Land of the Free

Poi su Oggi Scienza, per ora versione breve per le mamme antismog del condominio

A New Orleans,  una Corte d’Appello deve dire se i ricercatori e le riviste scientifiche hanno il diritto di pubblicare i risultati del Diesel Exhaust in Miners Study (DEMS), lo studio ventennale sul nesso tra gas di scarico da motori diesel e cancro al polmone fra i minatori di quattro stati americani. Il diritto è contestato dalle società minerarie, riunite nel molto discreto Mining Awareness Resource Group.

Dal 1989 quei gas sono classificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra i “probabili carcinogeni umani”, probabilità confermata da centinaia di ricerche, nessuna lunga e approfondita quanto il DEMS.

Ha analizzato i casi di 12.315 minatori di sale, potassio e calcare (quindi senza alti livelli di radon, amianto, silicio e altri fattori di rischio) del Missouri, New Mexico, Ohio e Wyoming. Progettato dal NCI e dal NIOSH, dall’inizio è stato impegolato nei processi intentati dell’industria mineraria, dopo falliti tentativi di fermarlo con campagne mediatiche su presunte carenze dovute al fatto che “esperti aziendali” (1) non facessero parte del comitato scientifico.

Nel 2001, grazie a un errore del DEMS che aveva indirizzato un rapporto alla commissione congressuale sbagliata, un tribunale del Missouri aveva accordato all’industria, oltre che al Congresso, un periodo di 90 giorni per riesaminare i dati e gli articoli prima che uscissero. Nell’ottobre 2010, sulla britannica Annals of Occupational Hygiene unoduetrequattro articoli descrivevano solo i metodi usati nella ricerca, privi di dati sui tumori però spulciati anch’essi da sei esperti esterni di cui quattro consulenti per l’industria che li hanno poi criticati sulla stessa rivista.

A novembre 2011, il DEMS ha trasmesso gli articoli finali alle aziende e al Congresso, già accettati dal Journal of the National Cancer Institute, dell’università di Oxford. Silenzio totale fino al 31 gennaio quando, per conto del Mining Awareness Resource Group, la ditta di lobbying Patton Boggs ha inviato una lettera minacciosa ad alcuni direttori di riviste britanniche – di sicuro gli Annals già citati, Occupational and Environmental Medicine, The Lancet e forse altre:

Le chiediamo rispettosamente di valutare attentamente insieme ai suoi legali qualunque intenzione di pubblicare questi articoli, nonché l’impatto e le conseguenze di detta pubblicazione…

A metà febbraio, il Journal of the National Cancer Institute non voleva né confermare né smentire a Science di aver ricevuto la diffida. Si temeva che cedesse alle pressioni. Infatti la lettera ricordava le sentenze passate, il processo tuttora in corso e concludeva:

Vi avvisiamo in anticipo di questa situazione nella speranza che, semmai considerate la pubblicazione o distribuzione di tali articoli, rinuncerete a farlo finché non saranno applicate la sentenza della magistratura e le direttive congressuali, o finché la situazione non sarà risolta in altro modo.

Un editoriale del Lancet riferiva lo stupore provocato all’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) da un’interferenza inaudita. Il 2 marzo, scadevano i 90 giorni previsti dalla sentenza del 2001 e seguenti. Sul Journal of the National Cancer Institute usciva in open access A Cohort Mortality Study With Emphasis on Lung CancerA Nested Case Control Study of Lung Cancer and Diesel Exhaust, e sugli ostinati Annals un’altra valutazione dei metodi.

Oggi, il National Cancer Institute pubblica a sua volta un com. stampa sui risultati e ne spiega il significato – senza i link ai testi originali…

In sintesi, inalare carbonio da combustione del diesel aumenta da tre a cinque volte – dipende dalla concentrazione di pm 10 – la mortalità per cancro al polmone che però cala lievemente per chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno. I non fumatori esposti ai livelli più alti sono sette volte più a rischio di tumore rispetto a quelli esposti ai livelli più bassi.

I dati arrivano al momento giusto, scrive Lesley Rushton in The Problem with Diesel, perché l’IARC sta proprio riesaminando la classifica delle emissioni da diesel nei “probabili carcinogeni”. Adesso la probabilità è quantificata e riguarda non solo i minatori, in qualunque galleria sotterranea del mondo lavorino, ma anche i cittadini dei paesi nei quali le norme sui veicoli diesel sono poco stringenti o disattese.
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(1) Dipendenti veri e propri, non ricercatori presso enti pubblici o privati ma comunque esterni, pagati per “dimostrare” per esempio che l’atrazina è innocual’amianto pure.