Arte paleolitica

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Scrivono Javier Angulo et al. sul Journal of Urology:

Il significato antropologico primitivo dell’ornamentazione genitale non è ben definito e l’origine dell’intervento penile a scopi decorativi si perde nella notte dei tempi.

Per ritrovarla

abbiamo studiato l’evidenza archeologica e artistica riguardante rappresentazioni esplicite di genitali maschili in opere d’arte portatili fatte in Europa tra 38 e 11 mila anni fa.

Tra queste

42 opere falliche di cui 30 (71,4%) mostrano segni intenzionali di varia estensione con un probabile scopo decorativo… 18 (60%) appartengono al Magdaleniano superiore (11.000-12.700 anni fa) in Francia e Spagna, e 23 (76,7%) alla categoria dei bastoni perforati. Le decorazioni mostrano linee (70% degli oggetti), placche (26,7%), punti/buchi (23,3%) o perfino forme umane/animali (13,3%).

Interpretazione:

Questi disegni rappresentano molto probabilmente scarificazioni, incisioni, piercing e tatuaggi. Degne di nota sono le somiglianze tecniche tra i motivi rappresentati e alcuni disegni presenti nell’arte simbolica rupestre. Potrebbe essere un’evidenza dell’origine antropologica degli attuali tatuaggi e piercing dei genitali maschili.

E dati sperimentali per confermare che gli strumenti di allora erano adatti? (h/t)

Estinzione collegata

L’ultimo esemplare di rinoceronte di Giava (subspec. Rhinoceros sondaicus annamiticus) è stato ucciso nel 2010 in Vietnam, per togliergli il corno. Si pensava che in Vietnam ne rimassero altri quattro, adesso sono arrivate le analisi del Dna delle feci raccolte nella riserva: era sempre il suo.

Nel sud-est asiatico dal corno si ricava dagli 8 ai 12 mila dollari s.q. per via del presunto effetto Viagra, anche se per essere politically correct i contrabbandieri lo spacciano adesso come antitumorale. In Africa è diverso, senza un pugnale dal manico in corno di rinoceronte da infilare alla cintura, uno yemenita si sente un poveraccio. L’origine del celodurismo si perde nella notte dei tempi.

Mezza conferma
Escono di continuo ricerche sulle cause dell’autismo e – salvo quelle che escludono i presunti metalli contenuti nei vaccini – di solito si contraddicono: una volta l’eredità genetica e l’altra i fattori ambientali. Sembrano prevalere i secondi. A luglio era uscita un’analisi statistica su Archives of General Psychiatry e ne avevano parlato anche i giornali qui, se ricordo bene: l’assunzione di antidepressivi SSRI nell’anno precedente il parto raddoppiava il rischio – da 3,3 a 6,7% – di autismo nei figli, soprattutto maschi.

Sui PNAS, Kimberly Simpson et al. descrivono gli effetti del citalopram su 200 ratti ai quali è stato somministrato nei periodi corrispondenti a quelli dello sviluppo cerebrale infantile negli umani. Rispetto ai ratti del gruppo di controllo, da piccoli non giocavano con gli altri, da adulti evitavano i rapporti sociali, insomma avevano comportamenti autistici, sopratutto i maschi. Post mortem, mostravano anomalie nella corteccia cerebrale, nel corpo calloso, nella mielina ecc.

Niente di definitivo per gli umani però.

Le parole per dirlo
Sempre in tema di autismo, Retraction Watch racconta che i redattori di PLoS One hanno sostituito “persone” con “pazienti” in un paper del gruppo di Michelle Dawson sulla sindrome di Asperger. Sorpresa e protesta di lei, paper ritirato e ripubblicato lo stesso giorno senza le sostituzioni, scuse della redazione, ringraziamenti di lei per la solerzia.