Da quasi vent’anni, la Food and Drug Administration deve autorizzare il salmone transgenico AquAdvantage, dell’Aquabounty, che diventa grande come un adulto a soli 2 anni, da allevare in vasca sulla terra ferma (per ora in Panama), e non in mare.
Sarebbero solo femmine sterili, ma non al 100%, è impossibile escludere che qualche uovo scappi in natura, quando viene rinnovata l’acqua delle vasche. La cosa preoccupa “l’economia” canadese del salmone selvatico, già mal ridotto dall’inquinamento e dal risc. glob. in corso (corretto un link e aggiunto un terzo, h/t Udik).
5/6 rif. anche Climate Change at the dinner table e Signature of ocean warming in global fisheries catch.
*
No surprise, sono Krista Oke et al. a pubblicare sui Proc. of the Royal Society B. – in open access – i risultati di esperimenti lunghi e complicati, finanziati da svariati enti pubblici e dall’Atlantic Salmon Federation.
Una sorpresa però c’è:
Through experimental crosses, we demonstrate transmission of a growth hormone transgene via hybridization between a candidate for commercial aquaculture production, GM Atlantic salmon (Salmo salar) and closely related wild brown trout (Salmo trutta). Transgenic hybrids were viable and grew more rapidly than transgenic salmon and other non-transgenic crosses in hatchery-like conditions. In stream mesocosms designed to more closely emulate natural conditions, transgenic hybrids appeared to express competitive dominance and suppressed the growth of transgenic and non-transgenic (wildtype) salmon by 82 and 54 per cent, respectively.
Grassetto mio.
Se le trote ibride diventassero invasive, agli orsi farebbe comodo: cibo garantito tutto l’anno e senza dover rischiare una brutta caduta.
Self/Third/Fourth-Party Reports, febbraio-ottobre 2011, dicembre 2013
Ascoli 65 ha visto un’altra volta l’Università di Bologna (1) pettinare l’e-cat con una sveglia credendo che fosse un calzascarpe.
Nel test di dicembre 2013, Robert Z. ha trovato una sorpresa anche lui (abstract di Giancarlo sotto, 29 maggio 2013 alle 2:14 pm) e ha pure tradotto il report dei coniugi Inge e Adolf Visitati dagli alieni Schneider in visita al capannone di Ferrara proprio durante il test. Quite a party.
Gli scienziati indipendenti che eseguivano le misure erano quattro, stando al padrone di casa, Levi, la sua studentessa Foschi, Essén e …, gli altri per procura?
(1) Per usare una sineddoche cara a 22 passi…
Mi scoccia rompere le scatole per cosi’ poco, ma il link che proverebbe che il salmone selvatico e’ mal ridotto dal riscaldamento globale rimanda ad un documento che non dice nulla del genere. Infatti afferma che:
“Some salmon populations have declined significantly in recent decades. While human activities are largely responsible, climate change could now exacerbate or even supersede these threats”;
“As water temperatures increase, a number of negative effects on salmon may arise.”
“Such direct impacts on the biology of salmon may potentially lead on to further, less direct impacts”
“it is possible that increasing temperatures could cause…”
“As the air temperatures warm, much of the snow that feeds the river systems is expected to melt earlier”
“snow is predicted to be replaced by rain”
“will lead to a reduction”
“will [..] and is likely to reduce”
“Predicting the specific effects of climate change on salmon in their marine environment is extremely difficult.”
“It has been suggested that many of the food webs of which salmon are a part will be disrupted..”
“Changes in the timing of these blooms could cause a scarcity of food…”
“some populations at higher latitudes may actually benefit from warmer temperatures”
ecc.
Cioe’: tutte le affermazioni sono al futuro e condite da una quantita’ innumerevole di “may”, “could”, “potentially”. Non voglio dire che siano tutte speculazioni sbagliate o senza valore. Ma non c’e’ un dato preciso, fattuale. Soprattutto non c’e’ niente che supporti quel “gia’ malridotto” che invece e’ un’affermazione che vale per il presente e come dato di fatto.
Solo per far notare che a volte le speculazioni sul futuro si trasformano troppo presto in affermazioni sul presente.
@Udik
Giusto, “risc. glob” doveva avere due link, ho sbagliato io. Adesso correggo, grazie.
@Oca:
grazie, ma per meritarmi fino in fondo la menzione devo osservare che il secondo link andrebbe proprio rimosso, dato che come gia’ detto non accenna ad effetti attuali del cambiamento climatico, e che il terzo link rimanda ad un articolo dove (se non sbaglio) i salmoni non sono neppure citati 🙂
@Udik
ussignur, se + caldo = – plancton in acque sia dolci che salate il salmone cosa mangia? Patatine fritte?
@Oca: francamente non saprei, le mie conoscenze sui salmoni si limitano perlopiu’ al libro di ricette. Pero’, dovessi giustificare un’affermazione di fatto (non una supposizione o una possibilita’, in quel caso potrebbe andare), cercherei dei supporti piu’ solidi.
@Udik
lei nega che l’abbondanza del plancton dipenda dalla temperatura o pretende due link per ogni parola che scrivo?
@Oca
“pettinare l’e-cat con una sveglia credendo che fosse un calzascarpe.”
Perfetto.
A me occorrono ore, per essere così breve.
ciao,
mW
@Oca: no, ma che plancton e temperature… io dico che l’affermazione che i salmoni sono mal ridotti per il climate change non segue direttamente da un articolo che riguarda popolazioni e tempi di fioritura del fitoplancton nel lago Washington e che non menziona mai i salmoni. Mi sembra di essere ragionevole.
Poi, intendiamoci: di salmoni so niente, come gia’ detto. Da una ricerca cursoria sul web mi pare di capire che le minacce comunemente note siano la pesca, l’inquinamento genetico, le dighe idroelettriche, e l’inquinamento ambientale. Poi se uno vuole dire che il climate change contribuisce, e’ libero di farlo: un articolo a supporto nella letteratura scientifica degli ultimi vent’anni lo trovera’ sempre.
@Udik
“l’affermazione che i salmoni sono mal ridotti per il climate change”
Visto che ci tiene a negarlo…
@Oca: che senso ha accumulare link a caso? Due dei link sono a homepages di centri di ricerca, uno ad un altro articolo declinato al futuro e intriso di “may”, “could” e “possibly”, e l’ultimo a un documento che inizia affermando: “The odds have been against the salmon. The construction of dams, overfishing, habitat loss, and water pollution have collectively caused their decline. We are learning that climate change may be yet another threat to the species’ survival”. Ovvero, ancora una volta, le cause riconosciute del declino dei salmoni non sono nel cambiamento climatico.
@Udik
le altre cause sono nel sunto dell’IUCN, non serve ricopiarle.
Ha detto lei “di salmoni so niente”. Sui siti dei centri di ricerca ci sono informazioni e bibliografie. Si è fermato alla home page e alle parole che le servono per negare l’effetto già osservato di inquinamento + alte temp. sul plancton, la catena trofica e i cicli biologici dei pesci. Q.E.D.
negli ultimi 20-30 anni si sono accumulati decine di lavori ed osservazioni delle associazioni di pescatori sull’interazione fra ruolo del clima sulla vita del salmone; i tempi devono essere questi dato che il clima agisce su tempi lunghi, ma forse Udik (che mi ricorda Ubik, ma al contrario, Ubik camminava alla rovescia sto qua va dritto sull’autostrada fossile) non ha internet poverino e il salmone lo mangia solo dal supermercato, ma ancora per poco
-Climate change and salmon production in the Northeast Pacific Ocean S.R. Hare and R.C. Francis
Hare, S. R. and R. C. Francis. 1994. p. 357-372. In R. J. Beamish [ed.] Climate Change and Northern Fish Populations. Can. Spec. Publ. Fish. Aquat. Sci. 121.
-Proc Natl Acad Sci U S A. 2007 April 17; 104(16): 6720–6725. Published online 2007 April 5. doi: 10.1073/pnas.0701685104 Sustainability Science, Ecology Projected impacts of climate change on salmon habitat restoration
-http://cmsdata.iucn.org/downloads/fact_sheet_red_list_salmon.pdf
-http://www.fs.fed.us/ccrc/topics/aquatic-ecosystems/salmon-trout.shtml
-http://www.nwf.org/Wildlife/Threats-to-Wildlife/Global-Warming/Effects-on-Wildlife-and-Habitat/Salmon.aspx
@CdV: primo articolo: non saprei dire quanto sia affidabile il primo articolo che cita, ma l’articolo sembra riguardare un effetto positivo del cambiamento climatico sui salmoni. Infatti, dall’introduzione:
“In the mid-1970s, ocean conditions in the North Pacific Ocean underwent a dramatic and abrupt change (Graham 1994). Coincident with the physical regime shift, Alaskan salmonids entered an era of greatly increased production that has persisted into the 1990s (Fig. 1).”
E tentativi di individuazione di un nesso causale con il climate change:
“Rogers (1984) proposed that the increase in catch derived from increased marine survival of migrating salmon in their last winter at sea. Anomalously warm surface temperatures in the Gulf of Alaska altered both the migration paths and timing of returning salmon thus lessening their vulnerability to predators (principally marine mammals).”
“The second mechanism relates improved feeding conditions in the Alaska Current and Alaska Gyre to increased salmon production. Brodeur and Ware (1992) documented a twofold increase in zooplankton biomass between the 1950s and 1980s in the subarctic Pacific Ocean. They suggest that the primary beneficiaries of the elevated zooplankton biomass are juvenile salmon that migrate around the coastal margin of the CSD foraging on zooplankton advected to the oceanic shelf.”
Il secondo e’ uno studio declinato al futuro (proiezioni, possibilita’), riguardante i progetti di habitat restoration in un’area particolare e basato su un insieme di vari modelli:
“Using a series of linked models of climate, land cover, hydrology, and salmon population dynamics, we investigated the impacts of climate change on the effectiveness of proposed habitat restoration efforts designed to recover depleted Chinook salmon populations in a Pacific Northwest river basin.”
Ovviamente il fatto che si parli di habitat restoration fa capire che in questo caso ci sono problemi ambientali ben piu’ chiari e definiti del climate change.
Il terzo e’ il link originariamente pubblicato dall’Oca e da me criticato. Riporta, fra l’altro, le testuali parole: “Not all salmon populations will be affected by climate change in the same way, and some populations at higher latitudes may actually benefit from warmer temperatures through increased production. [che sia un riferimento all’articolo del 1994?] It is possible that a warmer climate could make new spawning habitats available, and this has been observed in parts of Alaska”
E, suibito dopo, il caveat:
“It is important to note that a multitude of other threats to salmon currently exist. These include:
• Overexploitation by the fishing industry.
• Habitat destruction and degradation (particularly through activities such as mining, forestry, agriculture and/or urbanisation).
• Pollution and sedimentation of river waters
• Obstruction of migratory routes, (especially by dams and hydropower stations).
• Interbreeding and ecological interactions with artificially propagated salmon (originating from either farms or hatcheries).”
Anche il quarto e il quinto link sono gia’ stati riportato dall’Oca, e riguardano sempre proiezioni e considerazioni declinate al futuro.
Del quinto link e’ interessante notare anche la sezione “How Do We Protect Salmon from Global Warming?” che consiste di 9 punti, sei dei quali non hanno nulla a che vedere con la CO2 e l’effetto serra, ma con pesca e inquinamento ambientale: come se “global warming” fosse diventato un termine generico per indicare l’impatto dell’uomo sull’ambiente.
Non ho mai visto nessuno affermare che il riscaldamento globale sia l’unico problema dei salmoni o più in generale degli ecosistemi. Al contrario, mi capita di leggere che poichè esistono anche altre cause il riscaldamento globale possiamo metterlo da parte. Se la mia auto ha problemi al motore ed ai freni non mi sembra sensato non aggiustare i secondi perchè tanto l’auto non cammina.
Riccardo, la mia impressione (che magari e’ sbagliata, ma finora non ho trovato nulla che la smentisca) e’ che i problemi dei salmoni al presente abbiano poco o nulla a che vedere con il cambiamento climatico. Che ci siano studi sugli impatti che questo potrebbe avere nel futuro, ma che non sia corretto dire che questi impatti abbiano gia’ avuto luogo. E che quindi, nel tuo esempio dell’automobile, solo il motore sia effettivamente da aggiustare.
La mia impressione e’ che ci sia, per quanto riguarda i cambiamenti climatici, una sorta di costante percolazione delle nostre ipotesi sul futuro nella nostra percezione della realta’. Si dice (pare lo dicesse Popper, almeno) che uno dei fini dell’intelligenza sia quello di permettere alle nostre ipotesi di morire al posto nostro. Generiamo continuamente ipotesi che prendono in considerazione i casi peggiori, e in base a quelle regoliamo i nostri comportamenti. Pero’ se si perde il senso della distinzione fra queste ipotesi e la realta’ effettiva si diventa paranoici o fobici, poiche’ si vede immediatamente realizzata ogni possibile conseguenza negativa delle proprie azioni. Per questo insisto sull’importanza di mantenere ipotesi e previsioni rigidamente separati dai fatti.
Udik
grazie per aver espresso chiaramente il tuo pensiero dopo aver detto di non saperne nulla di salmoni e che ti scusavi per il rompere le scatole per così poco. Giusta o sbagliata che sia un’idea forte te la sei fatta tanto da affermare di non aver trovato nulla che la smentisca.
Tornando in tema, io non conosco la letteratura sull’argomento; nel post si trovano tre link.
Il primo porta ad un articolo dove (leggendo solo l’abstract) si legge fra l’altro di una relazione fra la riduzione dei salmoni e vari fattori climatici. Quello che dici di non aver trovato.
Il secondo tratta, come dici tu, di cosa ci si aspetta per il futuro.
Il terzo tratta non direttamente di salmoni ma dell’osservazione della rottura del legame fra fito- e zoo-plankton, importante anche per i salmoni come livello trofico subito superiore.
Capisco che ti possa sembrare insufficiente e, anzi, a tutti piacerebbe avere dati più netti. Il problema, e questo c’entra con il perchè si parla spesso del futuro, è che quando il segnale sarà “forte e chiaro” sarà troppo tardi per farci qualcosa. Dobbiamo necessariamente anticiparlo e se, per dire, conosco la tolleranza alla temperatura o alla concentrazione di CO2 di una certa specie, è così difficile pensare che se ci avviciniamo al limite ci saranno problemi o devo aspettare che l’evento si verifichi?
Questa del dover anticipare è purtroppo una caratteristica anche di molti altri aspetti del problema climatico. La distruzione delle barriere coralline, la probabile estinzione di specie vitali, l’alterazione del ciclo idrologico, l’occorrenza degli eventi estremi, etc., quando il segnale sarà “forte e chiaro” sarà il segnale che abbiamo perso la battaglia. Fisica, chimica e biologia, tutte e tre all’unisono, ci dipingono un quadro coerente e per quanto incerto possa essere a questo dobbiamo fare riferimento. L’approccio deve essere quindi l’opposto, abbiamo motivo per credere che i cambiamenti climatici non ci daranno problemi?
@Riccardo
tutti i pesci d’acqua fredda – essendo animali a sangue freddo! – sopportano male l’aumento della temperatura. E’ uno dei tanti motivi per le quote imposte in Canada, USA ecc., così si vede se il salmone atlantico si adatta o continua ad avere i cicli biologici sfasati.
ocasapiens
se la memoria non mi inganna, ricordo di aver letto un articolo propio sui salmoni che trovandosi improvvisamente in una corrente calda (per loro) tendevano a cambiare rotta cercando di aggirarla. Mi fece sorridere perchè noi, inguaribili antropocentrici, penseremmo che un po’ d’acqua meno fredda debba per forza fare piacere.
Quanta paura per nulla.
I salmoni si adatteranno.
Esattamente come le Blatte 😉
Siamo o no tutti EVOLUZIONISTI?
hi hi hi…
‘notte
@Riccardo: “Giusta o sbagliata che sia un’idea forte te la sei fatta tanto da affermare di non aver trovato nulla che la smentisca.”
Eh no! L’onere della prova ce l’ha chi afferma qualcosa. La mia non e’ un’ “idea forte”, e’ semplicemente l’ipotesi nulla.
“Il primo porta ad un articolo dove (leggendo solo l’abstract) si legge fra l’altro di una relazione fra la riduzione dei salmoni e vari fattori climatici. Quello che dici di non aver trovato.”
E’ vero. E’ stato aggiunto dall’Oca dopo il mio primo commento. E’ un punto a favore di quello che sostiene; pero’ dalle altre ricerche che ho fatto (e dagli altri articoli che sono stati linkati) non mi pare che ci sia un consenso sulla tesi – quell’articolo del 2003 mi sembra abbastanza isolato.
“Il problema, e questo c’entra con il perchè si parla spesso del futuro, è che quando il segnale sarà “forte e chiaro” sarà troppo tardi per farci qualcosa. Dobbiamo necessariamente anticiparlo e se, per dire, conosco la tolleranza alla temperatura o alla concentrazione di CO2 di una certa specie, è così difficile pensare che se ci avviciniamo al limite ci saranno problemi o devo aspettare che l’evento si verifichi?”
Si, capisco il problema, ma il ruolo della scienza e’ quello di fornire un quadro preciso dei fatti. Presentare speculazioni o proiezioni come fatti piu’ certi di qanto non siano o addirittura come gia’ avvenuti, al fine di stimolare un’azione, e’ un’operazione politica, non scientifica. Posso comprenderne le ragioni ma non e’ scienza, anzi, e’ un inquinamento grave della scienza.
“L’approccio deve essere quindi l’opposto, abbiamo motivo per credere che i cambiamenti climatici non ci daranno problemi?”
Il problema, come sempre nella scienza, e’ quantificare: esattamente quali e quanti problemi ci daranno? Questo e’ quello che vorremmo sapere con precisione, anche perche’ le contromisure hanno un costo molto elevato. Ma se decidiamo che i rischi sono abbastanza alti da rendere opportuno esagerarli in modo da stimolare il pubblico all’azione, entriamo in un circolo vizioso: perche’ piu’ aumenta il rischio percepito, piu’ aumenta il nostro bisogno, conscio o inconscio, di ingigantirlo per convincere quelli che ci stanno intorno.
@Oca: il range di temperatura tollerato dai salmoni atlantici va dai 4 ai 12 gradi per lo stadio piu’ fragile, le uova, agli 0 – 23 gradi per i salmoni adulti. Le temperature sono aumentate nell’ultimo secolo di quanto? Un grado, alle alte latitudini?
@Udik
infatti, per la schiusa conta la temperatura primaverile e di recente supera spesso i 12 °C per settimane bloccando l’attività di alcuni geni.
In mare forse si può usare la media del +1, perché cambia le correnti, i venti, la distribuzione delle altre specie, il cibo disponibile ecc. Il caldo rallenta la crescita, i giovani sono mangiati appena arrivano in mare, al largo certe meduse si spingono a Nord e fanno stragi e così via. Alla fine i salmoni rientrano in pochi (NOAA, 2012).
There are many waste streams that structures need to “dispose of”.
One of the largest permaculture communities in the US, Earthhaven
Ecovillage, is located in the nearby town of Black Mountain.
Healthy soil means healthy plants, which allows us
to grow organic food.