La cristallografia cristica del CNR (et al.)

Sul sito dell’Arcidiocesi di Bari Bitonto, dicevo ieri, il dott. Liberato De Caro, il diacono ricercatore all’Istituto di cristallografia del CNR, narra le sconvolgenti scoperte, fatte insieme il mitico ingegner Giulio Fanti dell’università di Padova e al prof. Emilio Matricciani del Politecnico di Milano, di prossima mitizzazione.

Derivano da studi usciti tra ottobre 2018 e dicembre 2019 in cinque puntate (strategia del “salami-slicing“) – pagate 1000 franchi svizzeri cad. (con i soldi di noi contribuenti?)  – sulla rivista diretta da due colleghi del CNR:

  • L. De Caro, E. Matricciani, G. Fanti, Yellowing of ancient linen and its effects on the colours of the Holy Face of Manoppello, Heritage 3 (2020), pp. 1-18 – (corrisponde alla normale “Introduction”)
  • L. De Caro, E. Matricciani, G. Fanti, Imaging analysis and digital restoration of the Holy Face of Manoppello – Part I, Heritage 1 (2018), pp. 289-305; L. De Caro, C. Giannini, R. Lassandro, F. Scattarella, T. Sibillano, E. Matricciani, G. Fanti, X-Ray Dating of Ancient Linen Fabrics, Heritage 2 (2019), pp. 2763-2783 – (“Materials and Methods”)
  • L. De Caro, E. Matricciani, G. Fanti, Imaging analysis and digital restoration of the Holy Face of Manoppello – Part II, Heritage 1 (2018), pp. 349-364 – (“Results”)
  •  L. De Caro, E. Matricciani, G. Fanti,  A comparison between the Face of the Veil of Manoppello and the Face of the Shroud of Turin, Heritage 2 (2019), pp. 339-355 – (“Discussion”)

Il trio postula che sui due lati del velo di Manoppello ci siano il volto di Cristo, il suo sangue e i “segni della Passione”. Ritoccando fotografie, “restaurano” le immagini al computer per eliminare le distorsioni delle fibre e colmare i vuoti (il 42%) del tessuto. Quest’ultimo è “probabilmente” il panno di lino usato da Veronica perché la datazione con i raggi X, un nuovo metodo inventato dagli autori e quattro loro colleghi, lo fa risalire a 2000 anni fa.
Fatto ciò, confrontano la ricostruzione con una foto della sindone di Torino, modificata perché altrimenti il volto sarebbe troppo allungato. Grazie a questa serie di correzioni, la correlazione ha soltanto un 5% di incertezza, quindi

  • tutti i risultati di cui sopra hanno mostrato che il volto della Sindone di Torino e il volto restaurato digitalmente si sovrappongono molto bene. A nostro avviso, è possibile concludere che le due immagini sono correlate. In particolare il profilo della guancia destra di entrambe è molto simile.

Fin qui, niente che non sia già stato smentito dal CICAP nel 2016 (link bis per i fainéants…) e dal prof. Nicolotti su Query on line in agosto. La scoperta più sconvolgente di tutte però è un’altra ed è strano che i media l’abbiano trascurata.

Con gli occhi azzurri, le efelidi, i capelli e la barba rossa, il volto “restaurato digitalmente” risulta “molto simile” a un irlandese o, volendo, al duca di Sussex. Ai credenti rischia di sembrare un filino troppo celtico, ma il dott. De Caro ricorda che:

  • Il Primo Libro di Samuele, nel descrivere il re Davide, afferma che «era fulvo [color biondo-rame, rosso], con begli occhi e gentile di aspetto» (1 Sam 16,12). Dunque, nell’etnia ebraica questi caratteri somatici sono possibili.

Come San Girolamo inoltre, nella Lettera ai Romani anche Paolo scrive che Cristo è

  • “nato dal seme di Davide secondo la carne …” Si parla, quindi, sempre del seme di Davide, e non di stirpe di Davide, come se ci fosse una discendenza diretta, geneticamente parlando, dal primo re.

Gesù ha pertanto ereditato da re Davide gli occhi blu e i capelli rossi e siccome per la fede cristiana, la fecondazione è stata assistita dallo Spirito Santo,

  •  Evidentemente, nello scegliere i 23 cromosomi maschili da associare ai 23 di Maria, lo Spirito Santo avrebbe scelto proprio quelli del re David.

Rimetto il link al testo originale per quelli che “non ci posso credere”. (h/t A.N.)