In Italia, i “campus” sono rari, si tende a far finta che le molestie sessuali non avvengano nelle università. Se pensate di studiare in USA e volete evitarle, Julie Libarkin del Geocognition Research Lab all’università del Michigan ha compilato l’Academic sexual misconduct database (h/t Andrea Idini).
Da quello che ho visto, riporta anche i risultati del sondaggio dell’antropologa Karen Kelsky, ma – scrive Libarkin – è sicuramente incompleto. Comunque su 700 casi, gli allontanamenti dei/delle molestanti sono rarissimi. A Yale le denunce sono state 500 in 15 anni e solo una ventina sono state indagate.
D’altronde proprio a Yale, una prof. conservatrice riforniva Brett Kavanaugh – il giudice ultraconservatore nominato da Trump alla Corte suprema – unicamente in assistenti di sesso femminile, alle quali raccomandava di esaltare la propria femminilità…
***
No surprise
Gregory Lewis et al. confermano su Environmental Politics la correlazione tra “valori democratici” e preoccupazione per i cambiamenti climatici. Dice Lewis nel com. stampa dell’univ. della Georgia
A belief in free elections, freedom of religion, equal rights for women, freedom of speech, freedom of the press and lack of Internet censorship is nearly universal in predicting this attitude.
Nei 36 paesi che hanno studiato, fanno eccezione gli Stati Uniti e in misura minore la Gran Bretagna dove conta di più “l’identificazione con un partito”. Mouais… La correlazione potrebbe essere con gli investimenti di Exxon Mobil, Shell et al. per far negare a politici e opinionisti le ricerche dei propri scienziati.
Noccioline
Exxon Mobil ha aderito all’iniziativa delle tre BigOil europee per limitare i danni dei cambiamenti climatici, impegnandosi a versare $100 milioni in dieci anni. Quest’anno spende $25 miliardi in conto capitale e ha ottenuto i primi $3,9 miliardi di fondi pubblici per limitare i suddetti danni alle sue raffinerie del Texas…
*
“L’incubo delle feci suine“
Il governo repubblicano del Nord Carolina non “crede” ai cambiamenti climatici. Per esempio cinque anni fa aveva vietato per legge di tener conto delle previsioni sull’innalzamento del livello del mare nel pianificare lo sviluppo urbano lungo la costa. I pianificatori hanno fatto lo stesso ragionamento per l’intensificarsi degli eventi meteo estremi e le infrastrutture dell’entroterra.
L’uragano Florence ha causato circa $38-50 miliardi di danni a edifici e infrastrutture, più quelli ancora da stimare ad allevamenti, agricoltura e pesca. Ha anche fatto straripare le “lagune” di effluenti negli allevamenti suini di tre contee, e l’invaso con le ceneri di carbone di una centrale della Duke Energy inquinando il fiume Cape Fear.
Oltre a causare 42 vittime, un numero imprecisato di “dispersi”, mezzo milione di evacuati. Il riscaldamento globale non c’entra, è sempre andata così, dicono gli abitanti di Fayetteville all’inviato del Guardian, in mezzo alle case nuove – allagate.