Doveva essere una Big Pharma diversa

Gli abitanti dei paesi poveri, le organizzazioni dell’Onu, migliaia di associazioni umanitarie contano sui farmaci generici  (notare il prezzo del rapporto) di cui  l’India mira a produrre il 40%. Per strappare le eccezioni alle regole dei brevetti e del libero mercato c’è voluta una lotta lunga e complicata. Dalla “legge Mandela” in poi, pareva andare di bene in meglio… Poi è arrivato il primo avvertimento della Food and Drugs Administration, e la settimana scorsa le decisioni e le prove.

Ranbaxy truccava i dati, Meredith Waxman scrive come e aggiunge che è un guaio per la riforma sanitaria prevista dal governo Obama. Quello è il meno. I generici Ranbaxy si vendono qui come in Mozambico o in Perù. Se non erano destinati al mercato statunitense, se un ente pubblico statunitense non li controllava – magari spronato da un Big Pharma statunitense – qualcuno se ne accorgeva?

Se siete o avete amici in un’Ong che si occupa di assistenza sanitaria, fareste circolare queste informazioni per favore? Per evitare di distribuire quei farmaci, certo, ma anche perché – mi sembra – c’è da riflettere un po’ sugli impegni che prendiamo e relative responsabilità, su quelli che deleghiamo e a chi.