Formosità

Care socie, cari soci,
Una Drosophila melanogaster, come potete constatare nella foto gentilmente messa a disposizione dalla Texas A&M University, ha sacrificato la linea sull’altare della ricerca, nella speranza di contribuire a combattere l’obesità che affligge una parte crescente dell’umanità. Così dicono Paul Hardin et al. nel descrivere, su Current Biology, ciò che la spinge in cerca di cibo per gran parte della sua breve vita da sveglia.

Sulla proboscidina ha chemiosensori labellari, delle cellule del gusto dotate di oscillatori molecolari circadiani. Per via neuronale, questi indicano al cervello l’ora del pasto e le fanno preferire alimenti più dolci di giorno che di notte. Privata dei sensori, la poveretta mangia in continuazione e ci rimette in salute e longevità, come dimostrato l’anno scorso da Linda Partridge e Matthew Piper.

Dubitiamo che la scoperta di Paul Hardin et al. sia applicabile all’Homo sapiens, almeno per quanto riguarda i dolciumi. Ricordiamo infatti un socio che, comprati sei barattolini di gianduie torinesi, aveva divorato nottetempo l’assortimento. E non i bio-Gurken sott’aceto per i quali affermava di provare un irrefrenabile penchant e che gli avevamo procurato tramite ambientalisti tedeschi…