La frenata degli alisei


Il riscaldamento globale sta rallentando, ma non la ricerca sulla variabilità naturale del clima, su quello che accade fra i Tropici in particolare. Su Nature Climate Change un gruppo di australiani, con in mezzo Gerald Meehl, spiega il mistero del Pacifico centro-orientale, rimasto “relativamente” fresco malgrado la forzante radiativa aumentata insieme alla concentrazione dei gas serra.

Dati alla mano
a pronounced strengthening in Pacific trade winds over the past two decades—unprecedented in observations/reanalysis data and not captured by climate models—is sufficient to account for the cooling of the tropical Pacific and a substantial slowdown in surface warming through increased subsurface ocean heat uptake. The extra uptake has come about through increased subduction in the Pacific shallow overturning cells, enhancing heat convergence in the equatorial thermocline.

Calcolano che gli alisei “rafforzati” hanno ridotto di 0,1 – 0,2°C la temperatura media globale (sempre alla superficie), più della riduzione dovuta all’attività solare minima da 10 anni – com. stampa e Skeptical science
Chissà se hanno rafforzato anche l’intensità dei tifoni.

Agg. I soliti globalcoolisti deridono la ricerca uscita oggi, insieme alle altre che spiegano parte della pausa. Tamino ne approfitta per spiegare “la vera differenza tra scettici e neghisti”:

When scientists who are genuinely skeptical see something they don’t understand, they try to understand it. When deniers see something scientists don’t understand, they use it as an excuse to claim that “natural variation has been in control, not CO2.”

Come altri, è scettico sulla pausa e per ora la ritiene “statisticamente non significativa” (nel post ci sono i link a cinque delle sue analisi).

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A proposito di intensità, il Met Office britannico pubblica un rapporto sulle tempeste e alluvioni di questo inverno. Non c’è una “risposta definitiva” che ne attribuisca la severità ai cambiamenti climatici, scrive nel com. stampa,

Nevertheless, recent studies have suggested an increase in the intensity of Atlantic storms that take a more southerly track, typical of this winter’s extreme weather. There is also an increasing body of evidence that shows that extreme daily rainfall rates are becoming more intense, and that the rate of increase is consistent with what is expected from the fundamental physics of a warming world.

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Caso Stamina, cont.

Su Scienza in rete, Roberta Villa racconta la ricerca che non c’è stata, quella che dava risultati negativi e chi la faceva davvero.

11 commenti

  1. Come scrive Nuccitelli sul Guardian, “…The next piece of the puzzle will involve explaining the cause of the dramatic, unprecedented trade wind acceleration. The IPO cycle can explain about half of the wind changes, but climate scientists are still investigating other possible contributing factors”. Ha notizie di ricerche sugli altri “possible contributing factors”?
    Grazie, Diego

    1. Diego,
      si parlava di un’espansione in corso (per via del risc. glob) delle celle di Hadley, ma non ho visto pubblicazioni recenti e mi sono fatta l’impressione che gli alisei fossero considerati roba da meteorologi…
      Però non leggo le riviste specializzate, magari Steph e Riccardo ne sanno di più.

  2. Non ho accesso all’articolo e non capisco l’affermazione di Dana dato che i modelli non simulano correttamente la circolazione dei venti di superficie.
    Qui una interessante analisi della combinazione di variabilità interdecadale e forzata nel Pacifico. Ci sono altri effetti (o cause, chi lo sa) sia oceanici che atmosferici che influiscono sull’IPO, dalla bassa pressione delle Aleutine all’estensione di Kuroshio all’ENSO stesso. Vai a capire se e come si combina questo mix di variabilità stocastica e forzata.

  3. Il trend positivo nella forza degli alisei del Pacifico è ben visibile persino nelle reanalisi NCEP/NCAR (con tutti i caveat del caso). Lo avevo “usato” in un post che iniziai a costruire l’anno scorso ma che – per motivi che non ricordo – è rimasto nelle bozze. Rimedierò ampliandolo quanto prima. C’erano anche alcune specifiche osservazioni che venivano dalla flotta argo (a proposito dell’accumulo di energia infrarossa da parte dell’oceano). L’avevo titolato “Argo-nautilus” 😉 mi sa che cambio titolo…
    “cella di Hadely e pubblicazioni recenti”
    lo conosci ?
    Nulla di particolarmente diverso da quanto già ± si conosceva, ma mostra in grande dettaglio come varia la risposta della cella in funzione del tipo di forzante.
    Un forcing centrato sull’equatore come nel caso del Nino causa un’intensificazione e relativa contrazione della cella di hadley, un forcing più esteso per latitudine come quello esercitato dalla CO2 ne causa invece un indebolimento e relativa espansione. Forcing centrati alle medie latitudini (es. O3 troposferico, balck carbon) ma anche la variabilità interna (es. trend verso un maggiore stato della Nina / IPO- nel Pacifico) – pur con tutte le notevoli incertezze nei dataset del caso – sono invece parecchio più efficienti ad espandere la cella ed è ciò che potrebbe essere avvenuto negli ultimi decenni. Una cella di Hadley più espansa, nel Pacifico (al netto della altrettanto importante cella di Walker), tende a rafforzare gli alisei.
    @Riccardo e oca
    IPO & friends: guardate un po’ questo grafico (la versione nordpacifica dell’IPO è chiamata PDO).

    1. Steph,
      per ora penso che Diego sia soddisfatto – io di sicuro
      Hadley cell: quel paper non lo conoscevo, grazie – di meteorologia non leggo quasi niente… QED

  4. Soddisfatto e… un po’ frastornato, ogni volta che leggo Steph e Reitano mi rendo conto di quanto c’è da (provare a) imparare.
    Grazie davvero,
    Diego

  5. Diego
    oserei dire meno male che c’è sempre tanto da imparare, altrimenti i ricercatori che dedicano la loro vita a studiare qualcosa ingrosserebbero le fila dei disoccupati 🙂

  6. Mentre il nord america è stretto dalla morsa dei ghiacci,
    con temperature negative mai viste prima, anche in estremo oriente non si scherza.
    http://www.corriere.it/esteri/14_febbraio_16/tempesta-gelo-tokyo-tre-morti-850-feriti-28e77a8a-9697-11e3-9817-5b9e59440d59.shtml?utm_medium=facebook&utm_source=twitterfeed
    Naturalmente, la causa di tutto è il RISCALDAMENTO Globale, EH! Eh! Eh!
    Con un saluto ai creduloni che si bevono le ca**ate degli intellettuali “ortodossi”, quelli che
    “noi CIABBIAMO raGGione perchè ciabbiamo STUDIATO” eh eh eh!!
    Buona giornataaaa! 😉

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