O's digest


Trovo l’idea geniale. Lo studente Kyle Nust et al. descrivono su Angewandte Chemie come costruire un impianto di desalinizzazione, modulabile, che consuma pochissima energia. Prima l’acqua va filtrata per eliminare la sabbia, i sedimenti ecc., poi si fa scendere in un nanotubo fatto a Y, nel canale a terra (Gnd) di desalinizzazione, collegato da un elettrodo bipolare al canale “ausiliare”. Tra i due, c’è una differenza di potenziale (3 Volt). A un’estremità dell’elettrodo, ioni cloruro (negativi) dell’acqua di mare sono ossidati in cloro. Si forma una zona “depauperata” con meno ioni negativi e basta il gradiente di quel piccolo campo elettrico a mandare i cloruri nella diramazione per la salamoia (brine), mentre l’acqua + cloro che esce dal nanotubo dritto è sia desalinizzata che sterilizzata.

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A proposito di mare, i biologi dell’istituto Geomar-Helmholtz di Kiel stanno copiando in un fjord delle Svalbard, con un congegno chiamato KOSMOS, gli esperimenti FACE di Franco Miglietta – ah, se brevettava il metodo! – per vedere cosa succede ai microrganismi e alla catena alimentare con l’acidificazione dell’oceano causata dalle emissioni di CO2. Nella prima stagione
the picoeukaryotic photoautotrophs and to a lesser extent the nanophytoplankton thrived.
Tutto bene? Sì e no:
Besides being grazed, the dominant pico- and nanophytoplankton groups were found prone to viral lysis, thereby shunting the carbon accumulation in living organisms into the dissolved pools of organic carbon and subsequently affecting the efficiency of the biological pump in these Arctic waters.
Quest’estate riprovano con aggiunta di diatomee e uova di pesce in cinque Kosmos arricchiti con CO2 e cinque di controllo: scopi e parziale risposta alla richiesta di ricerche più complesse, poche pagine prima.

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A proposito di energia, nella formazione Marcellus da 115 su 141 pozzi di fracking profondi il metano migra insieme agli inquinanti nei pozzi d’acqua degli abitanti, scrivevano Stephen Osborn et al. l’altro ieri sui PNAS. Nelle formazioni sfruttate più di recente, non succede perché i pozzi di fracking sono stagni, dice Jeff Tollefson su Nature, e costa poco sistemare quelli vecchi.
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L’entanglement di un fotone con un condensato di atomi Rydberg mi pare sensazionale, ma devo ancora farmelo spiegare.
Continua la bagarre sul principio di indeterminazione di Heisenberg. Dopo la critica di Masanao Ozawa confermata da Lee Rozema et al., esce la difesa di Paul Busch et al.

we show that despite recent claims to the contrary [Rozema et al, Phys. Rev. Lett. 109, 100404 (2012)], Heisenberg-type inequalities can be proven that describe a trade-o? between the precision of a position measurement and the necessary resulting disturbance of momentum (and vice versa).

While the slogan “no measurement without disturbance” has established itself under the name
Heisenberg e?ectin the consciousness of the scienti?cally interested public, a precise statement of this
fundamental feature of the quantum world has remained elusive, and serious attempts at rigorous
formulations of it as a consequence of quantum theory have led to seemingly con?icting preliminary
results. Here we show that despite recent claims to the contrary [Rozema et al, Phys. Rev. Lett.
109, 100404 (2012)], Heisenberg-type inequalities can be proven that describe a trade-o? between
the precision of a position measurement and the necessary resulting disturbance of momentum
(and vice versa). More generally, these inequalities are instances of an uncertainty relation for the
imprecisions of any joint measurement of position and momentum.

Una “prova” del principio rassicurerebbe i crittografi quantistici, ma anche questa sembra dipendere dalla definizione di “errore strumentale”. Quindi potrebbero avere ragione sia i critici che i difensori, dice Howard Wiseman. Sovrapposti nell’errore e nel giusto come  gatti di Schroedinger, insomma…

2 commenti

  1. @Riccardo
    Merita, anche per la politica della valutazione – e prima del Nobel oltralpe protestavano perché aveva assunto troppi giovani italiani.

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