Negli Stati Uniti, il National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI) ha sospeso ieri la fase II dell’esperimento clinico CONCERT-HF, nel quale 144 pazienti ricevono una di quattro terapie, scrive Jocelyn Kaiser su Science:
cellule c-kit+ derivata dal tessuto cardiaco del paziente stesso, una combinazione di cellule c-kit+ e staminali mesenchimali tratte dal midollo spinale del paziente, soltanto staminali mesenchimali o un placebo [iniezioni nel cuore di Plasmalyte A].
Si basa sui presunti risultati di Piero Anversa annunciati 18 anni fa, clamorosi perché altri avevano ottenuto risultati opposti. Sono all’origine delle 31 pubblicazioni di cui Harvard e l’ospedale Brigham & Women di Boston hanno chiesto la ritrattazione due settimane fa perché i dati erano “fraudolenti”. Dal 2004 infatti, nessuno era riuscito a identificare staminali cardiache così attive (le “c-kit+“) né a derivarle dalle staminali del midollo.
Ma la “prestigiosa università” Harvard l’aveva assunto nel 2007.
L’esperimento clinico CONCERT-HF – non il primo, tra l’altro – è stato approvato nel 2014, quando erano diventate pubbliche le frodi e i conflitti d’interesse non dichiarati: Anversa e la compagna Annalisa Leri erano proprietari dell’Autologous/Progenital che vendeva quelle staminali miracolose. “Riparavano” il cuore dopo un infarto o un arresto cardiaco, le principali cause di morte…
Il reclutamento dei pazienti, iniziato nel 2015, è proseguito nonostante Harvard avesse chiuso il lab di Anversa, vinto il processo che lui aveva intentato (e nel quale aveva ammesso le falsificazioni, attribuendole a un collega) e l’azienda che gestisce l’ospedale Brigham & Women avesse patteggiato con il Dip. della giustizia una multa da $10 milioni perché Anversa e il suo gruppo si erano procurati finanziamenti federali con “dati fraudolenti”.
Come mai?
La spiegazione data dal responsabile del NHLBI è che altri ricercatori avevano trovato un beneficio in studi sugli animali, simili a quelli di Anversa. “Altri” sì, ma non indipendenti, molti erano suoi co-autori, tutti usavano i suoi metodi, protocolli e cellule. La sospensione, si legge nel comunicato di ieri, è dovuta a una
- abbondanza di cautela per accertare che lo studio continui a rispettare i massimi standard di sicurezza per i partecipanti e di integrità scientifica [sic].
Non ci sarebbero “problemi di sicurezza”, infatti. Peccato che la biopsia per prelevare cellule dal cuore sia rischiosa e che uno dei pazienti ne sia morto. Altra cosa inquietante
- cardiologist Roberto Bolli of the University of Louisville in Kentucky, a longtime Anversa collaborator and co–principal investigator (co-PI) of the CONCERT-HF trial, says that although Anversa’s contention that c-kit+ cells engraft in the heart and differentiate into cardiac cells has “been debunked,” other work supports the idea that these cells help by secreting so-called paracrine factors that promote heart tissue growth. “The controversy [over Anversa’s work] does not really change the validity of using c-kit cells,” Bolli says.
Se c’erano dubbi sui lavori di Anversa, perché un co-PI è un suo collaboratore di lunga data, responsabile di un esperimento clinico altrettanto discutibile (l’articolo che ne riferiva i risultati è stato ritrattato per dati “compromessi”…), e dall’integrità scientifica altrettanto dubbia?
E com’è possibile che dei pazienti, dopo aver dato il proprio consenso a un protocollo basato su una tesi “debunked”, si ritrovino a fare da cavia per “un’idea” da verificare con un protocollo diverso che nessuno ha approvato?
- Another trial, based in Florida, planned to begin to treat infants born with a certain heart defect with c-kit+ cells this month; the PI, Joshua Hare of the University of Miami in Florida, did not reply to a request for comment.
Su Nature, Sara Reardon riassume il “caso Anversa” e aggiunge
- Anversa could not immediately be reached for comment.
Dal 2015 nessun ente di ricerca americano era disposto a dargli un lavoro, ne aveva trovato uno allo Swiss Institute for Regenerative Medicine, di proprietà del Cardiocentro Ticino. Ma non risultava più raggiungibile dal marzo scorso, quando Retraction Watch si stupiva perché in gennaio l’Istituto Superiore di Sanità aveva assegnato un contratto di ricerca ad Anversa e alla sua compagna, ritenendoli candidati “d’eccellenza”.
Oggi la Gazzetta di Parma fa presente che l’illustre ottantenne nato a Parma ha dato un’intervista alla bravissima Gina Kolata del New York Times. Il miglior articolo che ho letto finora:
- “Science at this level is like a battleship, and it’s really hard to turn it around. People get emotionally invested, financially invested, professionally invested.”
Un po’ come lo “scandalo Theranos”, o le trachee sintetiche avvolte in staminali di Paolo Macchiarini, insomma. Nella sua bella casa di Manhattan, Anversa ripete di essere una vittima. Non ha mai falsificato nulla, lo riconosce anche una lettera mandatagli da Harvard. Ha fatto tutto il suo ex collaboratore Jan Kajstura – il quale è irreperibile dal 2013 e non risponde nemmeno a Gina Kolata.
Kajstura, aggiungo io, non è co-autore di tutti gli articoli con “dati fraudolenti“.