Innanzitutto, il telescopio spaziale Kepler ha solo una seconda rotella bloccata, la notizia della sua morte è prematura anche se la prognosi è tuttora riservata. Incrocio le dita e vado con Nature:
– sulla clonazione delle blastocisti umane di cui parlavo ieri, David Cyranoski scrive
Public fears that the technology might be used to create human clones are another sticking point. The research might spark “cloning hysteria” that opponents of stem-cell research could capitalize on, says Bernard Siegel, executive director of the Genetics Policy Institute in Palm Beach, Florida. But Mitalipov has tried without success for more than a decade to produce a monkey by cloning. Tachibana says that an upcoming publication will explain why reproductive cloning of humans is not possible using their SCNT technique. (Grassetto mio)
Bene. Anche per la pecora Dolly, l’analisi delle clonazioni fallite era stata utile. Come tutti, David dice che per gli esperimenti clinici è più facile e conveniente usare cellule staminali adulte “indotte”. In realtà quelle embrionali sono tuttora necessarie per identificare eventuali differenze rispetto a quelle “indotte”.
– la ricerca cinese in genetica dell’intelligenza “estrema” desta molte critiche. Ci hanno già provato in parecchi senza trovare niente tra i quali Robert Plomin del King’s College, che collabora al nuovo studio. Il molto intelligente Ed Yong lascia l’ultima parola a Peter Visscher:
the idea of predicting intelligence from a DNA sample is fanciful. “Even for human height, where you have samples of hundreds of thousands, the prediction you’d get for a newborn person isn’t very accurate,” he says. “That will be true for IQ for a long time to come.”
– Richard van Noorden era a Montréal, alla 3° conferenza mondiale sull’integrità nella ricerca. Incipit del suo resoconto:
Every conference has its own brand of comedy, and the humour is deliciously dark when the subject is misconduct. James Kroll, who investigates misconduct allegations at the US National Science Foundation, knew he would get a laugh with his classic “excuses for plagiarism” slide, which included one scientist who blamed acid reflux, and another who was “distracted by bird vocalizations”.
Seguono idee e iniziative per rimediare. Per il resto, ho letto solo tre papers:
– nei lab ci sono già i diodi a polaritoni, ma Christian Schneider et al. hanno costruito e verificato le prestazioni del primo laser a polaritoni che funziona a temperatura ambiente senza sbavare dopo la prima “pompata”. In attesa di third party report, direi che promette applicazioni, non solo per creare strumenti di ricerca più precisi e che fanno risparmiare sulla bolletta. Ma le previsioni tecnologiche et moi ça fait deux…
– bello anche per il metodo e la qualità degli indicatori, trovo, Signature of ocean warming in global fisheries catch di Cheung, Watson e Pauly. “Global” implica sostanziali margini d’incertezza, ovviamente, ma non al punto di nascondere la firma:
This study shows that ocean warming has already affected global fisheries in the past four decades, highlighting the immediate need to develop adaptation plans to minimize the effect of such warming on the economy and food security of coastal communities, particularly in tropical regions.
– Anche i media italiani si sono dilungati sulla doppia mastectomia di Angelina Jolie dopo un sequenziamento del BCRA 1. Ma il test della Myriad è poco affidabile e non conta solo il suo DNA. Prima di decidere, sarebbe da far leggere all’oncogenetista di fiducia la ricerca di Heidi Dvinge et al. (e quelle in bibliografia, non è la prima) “The shaping and functional consequences of the micro-RNA landscape in breast cancer“.
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In realtà ho letto anche il lavoro di Xiaoli Xiong et al. sui recettori dei virus H5. Secondo me, dimostra che non serve creare ceppi che infettano i mammiferi per riuscire a prevedere le mutazioni probabilmente pericolose per i mammiferi umani. Ma forse ha limiti che non capisco, aspetto una “expert opinon”.
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Consenso crescente
Sulle peer-reviewed Env. Res. Lett., John Cook, Dana Nuccitelli e sette complici pubblicano gratis l’analisi di 11.944 paper sul clima, firmati da oltre 29 mila scienziati e pubblicati da riviste peer-reviewed dal 1991 al 2011.
Oltre la metà sono ricerche sul clima, non sulle cause del risc. glob. attuale. Delle 4.000 e passa ricerche sulle cause, il 97,1 % dice che siamo noi, lo 0,3% ha qualche dubbio e lo 0,7% nega l’effetto serra dei gas serra, come globalcoolisti, creazionisti e fuffreddisti vari.
Sul Guardian, Susan Goldenberg riassume i dati e Dana N. spiega la doppia valutazione usata per ottenerli.
Su Oggi Scienza Anna Sustercic parla delle vittime del Climate Change in Alaska. Il governo federale aveva promesso di attuare le “misure immediate” previste dall’Alaska Baseline Erosion Assessment nel 2009. Ma per trasferire soltanto la comunità di Newtok (360 abitanti) oltre il fiume dove il permafrost non cede e la costa non si sgretola, servirebbero dagli 80 ai 130 milioni dollari. Troppi per gli USA e per lo stato che si arricchisce al grido di “Drill, baby, drill“.
Hanno dei termometri sorprendentemente buoni questi stupidi pesci, 0.19 °C/decade torna propio bene. O sono i nostri stupidi termometri ad essere sorprendentemente buoni?
Mi dovrei sentire almeno in parte un complice di John Cook visto che ho dato una mano e figuro nei ringraziamenti? 🙂
giusto, se vuoi ti denuncio….
La procedura di valutazione è stata più complessa e conservativa di quanto ha scritto Dana per brevità. Senza bisogno di descriverla, basta notare che abbiamo catalogato come “neutri” una percentuale di articoli di gran lunga maggiore di quanto detto dagli autori stessi, ma alla fine la percentuale di consenso risulta essere praticamente identica.
Ok, sono di parte, ma sono convinto sia stato un lavoro ben fatto (oltre che lungo e stancante 🙂 )
Il Presidente Barack Obama tweetta l’articolo sul consenso. ^_^
@Riccardo
complimenti, ti denuncio anch’io 😉
Lungo e stancante lavoro ma assai meritevole. E d’impatto!
@Oca
“Oltre la metà sono ricerche sul clima, non sulle cause del risc. glob. attuale. Delle 4.000 e passa ricerche sulle cause, il 97,1 % dice che siamo noi, lo 0,3% ha qualche dubbio e lo 0,7% nega l’effetto serra dei gas serra”
Lo so che pecco per pignoleria e sembra che cerchi il pelo nell’uovo. E non cambia granché. Ma per completezza: delle 4’014 ricerche (circa 1/3) che prendono una posizione sulle cause antropiche del GW (AGW), il 97,1 % sostiene il consenso sull’AGW, l’1.9% lo rigetta e l’1% è incerto. I rimanenti 2/3 delle ricerche analizzate non prende alcuna posizione in merito all’AGW.