L’uomo che inventò il pettine (di frequenze)

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Sono a Torino, al 92mo convegno annuo della Società Italiana di Fisica dove oggi interviene Theodor Haensch, del Max Planck Institut a Garching. L’anno scorso, durante la cerimonia in cui riceveva il premio il Nobel per fisica, Steg Stenholm della Reale accademia di Svezia ha spiegato così al Re il “pettine di frequenze” per il quale Haensch era premiato:

Come Vostra Maestà sa, noi viviamo in un mondo di luce fatta di quanti, o fotoni, ma anche di onde in movimento di cui ogni preciso colore corrisponde a una distanza precisa tra la cresta delle onde. E siccome la velocità della luce è costante, la distanza tra due creste corrisponde sempre a un preciso intervallo di tempo.

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Ecco, Haensch ha inventato un cronometro, uno strumento che misura il tempo con una precisione nuova. Adesso produce pettini a decine, tutti per la ricerca.

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Massimo Inguscio di Firenze, il maestro di cerimonia dell’inaugurazione, dal quale Haensch era venuto a provare i laser per il suo pettine, fa le presentazioni. “Te lo lascio,” dice, “intervistalo.” A microfono spento, si rimane a chiacchierare, lui parla delle applicazioni possibili. Magari in astronomia per osservare le pulsar, stelle di neutroni che emettono impulsi nelle onde radio e hanno molto da precisare sull’universo e sulle sue varie costanti: gravitazionale, cosmologica, di struttura fine. E poi cantano, dico, gli astronomi ne trasferiscono gli impulsi su frequenze che possono percepire con le proprie orecchie, per pura curiosità, per il piacere di sentirle. “Ah sì? Allora voglio sentirle. Come faccio?” Dovevo immaginarlo, anche lui fa ricerca per curiosità e per il piacere. Solo che non ricordo l’indirizzo internet. “Ce l’ha a casa? Me lo manda quando torna?” Spero che ascolti per prima la mia preferita, quella della Vela. Ufficialmente nota come la PSR B0833-45. Batucada, per gli amici. Sopra c’è l’immagine ottenuta dal telescopio spaziale Chandra.