 mila tonnellate di CO2, le emissioni di una città di 75 mila abitanti.

Non per vantarmi
Se la fabbrica sta a Limito, è francese.