Groupies


Le manette qui non si vedono.

Conferenza di James Hansen nella saletta della Besana, giornalisti, studenti del Politecnico che l’avevano già sentito al mattino – ” siamo i groupies” – ricercatori del Joint Research Centre (JRC) europeo di Ispra che l’avevano già sentito l’altro ieri in prima fila con l’oca che, per non lasciare posti inoccupati, era seduta vicino a… Claudio Costa.
E com’è lui fisicamente? chiede l’amica alle mie spalle.
– Claudio Costa?
Ma no!
– Calvo, alto, snello e mani da musicista.
E gli occhi?
– Grandi, azzurri e lo sguardo che si concentra su di te quando gli parli e ti senti più importante del bosone di Higgs.
Wow, e com’era vestito?
– Da prof con la stessa cravatta che nella foto.
Avrà solo quella. Con lo stipendio da direttore del Goddard e della Columbia
– Senti…
Scusa, cos’ha detto?
– Ha spiegato quello che si sa del clima da 65 milioni di anni in qua, della sua evoluzione recente e perché era pericolosa, ha mostrato le foto dei suoi nipotini e le sue proposte economico-politiche per scendere da 389 ppm di CO2 in atmosfera a 350.
Economia politica, non il suo campo di expertise.
– Vuoi saperlo o no?
Oh sì.
– Un mix di solare, eolico e nucleare. E un fee and dividend, una tassa sul carbonio applicata alla fonte per esempio in miniera, o al porto d’arrivo e i proventi distribuiti direttamente alla cittadinanza per consentirle di affrontare i cambiamenti climatici. Il cap & trade essendo un’invenzione lucrosa delle banche e di Big Oil Gas & Coal. E soprattutto niente petrolio da sabbie bituminose o gas da scisti. Poi ci sono state domande, quella di C. Costa sul calcolo delle emissioni di metano da zootecnia che va fatto al netto…
E’ proprio fissato.
– e lui ha risposto che si sanno calcolare al netto grazie, ma che l’assunto – (aggiornamento: aveva ragione C. Costa nel suo primo commento, mancava il pezzo in grassetto, poverino) il numero dei capi di bestiame è aumentato mentre il metano è rimasto invariato – non è valido, sono aumentate anche le rispettive emissioni di metano il cui effetto sul clima è all’incirca il 40% di quello della CO2.

Il mio vicino di sinistra e del JRC gli ha chiesto se era per la decrescita, e lui ha detto di no. Un altro del JRC ha detto che l’energia solare era mille volte quella che ci serviva e Jim gli ha detto che s’illudeva se credeva che potesse sostituire i carburanti fossili, non si riesce neanche a vederne il contributo nei consumi globali tant’è piccolo.
Invece con l’eolico in Danimarca, il contributo si vede anche in Svezia...
– Sì, non che la Danimarca sia rappresentativa. Comunque secondo lui ci vuole il nucleare, una signora dietro ha protestato e dopo delle scorie cosa ne facciamo? Ha risposto che una centrale nucleare di IV generazione consumerà il 99% del combustibile invece dell’1% come ora e che l’1% rimanente si potrà riciclare.
– Gli hai chiesto del patto faustiano di Steph?
– No, ne aveva già parlato. In realtà i patti sono almeno due. Il nostro con i carburanti fossili per il quale ci viene chiesto il conto, il suo quando ha smesso di delegare agli “amici Steve Schneider e Oppenheimer” il compito di colmare il divario tra quello che gli scienziati sanno dei rischi climatici  e la percezione che ne ha l’opinione pubblica. E così sta al gioco dei media anche se è impacciato.
Lo è davvero?
– A modo suo. Riflette, sceglie le parole, come in Tempeste precisa “questo non lo sappiamo”, “lo misuriamo da poco, siamo preoccupati per i dati degli ultimi anni, ma non bastano”. E’… emozionante forse è troppo, dà l’impressione di voler essere il più veritiero possibile, nel contesto sonoro attuale ascoltarlo è uno spaesamento.
Ha l’esprit de l’escalier?
– Da vendere, gli ho fatto due domande…
Sul fee and dividend o eri ridotta a groupie?
– Ridotta non del tutto. Gli ho chiesto come procurerà elettricità ai 2 miliardi di poveri senza, che a me sembrano più bisognosi di aiuto dei suoi nipotini, carini ma al posto suo preferirei lasciare loro un mondo con quell’ingiustizia in meno.
E lui?
– E’ d’accordo, anche perché rende quella climatica ancora più grave; destinerebbe il dividend a pagare l’energia pulita dei poveri. La Germania è ricca, si può permettere il sovrapprezzo, ma l’importante è una distribuzione più equa della ricchezza.
Cazz… pardon, ma non si definisce un “conservatore moderato”?
– Già, così ho intercalato che voleva una rivoluzione. Ha sorriso, forse non gli dispiacerebbe dopo gli shit storms che ha subito da Big Oil e laquais…
Si scrive lacchè con due c. E la faccenda che se vinciamo alla lotteria gli commissioniamo un modello per l’Africa subsahariana e se per Action Aid ci fa lo sconto, gliel’hai chiesta?
– Certo. Invece di rispondermi, con l’esprit de l’escalier che si ritrova ha tirato fuori la distribuzione più equa in risposta alla domanda di prima.
Allora?
– Gliel’ho chiesto di nuovo dopo. Non un modello proprio uguale a quello degli Stati Uniti, per cominciare magari solo la costa occidentale e solo per i patterns dei monsoni e delle siccità.
E lui?
– Ha detto che chiedo alla scienza più di quello che può dare, che le interazioni oceano-atmosfera sono ancora mal definite, che incastrato nei modelli attuali uno regionale perderebbe subito lo skill per la troppa variabilità meteo. Però ho letto che adesso si comincia a capire lo spostamento a sud delle Agulhas, ho detto io, e lui “we’re starting to know more, we’re not there yet”.
E quanto costerebbe?
– No so, ha detto solo che non è questione di soldi e se ne fossero capaci lo starebbero già facendo.
Scientista come sei, ci sei rimasta male.
– No. We’re not there yet, ma ci provano. Al JRC fanno proprio modelli del genere per l’Ipcc, mi ha detto il mio vicino di sinistra. Si vede che i governi africani si sono svegliati e che l’UE ci mette del suo. Anche se secondo Jim, l’UE fa greenwashing perché la Spagna taglia le sovvenzioni al solare, la Germania costruisce nuove centrali a carbone e anche l’Italia.
– Già, perché in Usa invece...
Be’, lui qualcuna ha contribuito a bloccarla. Tra l’altro è arrivato qui via Londra perché
E Claudio Costa com’è fisicamente?