Al posto dello yogurt

Di Marco Ruggiero, ex venditore on-line di yogurt che cura l’AIDS e sempre professore all’università di Firenze, avevo letto solo le ultime “pubblicazioni”. Così mi ero persa una novità importante, segnalata da Dora su Oggi Scienza (dove trovate le puntate precedenti).

Oltre a vendere la proteina GcMaF – normalmente presente nell’organismo – come integratore da aggiungere nel cibo, da iniettarsi o da usare come collutorio per curare l’autismo, il cancro, varie epatiti e patologie neurodegenerative, e i famosi “corsi di wellness”  da 2.400 euro e dal 1 gennaio 4.800 euro/settimana miracolati o rimborsati, la ditta di cui il prof. Ruggero è direttore scientifico elargisce gratuitamente consigli nutrizionali e comportamentali nonché  “strategie per il trattamento“.

Poiché lo zucchero è la prima delle cinque cause principali del cancro, la strategia consiste nella “dieta dell’uomo delle caverne”, da poco tornata di moda, “senza carne rossa né frutta” e invece

carne bianca, pesce, verdura e i lipidi forniti da burro, panna, fegatini di pollo, salmone, noci, latte di cocco e frattaglie. (Purtroppo il posto migliore per procurarsi i lipidi è la cervella di maiale (senza prioni) in scatola! Trasformatela nel Pina Colada mix sotto.)

Segue la

Ricetta di neurocibo – sapore pina colada

Miscelare in un frullatore:
220gm (mezza libbra) di cervella di maialino, preferibilmente in scatola
(1)
Un aranci sbucciato intero senza semi
2 banane
il succo di un lime
2-3 cucchiai  di marmellata d’arancia
200ml di latte di cocco
100ml di vaniglia
20 ml  di rum Malibu
20ml di Cointreau

(1) Prima di provare conviene leggere questo paper o almeno guardare l’immagine.

5 commenti

  1. No, scusi,
    cioè, voglio dire, mi scusi Signora Oca se glielo dico, ma questa cosa è orrenda.
    Il cervello, di maiale o, verbigrazia, porco, di vitello o manzo, di ovino o caprino, e come posso immaginare di ogni altro animale quantomeno vertebrato, esclusi forse gli anfiossi in quanto a mio parere -parere modificabile ovviamente a seconda delle circostanze-
    essi anfiossi, dicevo, sono un pochino border-line, le “cervella” insomma, sono gustosissime fritte nel grasso di oca (absit iniuria verbis) rinforzato con un bel trenta per cento di midollo; ovviamente vanno prima infarinate e poi impastellate nell’ uovo sbattuto e Parmigiano (eh sì, in questo caso “P” maiuscola) prima di passarle un attimino nello strutto incandescente nel quale si saranno precedentemente soffritte per circa sei ore dodici teste di aglio.
    La sola altra preparazione ammissibile, a mio modesto parere ovviamente, delle cervella, è farne, insieme al resto della corata, e cioè tutti gli organi interni che non starò a elencare, una schidionata, ovvero farli (reni, cuore, polmoni, milza, stomaci, pudenda e quant’ altro) a pezzi, infilzandoli poi su uno spiedo, inframezzandovi a fantasia pezzi di peperoni, cipolle, pancetta, salsiccia, secondo disponibilità, e avvolgendo poi strettamente il tutto con un triplice strato di budelli, ogni strato essendo separato dall’ altro da un layer -perdoni l’ anglicismo- di peperoncino di Cayenna, detti budelli ovviamente precedentemente sapientemente tagliati per il lungo e lavati di dentro e di fuori con acqua e aceto ed erbe profumate.
    Il fegato, sava sandir, va a parte con cipolline, noci, acquaragia e capperi.
    Questo schidione guarnito, rosolato a fuoco lento fino a che il primo strato di budelli non sia quasi completamente carbonizzato, è quanto di meglio si possa mangiare al mondo. Per cui, Signora Oca, anatema a chi perde il cervello di maiale per star dietro alle fanfaluche di moda..
    Ambedue queste preparazioni mettono al sicuro dai prioni assassini e dal cisticerco, anche se ai miei tempi ancora non avevamo contezza della loro importanza, e ciò dimostra la nostra saggezza e preveggenza, donde estraggo la seguente massima: “meglio un fritto di cervella oggi, che una pina colada domani”.
    Fatte salve, ed eventualmente adeguate, le dosi di rum e di cointreau, che ai miei tempi non si sapeva nemmeno che esisteva.
    Saluti.
    PA

  2. Signora Oca mi scusi,
    devo prolissare* il commento precedente, perché ho dimenticato di esplicitare la ragione per cui avevo cominciato a scriverle, la quale meno male me ne sono accorto io perché se se ne accorgeva El Corregidor chissà che spese le accollava, insomma la ragione è la seguente: volevo farle notare che dove lei scrive “… dieta dell’ umo delle caverne …” forse in realtà intendeva “dieta dell’ uomo delle caverne”.
    Se il suo intendimento era diverso, la prego non si pèriti di farmelo notare.
    Saluti vetero-barocchi dal suo servilissimo servitore
    Pellegrino Artusi
    ————
    *prolissare: si lo so, è un neologismo che mi è appena uscito da sotto il cappello, credo il significato sia intuitivo, dovendo dimostrarne le proprietà inizierei dagli Orazi e Curiazi, e quindi credo non necessario addentrarmi nei particolari.
    Deve considerare che noi Laconici abbiamo regole molto restrittive, per esempio non è contemplato dilungarsi oltremisura, a parte situazioni, come dire, didattiche come per l’ appunto la presente.
    PA

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