Un anno fa, l’oca a.k.a. la custode del Parco delle Bufale aveva accolto con entusiasmo l’articolo prodotto da un quartetto di “ricercatori” più credenti che competenti: i fisici Elvio Carlino dell’IOM-CNR, Liberato De Caro e Cinzia Giannini dell’IC-CNR, diacono permanente il primo, e l’ing. Guido Fanti dell’università di Padova che da vent’anni paga e promuove una sindonologia sempre più comica.
Con i soldi dei contribuenti, il quartetto era riuscito a comprarsi la pubblicazione su PLoS ONE di
Il telo, avevano scoperto in 1mm di fibra girata di man in mano dal 1978 (un fatto che si erano ben guardati dal segnalare), aveva avvolto il cadavere di un uomo “torturato e ucciso”. I contribuenti saranno lieti di apprendere – grazie a Smut Clyde e Retraction Watch – che hanno buttato via soldi un’altra volta. La rivista ha ritrattato l’articolo contro la volontà degli autori, con un’elegante sintesi delle loro fantasie.
Purtroppo i laboriosi e costosi “studi”, svolti con il celebre metodo no control messo a punto da Antonietta Gatti all’inesistente Dipartimento di Nanodiagnostica del CNR, non hanno affatto dimostrato che
- “On the basis of the experimental evidences of our atomic resolution TEM studies, the man wrapped in the TS suffered a strong polytrauma”
- “the fiber was soaked with a blood serum typical of a human organism that suffered a strong trauma”
- “at the nanoscale it is encoded a scenario of great suffering recorded on the nanoparticles attached to the linen fibers”
come affermavano gli autori con un inglese barcollante e una fede incrollabile nelle proprie capacità induttive.
Complimenti agli esperti che hanno finanziato il capolavoro con il Progetto premiale USCEF DFM.AD006.077.001 e ai giornalisti che si son bevuti il trionfale comunicato stampa dell’università di Padova, per es.
aggiunta-rimmel
- Il Fatto quotidiano tre giorni fa
Fate passare al magnifico Rettore, alla presidenza del CNR e ai direttori dei quotidiani, per favore?
*
Nonostante le obiezioni del primo autore Lingping Zhu e l’irreperibilità degli altri due, PLoS ONE ha ritrattato anche la meta-analisi uscita a fine aprile, con la quale agopuntori cinesi sostenevano che l’agopuntura era più efficace dei lassativi nella cura della stitichezza cronica.
I motivi sono una breve lezione su come non fare una meta-analisi. Mi sembra anche un’ottima idea evidenziare la ritrattazione su sfondo fucsia in cima al paper.
I giornalisti non sono colpevoli se ignorano dei dettagli scientifici troppo tecnici. Per quanto s’informino e si aggiornino, non possono avere le stesse conoscenze scientifiche di chi pubblica un lavoro di ricerca. Hanno una grande responsabilità, invece, quando strumentalizzano una notizia, arrivando ad alterarne la verità dei fatti, per i motivi che ben sappiamo e che, dunque, è inutile star qui a ripetere.
Nel caso specifico in questione i soldi dei contribuenti ritengo siano stati spesi bene poiché è stata messa a punto una tecnica sperimentale innovativa che permette di avere dati sufficienti, attraverso la microscopia elettronica in alta risoluzione, su molecole organiche prima di distruggerle, nonostante l’intensa interazione con il fascio elettronico incidente, Si tratta, quindi, di una tecnica che può avere tantissime applicazioni in tanti campi differenti, arrivando su una scala, quella nanometrica, dove altre tecniche non possono arrivare.
Il problema, che ha scomodato alcuni personaggi contrari per partito preso alla autenticità della Sindone di Torino, è che la tecnica è stata applicata su di una sua fibra.
Troppo poco una singola fibra, ha scritto l’editore di PLOS ONE, per considerare i dati statisticamente significativi. Ma allora perché non l’hanno sollevata subito questa obiezione? Né i referees internazionali, né l’editore hanno pensato, un anno fa, che una fibra fosse troppo poco. Se ci sono delle incompetenze, quindi, andrebbero ricercate altrove, visto che l’editore che ha accettato il lavoro e i referees che hanno controllato la validità scientifica della ricerca proposta, non si siano accorti da subito che “uno” è troppo poco. Eppure non era così difficile, se questo è il problema.
La fibra potrebbe essere contaminata, ha scritto l’editore di PLOS ONE. Di creatinina e ferritina? È credibile, alla logica umana, che possa essersi contaminata proprio di creatinina e ferritina?
Ma perché non si è controllato se ci fossero colori, inchiostro o sangue animale? Questa è stata un’altra delle obiezioni “tardive” che, dopo un anno, l’editore di PLOS ONE, avrebbe avuto.
I pattern di diffrazione elettronica bidimensionali di strutture periodiche rappresentano una sorta di impronta digitale delle molecole. Da queste “impronte digitali” non è emerso che si trattasse di pigmenti, di inchiostro, ma di creatinina e ferritina. Questo è ciò che abbiamo trovato ed è ciò che potevamo riportare nel nostro studio. Abbiamo cercato tante altre molecole organiche che potevano esserci ma non c’erano.
Ma la creatinina e ferritina trovate potrebbero derivare da sangue animale, non umano?
È credibile alla logica umana che un ipotetico falsario medievale abbia torturato un animale per poi prelevarne il sangue, macchiare la Sindone, sapendo poi che all’inizio del terzo millennio ci sarebbero state delle tecniche in grado di evidenziare su una singola fibra del tessuto la presenza di creatinina e ferritina?
Un’ultima considerazione: lei sa benissimo che nella storia della scienza ci sono stati tanti preti e monaci che hanno fatto grandi scoperte scientifiche. Basta ricordare l’idea rivoluzionaria negli anni ’30 dell’espansione dell’universo o le leggi della genetica. Ci sono stati anche grandi scienziati laici che sono stati così credenti da dedicare delle intere opere della loro ricerca partendo da passi biblici. Le ricordo un nome per tutti: Isaac Newton.
Che c’è allora di strano che un ricercatore del CNR sia – indegnamente nonostante tutti suoi sforzi – anche diacono della Chiesa di Dio?
Liberato De Caro,
I soldi dei contribuenti sarebbero stati spesi bene se il vostro articolo non fosse stato ritrattato motivatamente.
Diversamente dai pontefici (in casi specifici), i referees non sono infallibili tanto più in una rivista sulla quale si paga per pubblicare articoli in qualunque disciplina come PLoS One.
Se con “giornalisti” si riferisce a me e mi dice quale delle mie frasi “altera la verità dei fatti” e perché, la modifico e la ringrazio.
Quelli che hanno riportato la vostra presunta scoperta si sono fidati del vostro comunicato stampa. Così imparano a chiedere il parere di ematologi forensi prima di ricopiare una réclame…
È credibile, alla logica umana, che possa essersi contaminata proprio di creatinina e ferritina?
Certo. Barrie Schwortz, il fotografo che vi ha fornito il frammento, ha usato magneti e adesivo per prelevarlo 40 anni fa, manipolarlo, analizzarlo per decenni ecc.
Come presumo lei sappia, la creatinina è presente ovunque ci siano ghiandole sudoripare, innanzitutto sul palmo delle mani. Dal Medioevo in poi, centinaia di persone hanno toccato quel telo con le mani sudate. Lo sapevate, eppure avete omesso di analizzare fibre prelevate con la stessa tecnica su un telo di lino passato di mano in mano, magari macchiate con tracce di sangue di mammiferi diversi.
Abbiamo cercato tante altre molecole organiche che potevano esserci ma non c’erano.
Su questo non ho dubbi. Vi resta da spiegare la “logica umana” secondo la quale, di tutte le molecole presenti nel sangue di un mammifero, soltanto due restano attaccate a un frammento di fibra – o all’adesivo usato per staccarlo – quando le molecole più abbondanti sono altre.
Ci sono stati scienziati cristiani un tantino più autorevoli di voi che hanno analizzato fibre della Sindone. A differenza di Giulio Fanti, non si sono mai vantati dicendo che le loro ricerche erano le uniche a essere approvate da Gesù e dalla Madonna e che, per questo motivo, quelle altrui non erano valide.
Se posso permettermi un suggerimento, la prossima volta che ricorre a un argumentum ab auctoritate, non evochi Newton prima di esser certo che i suoi interlocutori sono semi-analfabeti.
Dai passi biblici Newton ha calcolato che la Terra è stata creata circa 4000 anni a.C. E se “la Chiesa di Dio” avesse saputo quello che combinava con altri passi, lo spediva sul rogo di corsa.
Ho una domanda. Perché – da cronista della ricerca – dovrei credere alla validità delle sue dopo questo questo suo “comunicato stampa” traboccante vanagloria, invidia e maldicenze?
Be’, se il suo Dio esiste, l’indomani vi ha dato una lezione internazionale di modestia.
aggiunto il 24 luglio
quel comunicato stampa salvato da google cache e Wayback machine è stato rimosso dal sito dell’università.
Altre news oggi.
@ Liberato De Caro
Il problema, che ha scomodato alcuni personaggi contrari per partito preso alla autenticità della Sindone di Torino
Ma… e’ sicuro di essere nella posizione di poter criticare coloro che sono “contrari per partito preso” riguardo all'”autenticita’”?
Sia chiaro: non dico che la critica non possa essere corretta.
Ma leggendo i primi due paragrafi dell’introduzione dell’articolo che vi e’ stato ritirato osservo un evidente cherry picking di elementi a favore dell’autenticita’ accompagnato da un plateale tentativo di sminuire gli elementi contrari.
Troppo poco una singola fibra, ha scritto l’editore di PLOS ONE, per considerare i dati statisticamente significativi. Ma allora perché non l’hanno sollevata subito questa obiezione? […] La fibra potrebbe essere contaminata, ha scritto l’editore di PLOS ONE. Di creatinina e ferritina? È credibile, alla logica umana, che possa essersi contaminata proprio di creatinina e ferritina?
Ma perché non si è controllato se ci fossero colori, inchiostro o sangue animale? Questa è stata un’altra delle obiezioni “tardive” che, dopo un anno, l’editore di PLOS ONE, avrebbe avuto.
Queste sue critiche alla rivista mi paiono condivisibili.
Ma non mi sembra che inficino le obiezioni che hanno portato a ritirare il vostro articolo.
Con queste osservazioni lei puo’ agevolmente convincermi che sia stato sbagliato pubblicare l’articolo, non che sia stato sbagliato ritirarlo.
È credibile alla logica umana che un ipotetico falsario medievale abbia torturato un animale per poi prelevarne il sangue, macchiare la Sindone, sapendo poi che all’inizio del terzo millennio ci sarebbero state delle tecniche in grado di evidenziare su una singola fibra del tessuto la presenza di creatinina e ferritina?
Non e’ che sta cercando di prenderci in giro?
E’ ovvio che la risposta e’ no. Ma e’ anche evidente che la domanda e’ capziosa.
L’ipotetico falsario medioevale, che avesse voluto simulare delle macchie di sangue, cos’altro avrebbe potuto usare di meglio del sangue?
La cosa mi sembra evidente. E questo a prescindere dal fatto che il falsario abbia pensato o meno allo sviluppo delle tecniche investigative dei secoli successivi.
E l’ipotesi che abbia usato il sangue di un animale, presumibilmente maltrattato e macellato senza tanti riguardi, e’ davvero un’ipotesi cosi’ assurda?
Che c’è allora di strano che un ricercatore del CNR sia – indegnamente nonostante tutti suoi sforzi – anche diacono della Chiesa di Dio?
Il problema e’ un altro.
Un laico, un diacono o anche un sacerdote cattolico possono benissimo essere degli ottimi scienziati. Come possono certamente esserlo anche i fedeli di altre confessioni cristiane o di altre religioni.
E infatti, per farle un esempio, sia la nostra ospite che io siamo ammiratori di Padre George Coyne, valente cosmologo e sacerdote cattolico. E io un po’ la invidio poiche’ lei l’ha conosciuto personalmente.
Ma quando l’oggetto dell’indagine ha profonde connessioni con le convinzioni religiose dello scienziato in questione, sopratutto quando l’argomento e’ molto dibattuto, la fede di quest’ultimo entra oggettivamente in conflitto d’interesse con la scienza.
Diventa quindi piu’ che comprensibile il sospetto che lo scienziato, piu’ o meno consciamente, sia portato a cercare di dimostrare la tesi conforme alle proprie convinzioni religiose, a esaltare oltre il ragionevole gli elementi a favore e a sottovalutare, ignorare o persino distorcere gli elementi contrari.
Sospetto che, nel caso specifico, viene esaltato sia dai primi due paragrafi della vostra introduzione che dal maldestro tentativo di delegittimare “alcuni personaggi contrari per partito preso alla autenticità della Sindone di Torino”
“Che c’è allora di strano che un ricercatore del CNR sia – indegnamente nonostante tutti suoi sforzi – anche diacono della Chiesa di Dio?” il mio professore di antropologia, Fiorenzo Facchini, è monsignore, ma quando fa l’antropologo il monsignore resta garbatamente fuori dalla porta dell’aula né mai, sentendolo parlare dei suoi argomenti di studio senza sapere che è un ecclesiastico ci si potrebbe lontanamente immaginare. Il problema non è essere diacono, prete, frate, suora o monsignore: il problema è (da lungo tempo, in verità) confondere la fede e la scienza
Pappagallorosa,
in questo caso l’appartenenza alla “Chiesa di Dio” è incerta. Come Fanti, De Caro appartiene al culto della Valtorta le cui opere erano all’Indice e sono state poi vietate da Ratzinger.
If nothing else, Sindology provides a steady income stream for predatory publishers.
http://file.scirp.org/Html/3-1140065_65993.htm
Smut Clyde,
Oh, Lucotte is still active! This paper seems a bit tame, though. In his prime he had picked hair and DNA from the Argenteuil tunic and found that Christ was a drug addict infested with pubic lice (? morpions).
—
Cimpy,
mi piacerebbe sapere come questi signori spiegano la datazione al carbonio 14 di quel telo
Facile. Gesù e la Madonna hanno detto a Fanti che è falsa e che sono “vere” le datazioni di Fanti.
Ancora a cercare di sostenere che la Sindone sarebbe autentica?? Qualcuno dovrebbe proprio spiegare loro che il medioevo è finito, che l’analfabetismo oggi riguarda una minoranza di persone e che, in assenza di garrote, roghi e vedove di ferro è pressoché impossibile costringere la gente a bersi qualsiasi fandonia.
Che poi mi piacerebbe sapere come questi signori spiegano la datazione al carbonio 14 di quel telo.
Da sempre mischiare la fede con la scienza fa male ad entrambe.
È uscito un nuovo studio sulla Sindone di Torino, di altri autori, che giunge a conclusioni analoghe a quelle da noi sostenute nel lavoro pubblicato su PLOS One: sul quel lenzuolo c’è sangue di un uomo torturato:
https://www.osapublishing.org/ao/viewmedia.cfm?uri=ao-57-23-6626
Per obiettività un giornalista dovrebbe citare tutti i lavori che riguardano un determinato campo di ricerca, non selezionare soltanto quelli a favore di una certa tesi o soltanto quelli contrari. Se lo fa, se cioè enfatizza soltanto gli studi che confermano quanto pensa riguardo ad una certa questione, è perché è convinto che la ragione stia da una parte ben precisa. Analogamente, anche uno scienziato, suo malgrado, pur lasciandosi guidare dalla forza delle ragioni, cioè dalle evidenze sperimentali, propende poi per un paradigma ben preciso. La scienza stessa, con le sue rivoluzioni di pensiero, procede per difesa ad oltranza di un paradigma scientifico sino a che le prove sperimentali che ne dimostrano l’insostenibilità non diventano così tante che non è più possibile continuare a sostenerlo (Thomas Samuel Kuhn).
Riguardo alla Sindone ci sono due paradigmi che si contenono la verità dei fatti: 1) il lenzuolo è di epoca romana e ha avvolto il cadavere di un uomo crocifisso; 2) il lenzuolo è di epoca medievale, opera di un falsario. È normale che una parte dei ricercatori nel mondo, che si occupano di questo argomento di ricerca, propendano per il primo paradigma e altri per il secondo. Non per questo, però, è lecito gettare fango su chi la pensa diversamente da noi.
Per quanto riguarda l’articolo sulla Sindone pubblicato su PLOS ONE, ritirato dall’editore, è giusto segnalare anche il link di risposta degli autori del lavoro alle obiezioni sollevate dall’editore:
http://journals.plos.org/plosone/article/comment?id=10.1371/annotation/b4a8486a-a4c7-43e2-8cb5-f73d196d18a7
Per quanto riguarda la messa all’indice dei libri proibiti degli scritti di Maria Valtorta, ciò è avvenuto perché furono pubblicati prima di ricevere l’imprimatur ecclesiastico, che per quell’epoca era la prassi.
In ogni caso, vorrei porre in evidenza come nella storia della Chiesa non sia inusuale che scritti altamente innovativi dal punto di vista teologico, in un primo tempo possano essere stati considerati addirittura non compatibili con l’ortodossia della dottrina. È incappato in questo “incidente di percorso” persino colui che può essere, a ragion veduta, considerato il più grande teologo della Scolastica: Tommaso d’Aquino. Infatti alcune sue tesi furono condannate nel 1277 e nonostante gli sforzi dell’Ordine Domenicano la condanna fu abrogata soltanto nel 1325, circa mezzo secolo più tardi, due anni dopo che papa Giovanni XXII aveva già proclamato santo Tommaso d’Aquino.
De Caro,
di altri autori,
Lei non ha mai sentito parlare degli articoli di Paolo Di Lazzaro, Daniele Murra e Giulio Fanti?
Interessante.
Un giorno dovrebbe di leggere l’articolo ritrattato da PLoS, di cui lei sarebbe un autore.
Forse il suo nome è capitato lì per caso…
@ Liberato De Caro
È uscito un nuovo studio sulla Sindone di Torino, di altri autori, che giunge a conclusioni analoghe a quelle da noi sostenute
“altri autori” mi sembra un’esagerazione.
Come le ha mostrato la nostra ospite, Di Lazzaro, Iacomussi e Murra sono coautori del suo coautore Fanti che, non se ne abbia a male, e’ l’autore piu’ noto (e oserei anche dire: rappresentativo) dell’articolo ritirato.
Per obiettività un giornalista dovrebbe citare tutti i lavori che riguardano un determinato campo di ricerca, non selezionare soltanto quelli a favore di una certa tesi o soltanto quelli contrari.
Forse non se ne e’ reso conto, ma la nostra ospite e’ specializzata nel segnalare pseudoscienze ed episodi di scienza patologica.
Rimproverandola di non aver citato l’articolo che ci segnala, ci sta implicitamente dicendo che si tratta di scienza patologica?
Se lo fa, se cioè enfatizza soltanto gli studi che confermano quanto pensa riguardo ad una certa questione, è perché è convinto che la ragione stia da una parte ben precisa.
Non so se ne e’ consapevole, ma sta accusando Oca Sapiens di fare quello che voi avere fatto nell’introduzione all’articolo che vi e’ stato ritirato.
La scienza stessa, con le sue rivoluzioni di pensiero, procede per difesa ad oltranza di un paradigma scientifico sino a che le prove sperimentali che ne dimostrano l’insostenibilità non diventano così tante che non è più possibile continuare a sostenerlo (Thomas Samuel Kuhn).
Lungi da me criticare Kuhn, ma le segnalo che quello che ci ha appena scritto e’ proprio quello che frequentemente ci scrivono i sostenitori dei ciarlatani e delle pseudoscienze come l’omeopatia, la fusione fredda o la medicina quantica.
Almeno lei ci ha risparmiato il riferimento a Galileo e l’accusa di essere al servizio della moderna inquisizione. La ringrazio per questo.
È normale che una parte dei ricercatori nel mondo, che si occupano di questo argomento di ricerca, propendano per il primo paradigma e altri per il secondo. Non per questo, però, è lecito gettare fango su chi la pensa diversamente da noi.
Ecco: magari lo ricordi anche al primo firmatario dell’articolo che ci ha ricordato, che, a commento di questo articolo, scriveva (usando una terminologia che mi sarei aspettato di un fervente cattolico preconciliare, non da uno scienziato) “a volte i più strenui difensori della scientificità non sono altro che massoni pseudoscientisti e aprioristicamente contro.”
E, comunque, le ricordo quello che scriveva Pietro Greco in un post su Bo Live dell’Universita’ di Padova
C’è chi crede (nel senso di aver fede), infatti, che nella Sindone di Torino sia stato avvolto Gesù. Mentre la gran parte dei lavori scientifici data la Sindone in tutt’altro periodo e mette in questione la sua stessa autenticità.
Come vede Pietro Greco precisa molto chiaramente che i due paradigmi non sono equivalenti e che, a livello scientifico, c’e’ una decisa prevalenza dei sostenitori della non autenticita’.
Prevalenza che non risulta per nulla (anzi: sembrerebbe il contrario) nell’introduzione dell’articolo che vi e’ stato ritirato.
Per quanto riguarda l’articolo sulla Sindone pubblicato su PLOS ONE, ritirato dall’editore, è giusto segnalare anche il link di risposta degli autori del lavoro alle obiezioni sollevate dall’editore:
Mi sembra sia giusto segnalare anche che, malgrado la risposta degli autori, l’articolo risulta tutt’ora ritirato.
Per quanto riguarda la messa all’indice dei libri proibiti degli scritti di Maria Valtorta, ciò è avvenuto perché furono pubblicati prima di ricevere l’imprimatur ecclesiastico, che per quell’epoca era la prassi.
Davvero?
Ammetto di non conoscere la questione ma, leggendo quello che riporta la pagina di Wikipedia, non mi ritrovo per nulla in questa sua affermazione.
E’ vero che nell’articolo citato del 6 gennaio 1960, pubblicato su L’Osservatore Romano, si ricorda che i libri in questione non hanno alcun “imprimatur”.
Ma, nello stesso articolo, l’opera di Maria Valtorta viene criticata in maniera molto pesante e si deduce che la mancanza di imprimatur e’ solo una sfumatura.
Le trascrivo la parte finale di quell’articolo
L’Opera, dunque, avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza. Ma in realtà l’intenzione dell’autore pretende di più. Scorrendo i volumi, qua e là si leggono le parole “Gesù dice…”, “Maria dice…”; oppure: “Io vedo…” e simili. Anzi, verso la fine del IV volume (pag. 839) l’autore si rivela… un’autrice e scrive di essere testimone di tutto il tempo messianico e di chiamarsi Maria (Valtorta). Queste parole fanno ricordare che, circa dieci anni fa, giravano alcuni voluminosi dattiloscritti, che contenevano pretese visioni e rivelazioni. Consta che allora la competente Autorità Ecclesiastica aveva proibito la stampa di questi dattiloscritti ed aveva ordinato che fossero ritirati dalla circolazione. Ora li vediamo riprodotti quasi del tutto nella presente Opera. Perciò questa pubblica condanna della Suprema S. Congregazione è tanto più opportuna, a motivo della grave disobbedienza.
Le ricordo anche che nel 1985, il cardinale Ratzinger, all’epoca non ancora papa ma a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, preciso’ che “benché abolito, l’Index conservava tutto il suo valore morale, per cui non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti”.
Sostenere che tali libri vennero messi all’indice “perché furono pubblicati prima di ricevere l’imprimatur ecclesiastico” mi sembra decisamente errato.
In ogni caso, vorrei porre in evidenza come nella storia della Chiesa non sia inusuale che scritti altamente innovativi dal punto di vista teologico, in un primo tempo possano essere stati considerati addirittura non compatibili con l’ortodossia della dottrina.
Quindi, secondo lei, il cambio di paradigma di Kuhn vale anche in campo teologico?
Auguri.
In ogni caso, le ripeto la domanda che le ponevo gia’ nel mio precedente intervento: e’ sicuro di essere nella posizione di poter criticare coloro che sono “contrari per partito preso” riguardo all'”autenticita”?
Perche’ ho sempre piu’ l’impressione (rafforzata anche dalle parole di Antonio Di Lascio quando si lamentava dei “massoni pseudoscientisti”) e’ che siate voi, autori dell’articolo ritirato e forse anche di quello che oggi ci segnala, ad essere a favore per partito preso all’autenticita’ della Sindone.
E, a quanto pare, non sono il solo a pensarlo.
Mi permetta di trascriverle la parte finale di un altro post Vero/Falso (il primo di una rubrica che sembra promettente) su Il BO dell’Universita’ di Padova che, pur valutando la vostra risposta a Plos One, e’ decisamente critico nei vostri confronti (l’evidenziazione in grassetto e’ mia)
L’opinione che ci siamo formati, avendo letto non solo l’ultimo articolo del prof. Fanti ma praticamente tutto quello che sulla vicenda è stato sinora pubblicato, è che la preponderanza dell’evidenza scientifica raccolta dai vari gruppi porti inevitabilmente a concludere che l’origine della Sindone è medioevale. In altre parole, non pensiamo abbia senso continuare una discussione che appare oramai superata: a meno che imprevedibili fatti nuovi di peso straordinario ne impongano la revisione.
Possiamo a questo punto rendere più completa la disamina del caso aggiungendo qualche altra considerazione: volendo paradossalmente accettare l’origine della Sindone all’inizio dell’era Cristiana, nulla si può comunque dire su chi essa abbia in realtà avvolto: è una considerazione necessaria, perché è chiaro, come dice il prof. Fanti nella lettera per il direttore di Plos One, che se si fosse parlato del lenzuolo usato per avvolgere il corpo di Tutankhamon non sarebbe sorto alcun problema. Ma qui si tratta del corpo di Cristo, ed il prof. Fanti avverte giustamente il rischio che, se non si tiene separato l’aspetto scientifico da quello religioso possono arrivare decisioni orientate, come lui scrive, all’obiettivo, e quindi non scientifiche. Il prof. Fanti non lo dice, ma evidentemente riferisce la considerazione ai “negazionisti” che considerano la Sindone medioevale. Ma a noi pare ovvio che il caveat riguardi direttamente anche il suo lavoro. E vorremmo ribadire con chiarezza che, dal punto di vista scientifico, un approccio la cui attività di ricerca sia orientata a dimostrare “verità” accettate per fede, e/o ad invalidare quanto altri hanno dimostrato perché in contrasto con la propria fede, è non solo intrinsecamente sbagliato, ma, appunto, pericoloso. Ci si può chiedere infatti se un tale approccio abbia potuto portare a errori tecnologici quali quelli che la comunità scientifica ha evidentemente riscontrato nell’ultimo articolo del prof. Fanti. In realtà, la scelta stessa di un argomento di indagine di interesse minore in ambito prettamente scientifico trova la sua giustificazione solo nel rapporto con il racconto religioso che di esso si fa: altrimenti non avrebbe più “validità” o interesse della scelta di lavorare sull’età di un qualunque altro artefatto medioevale. Fermo restando che chiunque è naturalmente libero di venerare un’icona, medioevale o no, rimanendo nell’ambito della sfera religioso-emozionale, resta il fatto che la pretesa di dimostrare “scientificamente” assunti legati alla sfera religioso-emozionale magari decretando l’autenticità di qualche “prova” storica, è un sogno che secoli di filosofia, prima che di epistemologia, hanno dimostrato essere appunto soltanto un sogno: che ha purtroppo portato ad imbarazzanti abbagli persino qualche Santo, per non parlare di scienziati del calibro di Newton e Goedel.
E’ stato menzionato un tal Antonio Di Lascio che avrebbe parlato, non so dove, di “massoni pseudoscientisti”. Lo ricordo come agitato interlocutore in una sala dellUniversità Roma Tre, dove ero stato invitato da alcuni docenti a presentare i miei studi storici sulla Sindone (conclusivi per la non autenticità, dove la storia tout court e la storia della tecnologia tessile confermano pienamente il risultato del radiocarbonio). Dopo avermi apostrofato di disonestà, e aver fatto osservazioni che rivelavano la sua ignoranza sull’argomento in discussione, ha insinuato davanti a tutti che il sottoscritto riceva del denaro per sostenere le sue idee. Era presente Paolo Di Lazzaro, seduto in prima fila, che è intervenuto a sua volta con ben altro tono. Ora li trovo entrambi come coautori di uno studio sindonologico. Sono un po’ stupito, perché credevo che il livello, almeno per il gruppo ENEA, mirasse a essere un altro. Non c’è cosa peggiore dell’apologetica rabbiosa prestata alle scienze.
A, Nicolotti,
ne parla in un commento qui.
Sono un po’ stupito, perché credevo che il livello, almeno per il gruppo ENEA, mirasse a essere un altro.
Io no. La soprano rapita degli alieni era stata invitata a presentare i propri “esperimenti” a una conferenza organizzata dal gruppo ENEA.
D’altronde l’ENEA è nota anche per altre pseudoscienze.
Rivolgerei una osservazione alla gentile attenzione di Sylvie Coyaud e A. Nicolotti: nello studio “Star Trekkiano” del dott. di Lazzaro concorde con il parere del prof. Fanti, questi affermano il formarsi dell’immagine sindonica per emissione di radiazione al momento in cui il corpo sarebbe svanito (e questo giustificherebbe l’assenza dell’effetto “mappamondo”) ma al contempo affermano che il “sangue” si sarebbe depositato per diretto contatto corpo-telo precedentemente detto fenomeno, senza notare e che il “sangue” dovrebbe trovarsi visibilmente fuori dal perimetro dell’immagine risentendo, questo sì, della suddetta deformazione: questo per sottolineare la lucidità con la quale vengono concepite e sviluppate le teorie. Sangue è scritto tra virgolette perchè mi fido più di McCrone…
Alessandro,
Grazie!
Bisogna riconoscere lo sforzo di immaginazione, purtroppo non sembra apprezzarlo nemmeno l’università di Padova.