Kleenex


For crying out loud, don’t sign your name under it! Ovvero i successi dell’amico del dott. Carlo Stagnaro dell’Istituto Bruno Leoni, cont.

La VI Conferenza internazionale dello Heartland contro le ricerche sul clima doveva aprire oggi a Chicago, con fanfara e pompom girls. Il presidente Joe “Fuma una Camel, ragazzino, che ti fa bene” Bast ha dovuto ripiegare su un incontro intimo e risparmiare sui cotillons dopo la fuga di donatori causata dalla sua campagna pubblicitaria.

Per fortuna – altrimenti oltre a rinunciare al cachet, i relatori dovevano pagarsi viaggio, vitto e alloggio – restano fedeli un po’ di fondazioni pro-inquinamento, siti globalcoolisti e i produttori locali di carbone il cui “capo-lobbista” spiega perché contribuisce all’evento

in generale, il messaggio dello Heartland Institute è qualcosa che l’Illinois Coal Association appoggia.

Nel caso qualcuno ne dubitasse.
Sebbene il CDA-croupion ritenga quella campagna geniale quanto il presidente, certi “esperti” di clima insistono per abbandonare la nave. Joe “Un’altra Camel, ragazzino” Bast cerca di trattenerli con una lettera strappalacrime

agli amici che hanno espresso trepidazione.

Supplica quei pavidi di non allearsi con serial killers e criminali come Peter Gleick – lo scienziato che si era finto del CDA per farsi mandare documenti compromettenti – e di restare al fianco di

chi cerca la verità e l’onestà

e non le ha ancora trovate. Notare il sottinteso “se mi molli, di te racconto cose che neanche Gleick…” Poiché gli esperti son tonti e fraintendono il messaggio, il presidente lo ribadisce

dall’altro lato, i media mainstream continuano a promuovere dementi, compresi Michael Mann e Bill McKibben,

mentre dal lato di chi cerca verità e onestà, sono così sani di mente da minacciare di morte gli scienziati.
Ancora, bis, un’altra e spero che stamattina a Chicago, Big Coal gli abbia organizzato una standing ovation.

Aggiorn.
Paolo C. segnala  un articolo del Guardian (finora ben informato). Da un’indagine del Pacific Institute risulta che i documenti distribuiti da P. Gleick ai giornalisti non sono stati falsificati. Se è così, anche la campagna Fakegate rischia di costare parecchio allo Heartland.
Per adesso usare un’altra identità in un indirizzo email non è reato –  sta al ricevente fare “due diligence” – salvo nei casi di (tentata) frode, estorsione ecc. Accusare qualcuno di essere un falsario sapendo che non è vero e per chiedere soldi è un reato in ogni caso.