Se non avete fatto il liceo classico, saltate pure. Su Nature Climate Change, esce “Perché è pericoloso fissare una scadenza climatica“, un altro fiume di retorica contro la retorica firmato da Shinichiro Asayama e dal solito Oliver Geden per le scienze politiche; il solito Warren Pearce per la sociologia, Rob Bellamy per l’antropologia e il solito Mike Hulme per la climatologia. Dal cappello, si capisce subito che s’inventano un messaggio per prendersela con chi cerca di trasmetterne uno diverso:
- La pubblicazione del Rapporto speciale dell’IPCC sul riscaldamento globale di 1,5 °C ha aperto la strada all’ascesa di una retorica politica dello stabilire una scadenza fissa per delle azioni decisive riguardo al cambiamento climatico. Tuttavia i pericoli di tale retorica della scadenza suggeriscono la necessità, per l’IPCC, di assumersi la responsabilità del proprio rapporto e di contestare apertamente la credibilità di una simile scadenza.
Nel rapporto dell’ottobre 2018, c’è scritto (sunto del quintetto, la nota 1 non specifica la pagina)
- la temperatura globale raggiungerà probabilmente 1,5 °C sopra i livelli preindustriali tra il 2030 e il 2052, se continua il tasso attuale di aumento.
The horror!
- Titoli sensazionalisti che lo interpretano come una scadenza a 12 anni perché il mondo possa evitare un cambiamento climatico catastrofico 2…
Scusate l’interruzione
Uno cherry-picking così va ammirato. La nota 2 rimanda al primo articolo degli oltre 200 sul tema pubblicati dal Guardian in nove mesi. Il titolo sarà scadenzista, ma il capo-redattore per l’ambiente Jonathan Watts scrive correttamente che per stare entro i+1,5° C a fine secolo, l’inquinamento da carbonio (le gigatonnellate/anno emesse in atmosfera non assorbite da oceani e vegetazione) andrebbe ridotto del 45% entro 2030, rispetto al 20% per i +2 °C. Famosi scienziati motivano le soglie di +1,5 e + 2 *C e l’ultimo – contrario inizialmente perché gli sembrava “una concessione politica alle piccole isole-stati” – fa presente che gli impatti sono già “dolorosi” oggi.
Fine dell’interruzione
… ha innescato quantità di appelli ad azioni radicali e urgenti che spaziano dalla proposta di un New Deal Verde negli Stati Uniti all’attivismo giovanile degli scioperi delle scuola per il clima in tutto il mondo, la disubbidienza civile dell’Exctinction Rebellion e la dichiarazione di un’emergenza climatica da parte del Parlamento britannico.
Fonte: Binette & Jardins, Le Monde
- Il New Deal Verde riguarda altre emergenze oltre a quella climatica, un sunto faceva parte del programma di Alexandria Ocasio Cortez durante una campagna elettorale per la Camera iniziata a fine 2017;
- Extinction Rebellion predica la disubbidienza civile da quando si chiamava Rising Up;
- gli scioperi settimanali di Greta Thunberg sono iniziati due mesi prima che uscisse il rapporto;
- nel resto del mondo avvengono di venerdì a scadenza più o meno trimestrale e sono uguali a quelli di migliaia di scuole per l’Earth Day iniziato nel 1970, il Planet Day iniziato nel 1970, seguito dal World Environmental Day e altri “giorni del pianeta” celebrati con nomi diversi nei vari paesi membri delle Nazioni Unite.
- All’improvviso il mondo sembra avere un tempo limitato in cui agire in modo decisivo sul cambiamento climatico, o altrimenti per rassegnarci alla nostra sorte climatica.
In retorica, quel vecchio sofisma è detto argomento fantoccio, in inglese strawman fallacy e in francese épouvantail – spaventapasseri il che fa ridere i liceali, così ne ricordano il nome anche si sono scordati gli esempi, le definizioni e l’obiettivo di discreditare l’interlocutore attribuendogli un pensiero o un atteggiamento stupido e perciò pericoloso.
- il cambiamento pericoloso non è precisamente quantificato
- è incerto l’anno in cui esauriremo il “budget” del carbonio che ci resta da emettere, prima di superare i + 1,5 °C, eppure un’università canadese e un ente tedesco di ricerca sul clima hanno sul proprio sito l’immagine di un orologio che segna il conto alla rovescia
Tanta stupidità spinge cittadini e governanti di tutto il mondo sull’altrettanto vecchia “china scivolosa”. Tenetevi forte perché il ragionamento si basa un singola metafora: l’equivalenza tra tempo e denaro.
- Quando il tempo scarseggia, la gente (indistintamente “people”) lo prende in prestito, in questo caso rinviando la scadenza con mezzi vari pur di non pagare il debito, per esempio con interventi dissennati di geoingegneria
- In politica, lo scadenzismo causerebbe “pericolosi effetti collaterali”; scatenerebbe l’opportunismo dei politici che oltre a sfruttare l’idea millenarista di “tempo compresso” da spendere tutto e subito, trasformerebbero la “retorica dell’emergenza” in “retorica rubata” (sic: stolen rhetoric) per giustificare la geo-ingegneria solare e potenzialmente forme più autoritarie di governance e di regolamentazioni.
Della geoingegneria usata come spaventapasseri. Inoltre gridare al lupo al lupo
inciterebbe reazioni ciniche, rovinando la credibilità delle scienze del clima quando il disastro anticipato non accade.
A dispetto dei conti alla rovescia, il disastro non accadrà
- gli impatti saranno probabilmente intermittenti. lenti e graduali.
Chissà dove l’hanno letto. Politicamente, lo scadenzismo è una forma di “comunicazione” controproducente. Con un messaggio allarmista, aliena chi non è ancora preoccupato per il clima,
- restringendo così la possibilità di elaborare soluzioni bi-partisan durature.
Per il finale, il quintetto tira fuori l’argomento retorico del ricatto morale:
- La responsabilità politica della scienza
Al singolare ovviamente, non avrai altra scienza all’infuori ecc.
Essa s’è incarnata nel personale dell’IPCC? Negli autori del Rapporto speciale dell’anno scorso o quelli del Sommario? Negli autori degli articoli valutati dagli autori del rapporto? O come per i bigoilisti, “l’IPCC” è una metonimia e sta per l’intera “comunità scientifica” che ha studiato, studia e studierà qualche aspetto dei cambiamenti climatici?
Non c’è scritto. Comunque è un soggetto autonomo vivo e la retorica del quintetto prevede che sia dotato di libero arbitrio. Infatti, l’IPPC può “fingersi politicamente neutrale” davanti “all’ascesa dello scadenzismo”, ma “sarebbe da irresponsabile”.
- L’alternativa sarebbe di contestare la retorica politica di “la Scienza dice che ci restano soltanto 12 anni”
Nel caso di un “ritorno di frusta” – se “gli attivisti lo accusano di essere troppo politicizzato” – l’IPCC dovrebbe
- riconoscere che la conoscenza che produce è già inevitabilmente politica. Agire quindi come un agente politico e contestare apertamente la credibilità della retorica scadenzista.
Se quei cinque erano miei studenti, li rimandavo a settembre. (h/t Ken Rice a.k.a. aTTP, raccomando anche i tweet successivi.)
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Due buone notizie per far passare il nervoso.
Due settimane fa, Trump ha mandato al diavolo la “squadra rossa” che doveva dimostrare l’assenza di un consenso scientifico sulle cause del risc. glob. L’aveva radunata William Happer, l’emerito invasato che si fa pagare un tot all’ora da BigOil&Coal per mentire e di più se deve farlo in tribunale, tuttora consulente trumpista per la sicurezza…
E grazie a una, no, due, pardon… tre nuove pubblicazioni, il suddetto consenso ha raggiunto quello per l’attrazione gravitazionale.
Take that, Happer, John Christy, Judith Curry and the rest of the Red Team!