Il pesce risorto

Gherardo Gentzen si alza presto e mi ruba il lavoro. Ricopio a scopo didattico, con link incorporati.

Passerini pubblica un post un minuto dopo la mezzanotte, perché `altrimenti qualche bontempone avrebbe potuto scambiarlo per un pesce d’aprile´, come dice lui. Sarebbe stato meglio se fosse stato un pesce d’aprile! Insomma, Passerini esulta per un articolo di Celani (nota 1, ndr) e folta compagnia bella uscito nientepopodimeno che sul `Chemistry and Materials Research´ dell’`International Institute for Science, Technology & Education´ (editore predone n. 116, ndr).

Come era inevitabile, questa pubblicazione non ha rilevanza accademica, e lo si può affermare senza nemmeno leggerla, semplicemente osservando dove è stata pubblicata. Dirò di più, penso che l’INFN dovrebbe interessarsi al caso e censurare gli 11 affiliati che si sono avvalsi di una rivista palesemente non accademica. E poi, anche se è un aspetto probabilmente secondario, sarebbe interessante sapere chi ha pagato per l’articolo, e quanto. (US $160, ndr)

Ci sono molti aspetti che rendono la rivista inavvicinabile, ma mi concentrerò solo sui due sottolineati dall’utile profeta, giusto per ricordargli che quasi nulla di quello che dice regge al più leggero degli scrutini.

Allora, Daniele, a noi due. Tu dici: `una rivista di discreto impact factor (5,51)´. Col cavolo! La rivista proclama di avere un IC Impact factor non un impact factor, e infatti non è indicizzata dall’ISI (queste cose ormai dovresti saperle). E cos’è un IC impact factor? È un non meglio specificato `factor´ calcolato da un fantomatico Index Copernicus, che dà valori altissimi a riviste sconosciute.

Daniele, sarà mica un trucco per allocchi e politici quello di mettere IC davanti a impact factor e spararla grossa? A voler essere buoni, sarà marketing, che ne dici? Infatti, non ti pare strano che una `rivista´ che ha meno di due anni, appartenente a un gruppo che ha meno di cinque anni, possa avere un impact factor così alto?

No, non ti pare strano perché in effetti tu non te ne intendi e siccome sei un blogger e non un giornalista, non verifichi. Ti accontenti di farti imbeccare da qualche furbastro capace di esaltare la tua già notevole autostima.

Comunque, per scrupolo verifico su Google Scholar il numero di citazioni dei primi articoli pubblicati sul numero 1 della rivista, cioè quelli che dovrebbero avere i numeri più alti:

– Electrochemical Stripping Studies of Amlodipine Using Mwcnt Modified Glassy Carbon Electrode: 0 citazioni.

– Use of 5-[2-Ethoxyquinazolone-3-yl]-2-phthalimidomethylthiadiazole in the Synthesis of N- and C-Glycosides via Amadori Rearra: 0 citazioni.

– Preparation PVA/TiO2 composite and study some acoustic properties by ultrasound: 0 citazioni.

– Study the Rheological and Mechanical Properties of PVA/NH4Cl by Ultrasonic: 1 citazione da parte degli stessi autori, da articolo a sua volta con 0 citazioni, sulla stessa rivista.

– Supercritical Fluid Technology in Biodiesel Production: A Review: 1 citazione (da rivista MDPI, non proprio il massimo).

Insomma questo numero 1 della rivista è stato un disastro: impact factor di 0 virgola, altro che 5. Magari i numeri successivi sono un po’ migliori? Ho preso a caso altri cinque articoli da altri tre numeri della rivista, e in ogni caso Google Scholar mi ha dato lo stesso risultato: 0 citazioni. Sarebbe curioso sapere come viene calcolato un IC impact factor di 5,51, ma togliti pure dalla testa che questo corrisponda a un `discreto impact factor´ come hai proclamato con nonchalance e savoir-faire. Hai detto una stupidaggine, ma non è colpa tua, è che ti sei fidato, e fidarsi è segno di bontà, e tu sei il più buono di tutti.

Passiamo al secondo aspetto che hai voluto sottolineare, sempre con l’aria di chi se ne intende, con i termini in inglese, `paper´, `peer review´ … hai persino scritto aprile in maiuscolo, proprio come gli inglesi: `Si tratta di un articolo redatto ad Aprile 2012 […] Del resto si sa, quando un paper viene sottoposto alla trafila della peer review i tempi di uscita si allungano…´.

Eh sì, si sa. Siamo uomini di mondo. Ci vorrebbe un emoticon per la gomitata oltre che per l’occhiolino.

Sbaglierò, ma è molto probabile che ad aprile 2012 questo articolo sia stato mandato a una rivista dignitosa che lo ha rifiutato, e poi mandato a Chemistry and Materials Research, che lo ha prontamente accettato in cambio di qualche dollaro. Perché dico questo, Daniele? Perché ho letto come fanno le revisioni e come reclutano i revisori.

Questa procedura di revisione non sta in piedi per vari motivi:

1) Perché 15 giorni per valutare un articolo sono troppo pochi per qualunque accademico normale che voglia fare un buon lavoro.

2) Perché il lavoro di revisione fa parte dei normali doveri accademici e non è pagato; il pagamento infatti introduce un sottile conflitto di interesse.

3) Perché, e soprattutto, i revisori devono venir scelti liberamente su tutta la base accademica a seconda del contenuto dell’articolo, e non in un pool di stipendiati, che necessariamente ha competenze troppo ristrette.

Ne consegue che, probabilmente, questa rivista paga qualche dollaro a qualche post-doc squattrinato di qualche università scalcinata per scrivere in fretta giudizi generici, non specialistici. Dopo una recensione puramente formale l’articolo viene accettato, messo sul web (e solo lì, la rivista non è di carta), e da quel momento ignorato.

Infatti la procedura di revisione, rapida e inutile, spiega perfettamente perché l’impact factor di questa rivista è inesistente. Purtroppo esiste un vasto business di questo tipo, la cosiddetta editoria predona. Sylvie ne ha parlato spesso, informati, a far troppo gli uomini di mondo si rischiano fregature.

Insomma, hai capito, Daniele? A me più che una resurrezione pasquale, come dici tu, questo articolo sembra una crocifissione. Lo so che non mi puoi rispondere nel merito, te la puoi solo cavare ignorandomi o facendo qualche anagramma o battutina, ma per una volta, perché non intercedi presso Celani e gli chiedi di smentirmi, se può? Fallo per i tuoi fedelissimi, hanno bisogno di riscossa. Tutte le fedi in difficoltà tirano fuori un miracolo quando serve.

Per esempio, Celani potrebbe mostrare che ha ottenuto delle recensioni dettagliate e rigorosissime, che c’è stata una battaglia sanguinosa tra lui e i revisori, durata mesi, e che alla fine, tutti stremati, autori e revisori, si è giunti alla conclusione che l’articolo è fortissimo, è inattaccabile, è un progresso decisivo e incontestabile sulla strada della fusione fredda. Che ci vuole? Pubblicate le recensioni e tutto il carteggio. Si può fare, tanto i revisori sono anonimi, non si viola alcuna privacy. Se mi sono sbagliato chiederò scusa a tutti, ma, soprattutto, la causa della fusione fredda potrà contare su un articolo affidabile e non su un pesce d’aprile.

(1) Cliccate, fainéants, è in un inglish degno della Genesi secondo Ubaldo M di cui i mécréants discutono da Camillo.

Come regalo post-pasquale, il Pulitzer aggiunge l’abstract, in inglisc, di una prossima presentazione all’ICCF-18, in cui si legge

Some of such Researchers (group of M. Fleischmann Memorial Project; U. Mastromatteo) made public their (positive) results since Dec. 14, 2012 at Ministry of Aeronautics in Rome, Italy (link per smemorati, ndr)

I lettori non ci cascano e il Pulitzer s’incavola.

5 commenti

  1. Magari cambio nick, ma sono sempre il solito spaccamarroni:
    – il link a `International Institute for Science, Technology & Education rimanda a “Bell’ List of Predatory Publishers 2013 (non è che, legalmente, Beall’s list rischia qualcosa? I PP si sa sono incazzuse);
    – link “Index Copernicus”: fa piacere sapere che una resistenza esiste … “les violons d’ automne blessent mon coeur” etc;
    Cliccate fainéants: non trovo il riferimento (1), anche se penso di aver capito lo stesso;
    – servizio: sarebbe possibile aumentare il contrasto tra testo corrente e links? Ho difficoltà a discriminarli.
    Comunque a Passerini non gli voglio più bene, perché mi ha detto troll.

  2. @NM
    non c’è più religione nemmeno in Polonia, teiera mia.
    @barbagianni
    – predone (predatory) è una citazione di Nature per solidarietà con Beall, minacciato di querela pure lui;
    – cliccate: grazie. Metto la nota nel testo prima che il Pulitzer mi denunci per stalking;
    – link: provo con il grassetto, se non basta me lo dica.
    Troll: quel malotru!

  3. Mai avevo visto un articolo di 6 pagine e 25 figure; l’unica con dati è una illegibile curva fuori scala. E non avevo mai visto nemmeno gli aknowledgements nell’abstract. E, per quel che vale, l’index copernicus; ma sarà solo perchè non sono indicizzate riviste di fisica 🙂

I commenti sono chiusi.