Problemi di età

Ormai l’ho superata, ma l‘articolo di Benjamin Jones e Bruce Weinberg sui PNAS potrebbe interessare i ricercatori di mezz’età.

Jones e Weinberg hanno studiato la biografia di 525 scienziati premiati con il Nobel per la medicina, la chimica e la fisica tra il 1900 e il 2008 e trovato che le grandi scoperte fatte prima dei trent’anni erano limitate alla meccanica quantistica negli anni ’20 e ’30. Il mito della creatività giovanile sembra ottocentesco: prima del 1905 venivano premiati un 20% di lavori fatti entro i trent’anni, poi il tasso  è calato e dal 2000 è dello 0%…

In realtà, i giovani post-doc hanno sempre meno occasioni di dimostrare il contrario. Aumenta l’età dei destinatari dei finanziamenti per la prima ricerca indipendente – negli Stati Uniti la maggioranza ha più di 40 anni – e secondo Paula Stephan potrebbe essere un bene, il picco creativo si unirebbe a una maggiore esperienza, comunque sia:

l’importante è che la gente non pensi che il proprio declino inizia a 35 o 40 anni.

Forse pensa ad altro, per es. a come riuscire a campare da precari sottopagati e spesso sovrasfruttati. Tanto più se è gente di sesso femminile.

Il rimedio o no
Il 20 ottobre, la Regiopharma faceva una conferenza stampa a Zagabria per lanciare la sua pillola ringiovanente, l’Energiser HPE 40, fatta di quattro antiossidanti vegetali: resveratrolo, licopene, proantocianidina e una catechina del tè verde. Testimonial: il famoso sessantasettenne Miroslav Radman dell’università di Paris V e del MedSL, un nuovo istituto di ricerca biomedica a Spalato, specialista di riparazione del DNA in particolare nel Deinococcus radiodurans, detto “Conan, il batterio più tosto del mondo”.

Radman aveva sperimentato il farmaco in vitro e trovato un fantastico effetto antiossidante – per contratto MedSL avrà l’1% sulle vendite – e da quando lo prendeva si sentiva molto più energico.

Giornalisti un po’ scettici hanno quindi intervistato l’under-50 Ivan Djiki, altro emigrato croato che dirige l’Istituto di biologia molecolare, a Francoforte, fa parte anche lui del MedSL di Spalato e co-autore con Radman del paper sul D. radiodurans uscito su Nature.

Djiki ha fatto presente che non c’erano pubblicazioni su riviste peer-reviewed né risultati di esperimenti clinici. Non vedeva su che cosa l’azienda si basasse per affermare che il prodotto era innocuo e rallentava l’invecchiamento. Il seguito da Science:

– Se non ritratta, gli facciamo causa, dice Regiopharma.

– Ritrattare? Non ho detto nulla di scorretto e non vedo di cosa mi possono accusare. Ci provino, ma se vogliono azzittire i critici con me non ci riusciranno, dice Djiki.

– Non è vero che vogliamo azzittirlo, in tribunale potremo stabilire la verità scientifica con argomenti validi invece che con dichiarazioni contenziose nei media, dice Radman.

Il che, da uno che propaganda un farmaco raccontando ai media che lo fa “sentire più energico”…