Nell’Unione Sovietica, il Glavlit era l’insieme degli organi preposti alla censura, così come il Gulag era l’insieme dei campi di lavoro dove finivano i censurati ancora in vita. Preveniva la pubblicazione di ogni forma di dissenso e cancellava dai testi e dalle immagini già pubblicate le persone giustiziate dai potenti di turno.
Fonte Wikimedia
Putin usa mezzi più spicci. In Occidente è più difficile che il capo ordini ai sottoposti di assassinare o incarcerare chi non la pensa come lui, quindi ne fa le veci un’internazionale privata di studi legali, con l’aiuto di alcuni magistrati. A Colonia per esempio, lo studio internazionale Hoecker è specializzato nell’eliminare dai media ogni critica esplicita o implicita a un loro cliente.
Lucas Brost è il censore deputato a cancellare il contributo di Vadim Istomin alla ricerca in imaging cerebrale svolta in Unione Sovietica negli anni Ottanta, che nel decennio successivo l’università di Düsseldorf ha deciso di attribuirsi. I potenti di turno sono Katrin Fiedler poi Amunts, l’attuale direttrice scientifica dello European Human Brain Project e, nascosto dietro di lei, il prof. Karl Zilles, il suo capo prima di quella promozione.
(Non so quanto fosse geniale il sistema messo a punto da Istomin, ma è tipico della scienza sovietica di quegli anni. La scarsità dei computer era compensata dall’abbondanza di matematici e di teorici, racconta il fisico Andrei Sacharov nelle sue Memorie. Comunque dall’elenco delle pubblicazioni di Istomin, la sua ricostruzione dei fatti mi sembra corretta.)
A Leonid Schneider – come a Istomin che però sta in USA e può infischiarsene – il censore Brost ha ordinato di cancellare il post “Brain Drain, Moscow to Düsseldorf“. Al che i sostenitori della dissidenza l’hanno trafugato all’estero quasi fosse il samizdat del matematico ucraino Leonid Pliusc, o la foto originale di Stalin insieme a Nikolai Yezhov.
(Al posto di Leonid, nato ucraino ed ex cittadino sovietico pure lui sebbene con dottorato in biologia conseguito a Düsseldorf, mi monterei la testa…)
Per non finire sul lastrico e/o al Gulag, Leonid ha pubblicato la ricostruzione di Brost, con l’aggiunta di commenti che ne sottolineano la rozzezza, il disprezzo per i fatti e altri talenti graditi ai dittatori.
Censurare soltanto Leonid non basta, tuttavia. Per eliminare un dettaglio storico che senza le recenti spiegazioni di Istomin sarebbe rimasto ignoto in Occidente, per conto di Katrin Amunts ex Fiedler, Brost vieta a chiunque altro di alludere a quanto riferito da Istomin. Pena ingiunzione di censurare, relativa fattura e in caso di disubbidienza relativo processo.
E la madonn…, mica siamo in Unione Sovietica o in Corea del Nord! L’università di Düsseldorf si è impegnata a proteggere i whistler-blowers dalle minacce e dalle ritorsioni infatti, ma a Leonid, il suo ufficio stampa ha risposto supino:
- Il rappresentante legale della Prof. Dr. med. Amunts si occupa della faccenda… e quindi attualmente un’opinione dell’università non è necessaria.
Gli sembra ingiusto, ma dovrebbe farci il callo.
Quando sono presa di mira da un neo-Glavlit e chiedo un parere o la conferma/smentita di un’informazione, non mi rispondono nemmeno. D’altronde in Italia, gli uff. stampa non sono abituati, è rarissimo che qualche temerari* faccia domande sulle ricerche di baroni e baronesse.
(Per Elena
Disubbidisco a Brost per via di un debito che non riuscirò mai a ripagare. Quando lavoravo in Feltrinelli negli anni Settanta, ho conosciuto
- un operatore del Glavlit all’Agenzia sovietica per i diritti d’autore, che omaggiava con bidoni di caviale da 20 kg gli editori occidentali compiacenti;
- dissidenti che erano stati seviziati da psichiatri sovietici come Leonid Pliusc e Vladimir Bukovskij;
- e soprattutto volontari che memorizzavano poesie, recensivano saggi e romanzi, ne traducevano pagine e pagine nella speranza che qualche editore non fosse compiacente: la grandissima Elena Gori Corti – traduttrice tra molto altro delle Memorie di Sacharov – e suo marito. A Mosca hanno rischiato il carcere pur di trafugare samizdat in qualche paese europeo finché non sono stati espulsi.)
https://www.theguardian.com/environment/2019/aug/28/greta-thunberg-arrival-in-new-york-delayed-by-rough-seas
Greta è approdata, a dispetto dei gufi.. 🙂
Ho guardato la diretta, proprio una bella accoglienza.
Probabilmente avete gia’ visto: https://www.nature.com/articles/d41586-019-02479-7
Andrea, so many ways to game the system…