Clima guasto, governo chiuso

Le agenzie federali sono chiuse per via del “government shutdown” deciso da Trump, quindi i danni economici causati in USA dagli eventi meteo estremi aggravati dai cambiamenti climatici rischiano di non essere aggiornati.

Christian Aid elenca i dieci eventi più distruttivi del 2018 “Counting the cost: a year of climate breakdown” e fa una stima totale di $85-100 miliardi. Ma è una semplificazione. I primi sette, in ordine di costi decrescenti, hanno colpito paesi ricchi. Nelle Filippine, il Sudafrica o il Kerela, dove le vittime assicurate sono poche o inesistenti, le loro perdite non hanno un “valore di mercato”:

In many developing countries the human cost of climate change to vulnerable communities is much higher than the financial cost, and there are many slow-onset droughts, weather change and sea encroachment that are progressively and devastatingly impacting millions of people worldwide.

Nella lunga bibliografia, gli studi di attribuzione della quota dovuta ai cambiamenti climatici sono ancora pochi. Sono usciti i più facili: insieme alla temperatura aumenta il vapore acqueo in atmosfera e dove arriva la tempesta, invece di piovere diluvia.
Commenti di Michael Mann, Kevin Trenberth e Saleemul Huq, che dirige l’International Centre for Climate Change & Development in Bangladesh nel comunicato stampa:

https://mediacentre.christianaid.org.uk/dont-delete-this-thanks-joe/

Sempre che Joe non lo cancelli o cambi URL…

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L’ondata di calore in Australia, descritta dal Guardian:

The extreme heat is stretching across West Australia, South Australia, Victoria, New South Wales and parts of central Queensland. Temperatures in the south are 10C to 14C higher than average, the bureau said on Wednesday.

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Per Santo Stefano, Guido Guidi dice le bugie

L’alt.uff. delle FFAA secondo il quale l’era glaciale è iniziata nel 1999, opina su due paper che non ha letto:

Per Natale ti ammazzano la pausa
La “pausa” del global warming dei primi anni del secolo? Mai esistita, dimenticatela, anzi già che ci siete, sappiate che non solo il trend della temperatura globale superficiale non ha mai subito variazioni importanti, ma anche il suo confronto con i modelli è mai stato così preciso…
Com’è possibile? Semplice, riprendi i dataset, dai una sistemata ai numeri, scegli da che parte guardarli et voilà, la “pausa” non c’è più.
Colpa, appunto degli errori contenuti nelle serie, scrivono gli autori dei due paper su cui si è concentrato Science Daily in questo articolo…
Direi sia interessante notare che gli autori dei due paper citati – oltre ad essersi concentrati solo dataset della NASA, notoriamente più “caldo” degli altri disponibili – siano anche tra i maggiori sostenitori del consenso in materia di AGW.

In fondo al presunto “articolo” di Science Daily c’è scritto “comunicato stampa”, ovviamente.
I paper che non ha nemmeno visto sono due rassegne:
– A fluctuation in surface temperature in historical context: reassessment and retrospective on the evidence
– The ‘pause’ in global warming in historical context: (II). Comparing models to observations

Fanno parte del lavoro che va avanti da decenni per migliorare statistiche e i modelli. La prima valuta le pubblicazioni sulla “pausa” nelle quali sono indicate  la durata e in base a quale serie di temperature. La seconda confronta il periodo simulato dalla media dei modelli CMIP5 e quello delle osservazioni su 15 anni togliendo così il “bias” dovuto al fatto che gli autori partivano da anni diversi.

Se il ten. col. fosse stato interessato a notare alcunché, si sarebbe accorto che gli autori

  • scrivono che la pausa è stata “ammazzata” molto prima di Natale,
  • non danno alcuna “sistemata ai dati” ma usano quelli già pubblicati e
  • non si concentrano “solo sul dataset della NASA”, come avrebbe visto dando un’occhiata alla fig. 4:

Figure 4.

E che nel periodo della (non) pausa, la serie Berkeley Earth è “notoriamente più calda” della serie GisTemp del GISS-NASA.