Teleconnessioni tra clima e insorti

Potenza coniugata del CERN e di Nature, sui media i titoli annunciano i dati di CLOUD – vedi post preced.  -come una rivoluzione che renderà obsoleti i modelli climatici, anche se il testo dell’articolo dice il contrario. In realtà il paper fa saltare le correlazioni spurie. Su Nature escono altre correlazioni a conferma statistica di numerosi studi, da quelli storici a quelli del Pentagono, sotto una copertina che farà salire la pressione arteriosa a un alt. uff. dell’Aeronautica.

Gli hot spots sono quelli ambientali, climatici compresi, e al contempo le zone dove le guerre civili sono più frequenti. In un lavoro di eco-polemologia, o di polemo-ecologia?, Solomon Hsiang, Kyle Meng e Mark Cane hanno usato i dati dell’Onset and Duration of Intrastate Conflicts e li hanno rapportati all’andamento dell’ENSO. Faute de mieux:

In un esperimento impossibile ma ideale, osserveremmo due Terre identiche: in una cambieremmo il clima globale per vedere se c’è una divergenza nel rischio annuo di conflitto (RAC) di entrambe. In pratica possiamo approssimare quell’esperimento se l’unica Terra che osserviamo davvero oscilla a caso tra due diversi stati climatici. Un quasi-esperimento simile è in corso ed è caratterizzato da rapidi passaggi del clima globale tra la Niña e il Niño. Rendiamo più preciso il confronto dividendo i paesi in due gruppi: uno in cui clima è fortemente accoppiato all’ENSO e l’altro in cui lo è debolmente.

Fatte queste approssimazioni, è possibile calcolare statisticamente quanto è probabile l’ipotesi di partenza. L’avete già capita: se il clima influenza il RAC, nei paesi del primo gruppo il segnale dell’ENSO, combinato con quelli delle temperature al suolo, delle precipitazioni, delle rese agricole e del prodotto interno, deve emergere chiaro dal rumore di fondo prodotto dalle altre variabili. E guarda caso:

Con i dati dal 1950 al 2004, mostriamo che nell’intera fascia tropicale la probabilità di insorgenza di nuovi conflitti civili raddoppia negli anni del Niño rispetto agli anni della Niña. Il risultato indica che l’ENSO potrebbe aver un ruolo nel 21% di tutti i conflitti civili dal 1950 in poi, ed è la prima dimostrazione che la stabilità delle società moderne è fortemente correlata al clima globale.

Dipende parecchio da cosa s’intende con “società moderne”,  Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Australia settentrionali non pullulano di guerriglieri. Comunque gli autori sono consapevoli che il loro tentativo è pieno di buchi:

i nostri risultati potrebbero non essere generalizzabili alle tendenze graduali nella temperatura media o ad aspetti caratteristici dei cambiamenti climatici antropici.

Meno male, non c’entrano le nostre emissioni di gas serra e non ci sarà una guerra di secessione in Padania.

Generalizzare i nostri risultati a cambiamenti climatici globali diversi dall’ENSO richiederà una comprensione dei meccanismi che collegano i conflitti al clima.

Nel frattempo si sa che

L’ENSO influenza una serie di variabili climatiche ognuna delle quali può plausibilmente influenzare la conflittualità di una società. Precipitazioni, temperature, insolazione, umidità ed estremità ecologiche possono influenzare negativamente le economia sia agrarie che non agrarie. Inoltre le variazioni dell’ENSO influiscono su disastri naturali quali i cicloni tropicali e innescano epidemie. Tutto ciò influisce a sua volta negativamente sull’economia, causa perdite di reddito o l’aumento del prezzo del cibo e si ritiene che gli choc economici possono generare un conflitto civile attraverso una varietà di percorsi. Inoltre, condizioni ambientali alterate stressano la psiche umana, e a volte portano a comportamenti aggressivi (…) Inoltre, gli eventuali effetti dell’ENSO possono essere amplificati se processi non locali come l’aumento globale del prezzo delle commodities o il contagio dei conflitti influenza fortemente il rischio di un conflitto locale.

Ma quest’anno c’era la Niña e sopra il Tropico del Cancro invece… ?

Buona domanda. Guarda caso risponde una ricerca di Marco Lagi et al. sulla correlazione tra prezzo del cibo e conflitti. Sono più frequenti quando l’indice FAO supera 210 – in febbraio era a 238 – e indipendentemente dal prezzo del petrolio.

FAO Food Price Index (h/t The Guardian)