Long distance


Foto David Roubik,  da Discover Life

Le euglossine, come dice il nome, sono belle e utili. Per capire quanto riescono a superare la frammentazione del loro habitat, al torace o all’addome di 16 maschi della specie Exaerete frontalis che impollinano orchidee rare e disperse nelle foreste tropicali di Barro Colorado, Martin Wikelski et al. hanno attaccato

con adesivo per false ciglia Andrea (American International Industries, Commerce, California) e superadesivo Krazy Glue (Elmers, Ohio)*

e radiotrasmittenti di 0,3 grammi. Dai segnali ricevuti, hanno potuto misurare le distanze che percorrevano per 10 giorni, durata media delle batterie. Gli euglossini sono riusciti a liberarsi di cinque congegni nei primi giorni, uno è rimasto stanziale, ne sono morti cinque nei primi 3-4 giorni – di morte naturale, si presume, meno quello probabilmente mangiato da un ragno nel nido del quale è stata ritrovata la trasmittente.

Bref, il campione valido s’è ridotto a cinque. Nonostante il peso della trasmittente (metà del loro) che li costringeva a ridurre o la velocità o la durata dei voli , bottinavano in un’area che poteva arrivare fino a 700 ettari, volando anche 5 ore – comprese le soste-riposo – fino a 1,9 km per ritornare negli stessi punti visitati nei giorni precedenti. Uno ha addirittura lasciato l’isola per andare in una riserva dall’altra parte del canale di Panama –  minimo 1,4 km di larghezza davanti  a Barro Colorado – a 5 km di distanza e sei giorni dopo era rientrato a casa.

*C’è anche il video. Come sempre, la sezione “Metodi e materiali” è istruttiva, è la prima volta che si usa questa telemetria sugli insetti volanti, normalmente si marcano con della vernice e si seguono a vista, o con un radar.  Cross post su Oggi Scienza.

L’Anomalocaris, l’Hallucigenia e le altre bizzarre creature trovate un secolo fa nell’argillite di Burgess, in Canada (e raccontate da S. J. Gould nella Vita meravigliosa, Feltrinelli, un classico anche se un po’ superato) sembravano prove di evoluzione fallite mezzo miliardo di anni fa. Da allora parecchie sono state “reinterpretate” e sistemate nell’albero genealogico di specie successive. Oggi su Nature, Martin Smith e Jean-Bernard Caron collocano la Nectocaris pteryx fra gli antenati di cefalopodi come i polpi e le seppie, ma con 2 tentacoli al posto di 8. Immagine attuale e di prima, quando la Nectocaris era ritenuta un tentativo di gamberetto metà cordato e metà artropode – editoriale ammirato.
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