Ratti con il libero arbitrio

All’università di Cagliari, vado a trovare Gaetano Di Chiara, neurofarmacologo e specialista degli effetti di svariate droghe e farmaci sul cervello, che è uno degli scienziati più citati al mondo. Nel suo laboratorio è stato concepito il metodo della “microdialisi”. Prima, queste ricerche si facevano sui ratti drogandoli a forza con un’iniezione ed era difficile smistare gli effetti della manipolazione – il povero ratto magari ci restava male per essere stato afferrato, per la puntura, per l’ansia, per la paura – da quelli delle sostanza iniettate. Adesso il ratto decide se drogarsi o no, se infilare o no il naso in un foro per procurarsi la dose. “In qualche modo, ha un suo libero arbitrio,” dice Gaetano. Infatti. E se smette di drogarsi per un po’ (il ratto), esita a ricominciare. Lasciato libero nel corridoio che porta alla dose, si ferma, tentenna e poi riparte. La scoperta è quando alla sua ricaduta non corrisponde affatto una maggiore “sensibilizzazione”, gli effetti negativi non aumentano. Come se il ratto se li aspettasse e li compensasse prima, come se avesse una propria intenzionalità.

Cervello indefinito

Girando per il dipartimento, incontriamo Micaela Morelli che studia l’effetto su tessuti cerebrali umani di possibili farmaci contro l’Alzheimer. Chiacchierando, arriviamo alle differenze tra i cervelli animali, quello del ratto somiglia molto al nostro, quello degli uccelli per niente, e quello delle piovre? chiedo. Non hanno un cervello, ma una serie di gangli, dice la professoressa Morelli. No, è un cervello, solo che ha una struttura diversa, dice Gaetano.

Strano. Meglio si conoscono le cose che viene spontaneo mettere nella stessa categoria, più se ne scopre la varietà e più diventa difficile darne una definizione onnicomprensiva. Sembra vero per il cervello come per i geni e i pianeti.